Aumentano i casi di Coronavirus, ma mancano i posti letto in terapia intensiva

A fronte di una crescente richiesta di posti letto in terapia intensiva per fronteggiare i contagi da Coronavirus, l’Italia conta appena poco più di 5000 posti nei reparti.

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Il Coronavirus non accenna a scendere in quanto numero di persone contagiate. Secondo dati basati su formule matematiche – riferisce La Stampa – i contagi raggiungeranno il picco tra circa 8 giorni in Italia. Poi la curva dovrebbe iniziare a calare. Tuttavia, nel frattempo, continueranno a crescere le richieste di ricovero. E ciò rischia davvero di mettere in crisi la sanità italiana, anche in Regioni come la Lombardia dove il sistema sanitario è sempre stato valutato come eccellente. Ciò che preoccupa, soprattutto, è l’esiguo numero di posti letto disponibili nei reparti di terapia intensiva. Il nostro Paese, infatti, a fronte di 60.000.000 di abitanti – riferisce Fanpage – conta poco più di 5000 posti letto per la terapia intensiva, mentre quelli per la terapia intensiva neonatale sono circa 1.100. E sono concentrati, per lo più, nelle grandi strutture ospedaliere delle grandi città come Milano e Roma.

Quale sia l’emergenza creata dal Coronavirus, dunque, si può facilmente capire: circa il 10% degli infettati richiede di essere intubato. Tuttavia, se il numero dovesse continuare a crescere, non c’è posto per tutti. Pertanto, i medici sono stati costretti già da qualche giorno a correre ai ripari, selezionando le persone a cui destinare un posto, e quelle da mandare altrove in strutture predisposte per l’accoglienza. Sembra brutale e disumano ma è quanto sta avvenendo già in alcuni ospedali, a quanto pare. A dichiararlo sono stati alcuni medici – in clip audio che stanno girando in questi giorni nel web.

Una cardiologa di un ospedale nel milanese, ad esempio, parla di pazienti molto giovani infettati dal Coronavirus e bisognosi di intubazione. Per intubarli, si sottraggono le maschere con l’ossigeno ai pazienti di altri reparti tra cui, appunto, cardiologia. Per cui, se un paziente di cardiologia avesse all’improvviso una crisi respiratoria, potrebbe morire. La dottoressa sostiene, addirittura, che per questa ragione all’ospedale Niguarda di Milano, non s’intubino più pazienti sopra i 60 anni di età. La dottoressa fa emergere anche un’altre criticità: in Italia sono solo 3000 gli apparecchi per intubare. Dunque se ci ammaliamo in 10000 negli stessi giorni, è ovvio che qualcuno di noi ne pagherà le spese.

Un altro medico – sempre attivo in una struttura sanitaria – ci descrive una situazione altrettanto preoccupante: medici che, per carenza di personale, non vengono messi in quarantena nemmeno in presenza di sintomi; interi padiglioni destinati al Covid 19; circa 50 ricoveri al giorno per polmonite. Anche il dottor Antonio Russo, del San Raffaele di Milano – in un post su Facebook – ci presenta un quadro che dovrebbe far riflettere tutti noi. Quarantenni, ventenni e bambini con polmoni devastati dal virus. Reparti che esplodono e medici costretti a scegliere chi intubare e chi no. “Ogni paziente deve restare intubato almeno 10 giorni. 10 giorni con il macchinario occupato e se non t’intubano si muore. Si sarà costretti a scegliere…“, ha informato. s

Pertanto ciò che tutti i medici e gli esperti raccomandano è di restare a casa e isolati il più possibile.

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Fonte: Fanpage, La Stampa, Antonio Russo Facebook

 

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