Rula Jebreal non sarà a Sanremo. “Una vergogna dell’Italia sovranista” dice Faraone

La giornalista Rula Jebreal non ci sarà a Sanremo, la Rai avrebbe deciso dopo qualche giorno d’indiscrezioni e di incertezza. Una decisione che si presta a scatenare polemiche per un’esclusione che appare, a tutti gli effetti, una modo per prevenirle. La scelta sembra mossa da una scelta piuttosto chiara: meglio qualche polemica prima che dopo, in corso di manifestazione.

Niente Sanremo per Rula Jebreal. A renderlo noto Repubblica secondo cui i vertici della tv di Stato hanno frenato la proposta di Amadeus, direttore artistico del Festival, diffusa nei giorni scorsi da Dagospia. Secondo il quotidiano di Piazza Indipendenza sulla decisione ruolo determinante avrebbero avuto i “piani alti” Rai dopo le polemiche – scatenate sui social dai sovranisti, secondo Repubblica e solo da loro – sulla figura e sul ruolo della giornalista palestinese, naturalizzata italiana, di chiara appartenenza politica ed e il timore – non del tutto infondato – che l’atmosfera di Sanremo venisse turbata da tematiche legate all’attualità e e alla politica relegando musica, canzoni e spettacolo in secondo piano. Secondo Repubblica “ci sono ancora le nomine da fare” ragione per cui la conclusione sarebbe stata nel segno dell’opportunità e della prudenza con la conseguente bocciatura della giornalista  nella competizione canora “per no turbare la sensibilità di nessuno“. E tuttavia qualcuno è sembrato turbato. Per primo il senatore di Italia Viva, ex PD, Davide Faraone che ha rilasciato all’Ansa una dichiarazione tutt’altro che accomodante: “Dieci donne a Sanremo2020 ma non Rula Jebreal. Nessuno spazio ad una nuova italiana di successo – ha detto il senatore, noto anche per il blitz della scorsa estate a bordo della Sea WatchNella narrazione sovranista stona e anche parecchio. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in vigilanza Rai ed intanto denuncio pubblicamente un’autentica discriminazione di Stato. Non possiamo stare zitti”.

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