Il virologo Giulio Tarro: “La paura può uccidere più del contagio. E l’estate ci salverà, forse”

Epidemia, pandemia, contagio. Che situazione stiamo vivendo? Quali rischi corre l’Italia? Cosa si poteva fare per evitare il contagio? Ne ha parlato il virologo Giulio Tarro. 

Giulio Tarro Coronavirus - Leggilo

“Anni addietro i Coronavirus rappresentavano una famiglia virale che nei periodi invernali causavano il 30% dei raffreddori.
Ora abbiamo di fronte un nuovo Coronavirus, il terzo di questo secolo, che causa una malattia febbrile, o delle polmoniti, fino a portare a difficoltà respiratorie”. Così, l’infettivologo Giulio Tarro, in un’intervista a Radio Radio, ha commentato l’emergenza sanitaria scoppiata in seguito alla diffusione del Coronavirus nel nostro Paese. A detta dell’esperto, se consideriamo che ogni anno in Italia muoiono circa 10.000 persone – per lo più anziani con patologie pregresse – in tal caso il virus può essere considerato semplicemente come un virus influenzale. Se invece poniamo che tutte le persone a rischio vengono ricoverate negli ospedali, magari circondate da giornalisti in cerca di scoop, la conseguenza è che l’epidemia di influenza spingerà innumerevoli persone a pretendere analisi e assistenza che con la situazione che si è creata sono impossibili da ottenere.

A detta del virologo – che critica come negli anni siano stati tagliati innumerevoli posti letto, così da ritrovarci impreparati – l’ansia della popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga dal virus, senza pensare al fatto che ogni giorno e in ogni momento siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli microbi, batteri o agenti potenzialmente patogeni. “In questi giorni nessuno ci dice che noi ci difendiamo da questi ultimi grazie al nostro sistema immunitario, il quale può essere compromesso oltre che da uno sbagliato stile di vita anche dallo stress relativo alle notizie provenienti dal web e dalla tv”, ha affermato. In sostanza, questa psicosi di massa potrebbe fare più danni del famigerato Covid-19.

Potevamo fare qualcosa ai primi segnali d’allarme? Sì. Secondo Tarro l’emergenza doveva essere affrontata in maniera più intelligente. “Si sarebbero dovuti accertare che gli italiani che rientravano presentandosi col passaporto non avessero avuto alcun tipo di rapporto con i cinesi. Dall’esito poi avrebbero dovuto metterli in quarantena o meno. Tutta Europa avrebbe dovuto bloccare i voli dalla Cina”, ha proseguito. Invece, abbiamo cominciato col piede sbagliato e ora giochiamo con l’acqua alla gola. Infine, ha concluso: “Chi ci ha governato ha commesso degli errori madornali, facciano un ‘mea culpa’”.

In un’intervista ad Affari italiani di qualche settimana fa, il professore si era scagliato contro l’eccessivo panico diffusosi tra la popolazione, chiarendo anche come, con il caldo, il virus avrebbe potuto subire una battuta d’arresto. Infatti, anche la prima Sars è cessata con la primavera, durando da novembre ad aprile. Senza dubbio, la prima cosa da fare era stare tranquilli, non farsi prendere dalla sindrome da panico, e avere buon senso, chiariva il medico. “Per prendere il virus il contatto deve essere diretto. La trasmissione avviene attraverso le goccioline che vengono prodotte e diffuse nell’ambiente. Se queste goccioline vengono a contatto con le mucose di un’altra persona, della bocca, degli occhi o del naso, il virus può introdursi nell’organismo e causare la malattia“, spiegava Tarro.

Fonte: Radio Radio, Affari italiani

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