A6, il geologo:”Da noi l’80% delle frane in Europa”

L’allarme dei geologi a margine del crollo del viadotto della A6 Torino-Savona. L’Italia deve immediatamente intervenire sulle infrastrutture, per evitare che episodi tragici come questi possano verificarsi ancora in futuro. 

Gli geologi lanciano l'allarme: "L'Italia metta in sicurezza le infrastrutture" - Leggilo.org

Come racconta il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, intervistato da Il Messaggero : “Su 800mi1a frane in Europa, 630mila sono avvenute nel nostro Paese. Sono dati dell’Ispra, questo evidenzia quanto sia necessaria la prevenzione in un territorio come il nostro. È inimmaginabile pensare di risolvere tutto solo con opere strutturali, tenendo conto di un numero così elevato di problemi. Servono anche monitoraggio e sorveglianza preventiva”. A fargli eco la Coldiretti: “Sono 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio. Le precipitazioni sempre più intense e frequenti si abbattono su un territorio reso fragile dal dissesto idrogeologico con 7.275 comuni complessivamente a rischio per frane o alluvioni (il 91,3% del totale)”.

Il piano Proteggi Italia, come spiega in questo articolo Repubblica, partito a febbraio e illustrato dal Governo nel Documento programmatico inviato a Bruxelles, ha attivato seimila interventi di messa in sicurezza del territorio per 1 miliardo di euro, lo 0,06 per cento del Pil. Per il 2020 l’Italia ha ribadito la richiesta di flessibilità per 3,6 miliardi, sempre per interventi che contrastino il dissesto idrogeologico. Numeri importanti ma non ancora sufficienti per la messa in sicurezza di tutto il territorio. Perchè la maggior parte delle infrastrutture di questo Paese sono state costruite nell’era del boom economico, a cavallo tra gli anni ”50 e ’60. Questo è importante ricordalo, poichè queste strutture, anno dopo anno, invecchiano e si indeboliscono. I mancati interventi negli anni scorsi hanno reso la situazione drammatica. A questo va aggiunto la criticità, per suo natura, del territorio italiano. Si è costruito tanto e spesso in posti dove non si poteva oppure dove in quegli anni di corsa all’oro del mattone, le leggi permettevano.

Peduto: “Molte infrastrutture sono costruite in zone a rischio”

Il Presidente Peduto spiega che oltre allo stato di conservazione a preoccupare è il luogo dove si trovano molte infrastrutture: “Vale per le infrastrutture pubbliche, vale purtroppo anche per zone residenziali in passato si è costruito in maniera impropria, sono state occupate le aree golenali che erano le casse di naturali di espansione dei fiumi; oppure su versanti instabili. Quando c’è stato il dramma del Ponte Morandi, noi ricordammo che il problema maggiore delle infrastrutture non è solo il fatto che sono vetuste, ma che gravitano su zone a rischio. Ricordiamoci del ponte travolto da una piena di un fiume a Cagliari un anno e mezzo fa, e poi altri casi in Sicilia, in Calabria, ora a Savona. Prevenire costa dieci volte di meno rispetto all’agire dopo un disastro”.

Fonte: Repubblica, Il Messaggero

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