6,7 milioni per sostenere Matteo Renzi: perquisizioni all’alba

La Procura ha aperto un’inchiesta su Open, la Fondazione che dal 2012 al 2018 ha finanziato le attività politiche dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Le indagini vertono intorno ai presunti reati di finanziamenti illeciti ai Partiti e riciclaggio. Indagati i finanziatori di Open, tra cui spicca il nome dell’imprenditore Alberto Carrai e il Presidente Alberto Bianchi, accusato di traffico di influenze illecite. Nel Consiglio di amministrazione di Open c’erano anche gli ex Ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti.

fondazione open perquisizioni alba carrai

Non tira una bella aria, in queste ore, per l’ex Presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Infatti – come riferisce Adnkronos – la Procura ha aperto un’indagine su Open, la fondazione nata nel 2012 per finanziare le iniziative politiche di Renzi, tra cui la celeberrima convention della Leopolda. Essa si mantenne attiva fino al 2018. Durante i suoi 6 anni di vita finanziò: entrambe le  campagne per le primarie del Pd che portarono all’elezione a segretario di Matteo Renzi (2012 e 2013), la campagna elettorale per il referendum costituzionale del 2016 e tutte le convention della Leopolda organizzate tra il 2012 e il 2018.  I militari della Guardia di Finanza, in mattinata, hanno fatto blitz negli uffici della Fondazione sparsi lungo tutto lo stivale. La procura sta indagando in merito a presunti reati in violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici  I controlli verterebbero, soprattutto, sui finanziatori di Open, ovvero imprenditori che avrebbero caldamente spalleggiato l’ascesa di Matteo Renzi. Sotto indagine anche  l’avvocato 65enne Alberto Bianchi, presidente di Open fino al suo scioglimento nel 2018 e  fedelissimo dell’ex Premier. Bianchi, dopo essere stato oggetto di perquisizioni nel suo ufficio fiorentino già lo scorso settembre, ora è indagato per traffico di influenze illecite tra il 2016 e il 2018. Tra i nomi degli indagati spicca quello dell’imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi, il quale si è limitato a dire:“Io so di aver fatto tutto correttamente. Non ho nulla da temere”. Carrai faceva parte del Consiglio di amministrazione di Open insieme agli ex Ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Come specifica il Corriere della Sera, tra il 2012 e il 2018 Open avrebbe raccolto la bellezza di 6,7 milioni di euro per finanziare le attività politiche di Renzi e favorirne l’ascesa. La fondazione fu chiusa nel 2018 dopo il crollo di Renzi in seguito alla disatta del Referendum sulla Costituzione. A quel punto fu il Presidente Alberto Bianchi a suggerire di chiudere baracca e burattini lasciando, tuttavia, un grosso buco nel bilancio.

Open: fondazione o partito mascherato?

Ma non è tutto. Da quanto emerso fin’ora la Fondazione Open – specifica AGI – avrebbe agito da “braccio” del Partito Democratico per favorire la vittoria renziana. Sarebbe opera di Open la creazione di un comitato per Matteo Renzi durante le sue campagne elettorali e, inoltre, la Guardia di Finanza avrebbe scoperto versamenti effettuati da Parlamentari nelle casse di Open nonché rimborsi a parlamentari per spese non meglio precisate da parte della Fondazione stessa. Come ciliegina sulla torta, i magistrati stanno indagando anche su presunti atti di riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita e false comunicazioni sociali. Questa – come riferisce Fanpage – la prima replica dell’Avvocato Alberto Bianchi:”Noi abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole. La Magistratura non troverà niente di strano. Come al solito qui si sta strumentalizzando tutto per scopi politici”. Con toni da vittima ingiustamente messa alla gogna, Matteo Renzi, sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Open, secondo i giudici, non sarebbe stata una fondazione ma un Partito. E da quando sono i magistrati a decidere cosa è un Partito?Questo atteggiamento non è leale, qui si mette in gioco la Democrazia dell’Italia”.

Perquisire a casa e in azienda, all’alba, persone non indagate che hanno dato lecitamente contributi alla fondazione Open è un atto senza precedenti nella storia del finanziamento alla politica. I finanziamenti alla fondazione sono tutti regolarmente tracciati: trasparenza totale!
Due giudici fiorentini decidono che Open non è una fondazione ma un partito. E quindi cambiano le regole in modo retroattivo. Aprendo indagini per finanziamento illecito ai partiti! Ma come? Se era una fondazione, come può essere finanziamento illecito a un partito?
E allora chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana. Chiameremo in causa tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall’articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini.
Nel frattempo raccomando a tutte le aziende di NON finanziare Italia Viva se non vogliono rischiare: possiamo raccogliere solo microdonazioni di cittadini che non accettano questa gara al massacro contro di noi. E che al sito italiaviva.it/sostieni stanno contribuendo in queste ore, dimostrandoci solidarietà e affetto. Grazie

Non sono tardate ad arrivare le reazioni da parte di altri esponenti politici. Il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio ha così commentato:”È evidente che c’è un problema serio per quanto riguarda  i finanziamenti che ricevono i partiti. Ma con noi al Governo si cambia registro. Noi obbligheremo a costituire una commissione che indaghi sui fondi e i finanziamenti che ogni partito riceve. O così o il Governo non durerà per i prossimi 3 anni”. Gli esponenti di Italia Viva, invece, in queste ore, sostengono più che mai il loro leade. Come riferisce l’Ansa,  il presidente dei senatori di Iv Davide Faraone ha già scritto alla presidente del Senato Elisabetta Casellati per chiederle di calendarizzare urgentemente un dibattito in Senato sulla questione dei finanziamenti ai partiti e per stabilire cosa si debba considerare un partito e cosa, invece, una fondazione.

Fonte: Ansa, Adnkronos, AGI, Fanpage, Il Corriere della Sera, Matteo Renzi facebook.

 

 

 

 

Impostazioni privacy