Le “Sardine” in Chiesa: a San Luigi dei Francesi cantano Bella Ciao

“Bella Ciao” cantata in chiesa, a più voci, un coro polifonico che trasforma la canzone partigiana diventata simbolo della Resistenza e della lotta al Fascismo.

E’ accaduto a Roma, e non in una chiesa qualsiasi. Probabilmente è San Luigi dei Francesi, nel cuore della Città eterna a pochi passi dal Parlamento. Un concerto propone – non si sa se fuori programma o meno – il celeberrimo canto “Bella Ciao” tornato in auge negli ultimi tempi come canto di lotta e apposizione al Sovranismo di matrice legista da qualcuno ritenuto l’anticamera di un surreale ritorno al fascismo. Ed è proprio il leader della Lega, Matteo Salvini, a pubblicare sui social un video amatoriale dell’esecuzione. Dieci anni fa nessuno ci avrebbe fatto caso. Ma, negli ultimi giorni di un 2019 politicamente folle, la canzone della Resistenza da simbolo di lotta contro l’invasore e diventa inno per rimarcare una lotta “ideologica” contro il partito di Minoranza. E allora si comprende che il mondo e le sue geometrie sono completamente saltati. “Bella Ciao” è diventata il segno implicito di riconoscimento di una fazione nei confronti di un’altra, non più patrimonio culturale comune. E’ intonata a Piazza San Giovanni dalle Sardine, il movimento “non politico” e non violento che dichiara di odiare la Lega ed usa parole sprezzanti verso il suo leader. E’ cantata in chiesa dai sacerdoti più o meno sinistri per testimoniare il loro dissenso verso il segretario che sfacciatamente mostra il rosario ai comizi. Ecco dunque: l’antico vizio di dividere ed additare ha preso il sopravvento e una bella canzone è usata una pietra per offendere ed etichettare coloro o colui contro cui viene intonata. Una piccola, grande follia, insomma, una perdita di senso e di proporzioni dove un antagonismo, vuoto e puerile concorre a divaricare una lacerazione, nel Paese, già profonda. Viene da domandarsi di chi è la responsabilità. Forse si deve cercare tra coloro che pensano che Sovranità sia sinonimo di Destra e che quest’ultima coincida sempre e comunque con un incubo chiamato Fascismo. Ma in giorni in cui i pesci invadono le piazze senza sapere chi sono e cosa vogliono non c’è da stupirsi di nulla, meno che mai di una Bella Ciao cantata in una chiesa che custodisce i capolavori del Caravaggio.

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