Coronavirus, 969 morti. Ondate di contagi sino all’estate 2021. E si pensa a quarantene intermittenti

Nuovo bollettino medico fornito dalla Protezione civile. Intanto, uno studio che arriva dalla Svezia teorizza ondate di picco il prossimo inverno, sino all’arrivo del vaccino. A queste ondate si legano i lockdown decisi dai vari Governi. 

Coronavirus, gli scienziati avvertono: "Ondate di contagi ad intermittenza sino al 2021" - Leggilo.org

Come consueto, arrivano anche oggi i dati forniti dalla Protezione Civile in conferenza stampa, anticipata di 30 minuti rispetto al solito. I contagi, nella giornata odierna, sono aumentati di 4401 casi, portando il totale dei contagiati a 66414. Aumentano anche i decessi, +969 casi, per un totale di 9134 casi. Infine, i guariti sono stati 589, per un totale di 10950.

Secondo uno studio di un team di ricercatori internazionali coordinato dal Professor Jan Albert, Docente di controllo delle Malattie Infettive presso il Karolinska Institute di Stoccolma, e composto da scienziati dell’Istituto Biozentrum dell’Università di Basilea e dell’Istituto Svizzero di Bioinformatica della stessa città elvetica, la pandemia di Covid-19 potrebbe colpire il mondo ad intermittenza, provocando varie ondate di contagi che si protrarranno sino al 2021. Secondo tale ricerca, dopo il picco dei contagi primaverili, che stiamo vivendo in questi giorni, ci sarà molto probabilmente un rallentamento del virus in estate, che tornerà poi a dilagare nell’autunno-inverno di quest’anno. Presumibilmente, tale condizione si protrarrà sino al prossimo anno, fino a quando cioè, non sarà disponibile un vaccino in grado di immunizzare una gran fetta della popolazione mondiale. Data, questa, fissata tra i 12 e 18 mesi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Come scrive Fanpage, queste previsioni si tradurrebbero dunque in altrettanti lockdown imposti dai vari Governi, anch’essi ad intermittenza, a seconda dell’andamento del contagio. Il team svedese-svizzero, ha messo a punto un modello matematico, chiamato SIR, in grado di prevedere la diffusione del virus. Come dati sono stati usati i rapporti epidemiologici di quattro Coronavirus endemici, 229E, HKU1, NL63 e OC43, che causano annualmente lievi raffreddori e che colpiscono la popolazione di norma nei periodi invernali. Dall’analisi emerge che, supponendo che il Covid-19 si comporti in maniera analoga, e analizzando i dati si qui riscontrati della pandemia,  ci sarà un picco più contenuto all’inizio del 2020 nelle regioni temperate dell’emisfero settentrionale e un picco più intenso nell’inverno tra 2020 e 2021. Gli scienziati autori dello studio tuttavia mettono in guardia dai risultati ottenuti, dal momento che si riferiscono all’andamento classico delle epidemie di questo genere. Gli effetti della quarantena potrebbe distorcere di molto i numeri dei risultati (ipotizzando minori contagi).

Come aggiunge Il Foglio, secondo gli scienziati dell’Imperial College sono due in questo momento le strade percorribili dai vari Stati: la mitigazione e la soppressione. La prima che prevede misure di contenimento più morbide, con l’obiettivo di immunizzare, attraverso l’infezione, la stragrande maggioranza della popolazione, è stata scartata perchè impraticabile dati i limiti delle capacità ospedaliere e la mancanza di cure adeguate, che avrebbero effetti devastanti sulle fasce di popolazione più a rischio. La seconda, che prevede lockdown per lunghi periodi di tempo, applicata attualmente nel nostro Paese e nella maggioranza degli altri Stati, ha anch’essa limiti: impedisce nel medio-lungo periodo la formazione della massa critica di immuni che porta a proteggere le collettività. Ed ecco perchè queste misure si rendono fondamentali per tutto l’arco di tempo in attesa di un vaccino.

Questo periodo di tempo che intercorre tra un’ondata e l’altra, potrebbe tuttavia rivelarsi utile, dal momento che si potrebbe approfittare del periodo estivo di minor impatto per riorganizzare gli ospedali in vista dell’epidemia invernale. Una situazione del genere, anche se siamo alle prime settimane, è possibile già notarla in Cina dove, dopo lo spegnimento dei focolai più grandi dello Hubei, si registrano casi di infezioni di ritorno, legate in gran parte a persone che sono giunte in questi ultimi tempi in Cina.

 

Fonte: Fanpage, Il Foglio

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