Il virologo Giorgio Palù: “Il mondo ci chiude le porte. Ed è colpa nostra”

Giorgio Palù – Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare Università degli Studi di Padova e Presidente uscente della società italiana di Virologia – ha detto la sua sull’emergenza Coronavirus.

 

Quattordici giorni di quarantena chi arriva dall’Italia, Corea del Sud, Giappone e Iran. Questo è quanto stabilito da Pechino per far fronte all’emergenza Coronavirus. E mentre l’India chiude le frontiere per prevenire i contagi, l’allarme si è ormai diffuso in tutto il mondo. Sociologi, politologi, infettivologi: tutti, in un modo o nell’altro, parlano e dicono la loro sul virus che ha avuto origine a Whuan e si è poi diffuso ovunque. Tra chi si espone, e chi no, c’è anche chi non risparmia le critiche a quanti parlano dell’epidemia, spesso senza sapere.

Giorgio Palu’ – Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare Università degli Studi di Padova e Presidente uscente della società europea e italiana di Virologia – si è detto esausto al riguardo. In un’intervista a Meteoweek, si è detto stanco di sentire parlare di Coronavirus da persone che non sanno quello che dicono. Dovrebbero essere invece gli esperti a parlarne, in maniera consapevole, ed evitando allarmismo. Se nel caso della Sars era stato subito individuato il paziente zero, la mancanza di quest’ultimo nel caso del Corona rende più complessa la situazione. Certamente, afferma il professore, il virus si è trasmesso da animale a uomo.

Le persone colpite saranno molte più di quelle che conosciamo oggi. Non possiamo ancora fidarci dei casi italiani, non sappiamo ancora qual’è stata la portata dell’infezione in Cina e da noi. Un tasso di mortalità dell’1% sarebbe di dieci volte superiore a quello dell’epidemia d’influenza stagionale”, ha affermato. Ma allora perché, dinanzi ad una mortalità così bassa, ci si chiede, è scattato l’allarme?

“Questo è un virus nuovo che non ha mai incontrato l’umanità che è quindi totalmente scoperta dal punto di vista della risposta immunitaria. E’ un virus con potenzialità pandemiche”, ha replicato l’esperto virologo che poi non risparmia critiche all’Italia. “Il Paese non si è comportato bene, l’informazione deve essere obiettiva. In Italia prima si è sottovalutato il problema; dopo si è politicizzata e ideologizzata l’epidemia dicendo che non potevamo discriminare i bambini cinesi anche se si parlava di isolamento fiduciario“, ha ribadito. Dunque l’atteggiamento degli altri Paesi, che stanno chiudendo le porte agli italiani, è la conseguenza della pubblicità che ci siamo fatti.

“L’isolamento è necessario”

Secondo Palù, l’isolamento è necessario per chiunque arrivi da Wuhan e di qualunque nazionalità. Quanto alla diffusione del virus in Africa, il professore si è detto allarmato. Infatti, la capacità diagnostica è molto bassa, esistono solo 4 laboratori in grado di fare test e ricerche. Inoltre, più di 10 milioni di persone hanno l’Aids, oltre che la malaria e la tubercolosi. Tuttavia, a prevenire il contagio c’è il clima: sono infatti le temperature più basse ad essere pericolose per i virus polmonari. Quanto ai tamponi, visti i costi elevati – circa 200 a campione – questi vanno fatti solo a chi ne necessità.

E’ un virus che conosciamo da 2 mesi, non possiamo parlarne ancora in maniera approfondita“, ha ribadito Palù. Quanto ai possibili scenari futuri, l’epidemia potrebbe essere pandemica; spegnersi con la stagionalità come in Cina; oppure essere contagioso come tutti i virus a permanere diminuendo la virulenza. C’è certamente la possibilità che il virus si estingua. Tuttavia, non va sottovalutato l’impatto del cambiamento climatico. Dunque, ha concluso il Direttore, “trionfa la vita, ma chissà per quanto”.

Fonte: Meteoweek

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