Conte promette aiuti a Venezia ma a Taranto la Mittal annuncia: “Via il 4 dicembre”

L’azienda ArcelorMittal con un breve comunicato anticipa le mosse del Governo Conte – di ritorno da Venezia – e prepara lo spegnimento degli altoforni. Il colosso anglo-indiano potrebbe scappare dall’Italia prima di gennaio. 

ArcelorMittal annuncia spegnimento forni - Leggilo.org

L’ArcelorMittal ha annunciato lo stop degli altiforni degli stabilimenti. Una notizia che spiazza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in questi ha cercato di mettere a punto un piano per venire incontro alle richieste della multinazionale. L’azienda prosegue dritto, mentre lo scontro all’interno della Maggioranza, in particolar modo sulla reintroduzione dello scudo penale, impedisce una contro risposta efficiente. Il colosso dell’acciaio non intende aspettare la decisione dei giudici del Tribunale di Milano che dovranno pronunciarsi sulla possibilità o meno di rescissione del contratto stipulato nel novembre scorso.

Il comunicato, come riportato da Il Sole 24 Ore, diramato nella giornata di ieri dimostra che il colosso dell’acciaio prosegue dritto per la sua strada e non intende valutare eventuali proposte del  Governo Conte: “Questa mattina l’AD di ArcelorMittal, Lucia Morselli, ha incontrato le Rsu di Taranto per smentire le notizie emerse dalla Regione Puglia al termine dell’incontro di ieri. La Morselli ha invece comunicato il piano di fermate degli altiforni: Afo2 il 12 dicembre, Afo4 il 30 dicembre e Afo1 il 15 gennaio mentre verrà chiuso il treno nastri2 tra il 26 e il 28 novembre per mancanza di ordini”. Tempi strettissimi  il Messaggero che ritiene l’inizio delle operazioni di chiusura ancora più immediata ed indica la data del 4 dicembre perché in realtà al crono programma sarebbe stata aggiunta una postilla:
gli impianti verranno abbandonati a quella data e da quel momento “ogni decisione circa la prosecuzione dell’allegato programma – avrebbe fatto sapere l’azienda tramite il gestore dello stabilimento di Taranto, Stefan Michel R. Van Campe – spetterà unicamente alle Società Concedenti”. Ovvero: noi restituiremo i rami d’azienda tra 19 giorni, poi toccherà a voi decidere ogni mossa.

Confindustria Taranto: “ArcelorMittal scappa prima di aver saldato i debiti con l’aziende del territorio”

Intanto una delegazione delle aziende dell’indotto che lavorano a stretto contatto con l’ArcelorMittal, guidata dal Presidente di Confindustria Taranto Antonio Marino, si è recata presso il Ministero dello Sviluppo Economico dove ha incontrato il Ministro Stefano Patuanelli. Al Ministro è stato consegnato un documento dove si manifestano tutte le inquietudini e le paure per l’annuncio del colosso franco-indiano: “Lo stesso documento sarà portato all’attenzione, nella stessa giornata, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte: le aziende si ritrovano in una situazione di emergenza dopo che ArcelorMittal Italia ha lasciato lo stabilimento, senza aver corrisposto alle stesse aziende fornitrici l’ammontare dei crediti maturati, pari a circa 50 milioni di euro. Una situazione gravissima che sta già dando luogo al ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti delle stesse imprese. In alcuni casi si parla di licenziamenti. Le aziende hanno già sacrificato ben 150 milioni di euro dal momento del passaggio dall’Ilva all’amministrazione straordinaria. Chiediamo un impegno concreto per la continuità della fabbrica, pur con le eventuali rimodulazioni determinata sia dalle congiunture nazionali e internazionali sia da quelle locali”.

Sindacati sul piede di guerra: “Modificato il piano dell’azienda in corso d’opera”.

A confermarlo anche il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivoglio che a Fanpage dichiara: “Se ancora non fosse chiaro la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica. Le Rsu hanno chiesto in che prospettive ci si muove e se intendono fare dichiarazioni di esuberi, discussione che l’azienda ha rinviato al tavolo di domani. Il piano di fermate modifica le previsioni contenute nell’Aia, pertanto l’azienda si confronterà con il Ministero dell’Ambiente. Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm: “Che ArcelorMittal resti a Taranto sino a maggio ma con gli impianti fermi, nessuna produzione e col personale riconsegnato alle aziende da cui è arrivato non ha alcun senso. Se deve far morire la fabbrica, a questo punto è meglio che vada via prima, altrochè”.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore, Fanpage.it

 

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