Il “giornalista Nicola Porro usa fotomontaggi contro di me“. E’ l’ultima sortita dell’ex Presidente della Camera, in cerca di fakenews e visibilità, in giorni di sardine e altre amenità.
Le querela e Matteo Salvini perché si è permesso di dire che “la droga fa male“, le liste di proscrizione di Gad Lerner per i giornalisti da lui non amati, la Commissione Segre in cerca di nuovi fascismi, il PD che si gonfia il petto e scrive nel proprio statuto di essere un “partito antifascista“. Il proscenio della politica da operetta, melodrammatica e puerile, a cui ci siamo ridotti può dirsi completo? No, non può.
Manca la ciliegina sulla torta, si tratti dell’ennesimo insulto di un guappo di cartone, tra un capitolo copiato e un’altro, di una sardina qualsiasi che ama capovolgere le fotografia di un ex Ministro, o di una Carola Rackete, libera e banale. Tutto questo non basta, perché il luogo comune è diventato la discarica della bella Sinistra che fu e la misura non è mai colma. Mai sazia, la Sinistra, e i suoi desolanti dintorni fatti di santini, finti scandali e finte vittime, fakenews che si rivelano essere lo specchio di chi usa le notizie false e le diffonde, fingendo di denunciarne altre. Ora tocca a Nicola Porro, giornalista immune ai ricatti del conformismo bipartisan e del politicamente corretto: quindi libero, sfrontato, sfacciato il giusto che, sulla pagina a suo nome, usa un’immagine dell’ex Presidente della Camera velata – foto vera – circondata da donne in burqa – foto vera anche questa sebbene la simultaneità tra le due immagini sia apoditticamente falsa. L’intento è satirico, ironico e canzonatorio, come potrebbe esserlo una vignetta di Bucchi o la prima pagina del Giornale prima maniera, quella che fu di Indro Montanelli. Ed è improprio, se non drammaticamente ridicolo, parlare di falso in casi come questo, perché l’immagine usata non intende diffondere una notizia falsa ma rimarcare una critica, giusta o sbagliata che sia, lo capirebbero anche i sassi, gli stupidi sassi. Tutto chiaro, quindi?
No, non è chiaro quando la discarica del luogo comune ci viene riproposta, ad nauseam, dall’ottusità – politica, e ci fermiamo qui – della vittima di turno. E questa vittima, questa falsa vittima si chiama, Laura Boldrini, che commenta un articolo dal titolo: “La prima violenza sulle donne è quella islamica” non in ragione del contenuto – troppo difficile, parlarne e criticarne gli argomenti, forse – ma dell’immagine di copertina, dove l’ex Presidente della Camera, velata, si mostra con un sorriso che non rivela un’intelligenza immensa, forse, e questo potrebbe spiegare molto. Potrebbe certo spiegare il commento di Laura Boldrini, quel sorriso, un commento offensivo, e fuori misura: “Il diritto alla corretta informazione è un principio fondamentale che la stampa dovrebbe garantire a chiunque” scrive la ex che aggiunge: “Quanto vale la parola di un conduttore televisivo che diffonde fotomontaggi?”. E qui cascano le braccia, a dire la verità, e vengono in mente, per irresistibile associazione, le parole di George Bernard Shaw: “Per giocare a golf non è necessario essere stupidi, ma aiuta“.
Il diritto a una corretta informazione è un principio fondamentale che la stampa dovrebbe garantire a chiunque.
Quanto vale la parola di un conduttore televisivo che diffonde fotomontaggi?#SeQuestoÈUnGiornalista pic.twitter.com/7FxIP8xgwA
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) November 26, 2019
Non sappiamo quale sia lo sport preferito della ex ma, temiamo, sia diventato quello comune alla Sinistra che si balocca con il gioco del discredito verso i soldatini non allineati. Non è un bel gioco, tuttavia, perché è uso capovolgere il mondo, per far passare la propria visione di esso, spesso viziata da un difetto di origine. Ma intoccabile deve essere, questa visione. E il gioco prevede che venga screditato che la discute e dissente o forse solo discute. Peggio ancora se dice verità con sottintesi che non piacciono, come “la droga fa male” per esempio. E allora fioccano le querele, o tweet che forse una querela la meriterebbero. Ma forse è un gioco soltanto, un sporco e ridicolo gioco di cui sarebbe utile qualcuno inizi a stancarsi – Nicola Porro, per esempio – a stancarsi sul serio, al punto da cercare il giudice di Berlino.
Fonte: Laura Boldrini Twitter, NicolaPorro.it