Coronavirus 2017 contagiati, 836 morti,1109 guariti “In Italia sono 5,9 milioni le persone già contagiate”

L’Istituto britannico, basandosi sui dati dei vari singoli Stati europei, ha stimato quante persone sarebbero in realtà state contagiate nel continente. Ed ha valutato il reale impatto delle misure di prevenzione approvate dai vari Paesi UE. Intanto, arriva l’ultimo bollettino della Protezione civile. 

Coronavirus, l'Imperial College: "In Italia già 5,9 milioni di casi da Covid-19" - Leggilo.org

Contagi stabili. Sembra confermarlo anche l’ultimo bollettino medico fornito dalla Protezione civile. Il totale dei contagi è di 77635 unità, con un incremento di 2107 casi. I decessi sono stati, nella giornata di oggi, 837. Numero alto anche per i contagi, +1109 casi, per un totale di 15729 unità. Intanto, il Centro per i modelli delle Malattie Infettive dell’Imperial College di Londra ha pubblicato uno studio, condotto da a Neil Ferguson e Samir Bhatt, ediffuso dal Dipartimento Collaborating Centre for Infectious Disease Modelling dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sul reale impatto della pandemia da Covid-19 in Europa. Partendo dai dati forniti quotidianamente dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie circa i decessi legati al virus in 11 Paesi europei colpiti dall’epidemia: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito, l’Imperial College ha potuto dare una prima stima sul numero dei positivi nel nostro continente. La percentuale delle persone già infettate e attualmente infette, nei vari Paesi, in percentuale, oscillerebbe tra il 2% e il 12% del totale. Ovvero 2,7% nel Regno  Unito, solo 0,41% in Germania, 3% in Francia e 9,8% in Italia, che tradotta in numeri significherebbe tra i 7 e i 43 milioni di persone in totale.

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Secondo lo studio, dunque, nel nostro Paese circa 5,9 milioni di persone avrebbero già contratto il Covid-19. Come scrive RaiNews, nello stesso studio, sono state valutate le azioni di contenimento messe in campo dai vari Governi e il loro reale apporto per il contrasto alla pandemia. Secondo queste stime, una cifra tra 21mila e i 120mila decessi sono stati evitati in Europa grazie alle misure di quarantena, quasi 38mila soltanto nel nostro Paese. Spiegano i ricercatori britannici: “In Italia, come in altri Paesi europei stimiamo che le infezioni riconosciute siano di diversi ordini di grandezza inferiori rispetto a quelle reali, soprattutto per la presenza di soggetti asintomatici o con pochi sintomi oltre che alla limitata capacità di fare test”. 

Axel Gandy, Docente di Statistica del Dipartimento di Matematica dell’Imperial College, ha spiegato che gli effetti sarebbero potuti essere molto più devastanti, nel lungo periodo, se non si fosse intervenuto con sistemi di lockdown nei vari Stati. Spiega Gandy: “L’impatto della pandemia è estremo – aggiunge – ma sarebbe stato molto peggio senza  gli interventi adottati. Confermali è cruciale per controllarla”. E continua: “I nostri risultati suggeriscono che interventi come il distanziamento sociale o i blocchi hanno già salvato molte vite e continueranno a  salvare vite”. Come aggiunge Samir Bhatt, Docente della School of Public Health dell’Imperial College, questi sono dati importanti per dare una prima valutazione del lavoro fatto fino ad oggi: “Vi sono prove concrete del fatto che questi provvedimenti hanno iniziato a  funzionare e hanno appiattito la curva. Riteniamo che molte vite siano state salvate”. Ma avverte: “Tuttavia, è troppo presto per dire se siamo riusciti a  controllare completamente le epidemie e le decisioni più difficili  dovranno essere prese nelle prossime settimane”.

Non tutta la Comunità Scientifica italiana sembra condividere l’operato dell’Imperial College. Il primo a pronunciarsi, elogiando il lavoro svolto dai colleghi britannici, è stato il virologo e Professore dell’Università Vita-San Raffaele Roberto Burioni che, sui social, scrive: “E’ appena uscito uno studio sull’epidemia di COVID-19 in Europa degli epidemiologi dell’Imperial College di Londra, tra i più bravi del mondo”. E ancora: “Capite perché i numeri che sentite in tv ogni giorno alle 18 non hanno molto significato?”. Di diverso avviso è Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore della Sanità. Come scrive Il Fatto Quotidiano, per il Professore Rezza, i dati non sono attendibili: “Pur stimando i colleghi dell’Imperial College di Londra, ritengo davvero improbabile che in Italia sia stato infettato quasi il 10% della popolazione”. E continua: “Facciamo qualche conto: se abbiamo poco più di 70.000 casi positivi, pur moltiplicandoli per dieci per tenere conto dei casi sfuggiti e degli asintomatici,arriveremmo a 700.000 mila. Una cifra molto diversa da quasi 6 milioni”.

Secondo Rezza, dunque, l’Imperial College avrebbe sovrastimato la cifra degli infetti nel nostro Paese. In più bisogna ricordare che la maggioranza dei contagi nel nostro Paese si è concentrata nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia, rendendo, accusa Rezza, inverosimile che un numero così alto si possa concentrare in una sola zona. Conclude Rezza: “L’Imperial College, prima di dare i numeri dovrebbe confrontarsi con chi lavora sul campo. Queste stime partono dai dati delle morti e fanno degli assunti, ma non tengono conto di studi di prevalenza e sierologici”. Insomma, per Rezza i dati di partenza del nostro Paese non sono stati approfonditi dalla prestigiosa Università britannica, che non avrebbe tenuto conto del fatto che il virus si stia manifestando diversamente da Regione a Regione.

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Fonte: RaiNews, Il Fatto Quotidiano

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