Di Maio sul Salva Stati: “Decide il Parlamento”. Ma Conte non ha i numeri

Una riunione fiume che si è protratta sino all’1 di notte e che ha permesso di strappare al Presidente Giuseppe Conte il “sì” del Movimento alle modifiche del Mes. Ma Luigi Di Maio avverte la Maggioranza, l’ultima parola spetterà in ogni caso al Parlamento.

Di Mao gela Conte: "Sul Mes decide in ogni caso il Parlamento", ira del Partito Democratico - Leggilo.org

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ieri notte, è riuscito a strappare un accordo, o meglio un intesa di massima, tra i partiti che compongono la sua Maggioranza. Ma la strada che porta al Consiglio Europeo del 12 e 13 dicembre, dove si discuterà dell’approvazione del Fondo Salva-Stati è lunga e tortuosa. Come spiega Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, il Premier stamane eviterà di presentarsi in Aula, alla Camera alle 13 ed al Senato alle 15,30, a mani vuote. C’è da rispondere al fuoco dell’opposizione, in particolar modo a quello di Matteo Salvini, che in settimana ha dichiarato di essere in possesso di documenti che proverebbero la volontà di Conte di scavalcare il Parlamento sul Mes. Ma proprio Montecitorio e Palazzo Madama potrebbero essere delle trappole mortali per il Capo del Governo. Conte sa bene di non avere i numeri fino a quando non acconsentirà alle richieste del Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio si riprende nella nottata la leadership del Governo, ma potrebbe essere un mossa difficile per il Partito Democratico da mandare giù. La riunione della Maggioranza ha messo ancora più in evidenza quanto siano lontani i partiti che compongono l’Esecutivo. Un Governo in cui sembra ormai crede solo il Presidente Conte.

Lo scontro tra il Ministro Gualtieri e il Movimento 5 Stelle 

La risoluzione su cui Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si sono accordati, sembra apparentemente una vittoria dem. Il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri ha ottenuto l’autorizzazione a trattare presso l’Eurogruppo. Ma la situazione è tutt’altro che risolta. Già perchè Di Maio sa bene che la sua forza, il suo vero potere sull’Esecutivo è nei numeri. Numeri che inevitabilmente mancano sul fronte Mes a Giuseppe Conte ed al Partito Democratico. Il Ministro Gualtieri ha promesso battaglia in Europa, ma non è chiaro come possa ottenere, il prossimo 4 dicembre, le modifiche richieste dal M5S. I grillini spingono per il rinvio alla prossima primavera, in modo da unire le modifiche al Mes, in particolar modo sul comma 4 quello delle single-limb il sistema che sempre nelle ristrutturazioni rende più agevole coinvolgere i privati, alla cosiddetta unione bancaria voluta su proposta dalla Germania. I grillini sperano di prendere tempo, magari aiutati da altri Paesi a cui queste modifiche potrebbero interessare, come il Portogallo o la Spagna. Resta un punto cruciale: cosa fare se Gualtieri non dovesse riuscire ad imporsi in Europa? Per Di Maio e i suoi l’unica cosa da fare è porre il veto al Mes. Un proposta però che agita il Partito Democratico, poichè potrebbe segnare il definitivo isolamento in Europa dell’Italia. 

Di Maio provoca il Pd: “Andiamo in Parlamento”

Il Ministro degli Esteri ha più volte esortato, durante la riunione della scorsa notte, il Partito Democratico ad aprire un nuovo tavolo per le modifiche del Mes. Una mera provocazione quella di Di Maio, che ormai sa bene quali siano le intenzioni degli alleati del Governo. L’intesa è arrivata certo, ma il politico pomiglianese ha ribadito che l’ultima parola spetterà in ogni caso al Parlamento. Una posizione ambigua, dal momento che se dovessero essere accettate le modifiche richieste dal Ministro Gualtieri in Europa, modifiche volute proprio dal M5S, logica vorrebbe che ci sarebbero i numeri in Parlamento per l’approvazione. Come scrive sulle colonne di Repubblica Tommaso Ciriaco, il Mes non sarebbe altro che l’occasione d’oro per Di Maio e soci di staccarsi dalla morsa del Partito Democratico. Il capo politico grillino sa bene di non aver più il controllo del Movimento e che comunque, all’interno dei gruppi parlamentari, prevale un forte sentimento antieuropeista, che ha sempre contraddistinto il Movimento. Uscire dal Governo a testa alta, come coloro che hanno difeso gli interessi nazionali in Europa, sarebbe la sua personale missione.

L’ipotesi del voto affascina il Partito Democratico

Il Partito Democratico sa ormai di non potersi fidare di Di Maio ed inizia a fare le sue valutazioni. Certo i dem hanno tutta l’intenzione di portare a casa la Manovra economica, ma sono stanchi delle giravolte grilline. In fondo, ragionano al Nazareno, il voto potrebbe consegnare si il Paese al centrodestra, ma ad ogni modo aumentare il numero dei parlamentari dem, e cosa ancora più importante, ridurre quelli del Movimento. In ogni caso si deve prendere atto che la Maggioranza è a pezzi e non potrà durare a lungo. Lo dimostra il fatto che ieri sera, nonostante l’importantissima riunione, siano mancati gli esponenti di Italia Viva, che hanno protestato contro il Movimento 5 Stelle per le parole usate da Di Maio sulla vicenda della Fondazione Open che vede coinvolto Matteo Renzi. L’altro partito di Maggioranza, Leu, intanto fa sapere di volersi schierare con i grillini sul “no” al Mes. Decisione che di fatto, annulla qualsiasi tentativo di mediazione se non dovessero accettare le modifiche proposte dal M5S in Europa. La riunione dell’Eurogruppo di mercoledì a Bruxelles chiarirà l’immediato futuro del nostro Paese.

Fonte: Corriere della sera, Repubblica

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