Crisi di Governo, ora la vuole Di Maio: e il PD si divide

In attesa del 20 agosto, giorno decisivo per la mozione di sfiducia al Premier Conte, l’ipotesi di un accordo tra PD e M5s continua a dividere gli animi. Il dem Carlo Calenda è fortemente critico sull’alleanza giallo-rossa che porterebbe al Paese danni e disastri. 

Crisi di governo Calenda Di Maio - Leggilo

Il 20 agosto sarà un giorno decisivo per il destino dell’Italia. Come ricorda l’Ansa, la volontà di Matteo Salvini di sfiduciare il Premier Giuseppe Conte sarebbe chiara. Il leader della Lega ribadisce l’urgenza e la necessità di andare al voto, evitando giochi di palazzo e governi tecnici. L’unica strada, dice, è quella democratica, trasparente, lineare delle elezioni. Eppure, fonti parlamentari riferiscono che le cose non starebbero esattamente così.

Molte frasi riferite da Salvini sarebbero state viste come segnali di apertura all’ormai ex alleato che tuttavia si è detto categorico sulla situazione. Inoltre, come riporta Agi, il Carroccio avrebbe intenzione di congelare la mozione di sfiducia, tra l’altro bloccata con il consenso di PD e M5s. Quest’ultimo non avrebbe ancora deciso se presentare o meno un documento a sostegno del Premier Conte. Ciò che è certo – e lo ha ribadito Luigi Di Maio via Facebook – è che i pentastellati sono dalla parte di Conte.

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Intanto, nessuna parola è arrivata da Conte dopo le comunicazioni che farà al Senato e alla Camera. Il Presidente del Consiglio non sarebbe propenso a fare passi indietro e la crisi potrebbe finire sul tavolo del Presidente della RepubblicaSergio Mattarella. Qualora Conte non dovesse dimettersi la Lega sarebbe poi pronta a votare il taglio del numero dei parlamentari e poi chiedere o un rimpasto o il voto anticipato.

A complicare le cose, ci sarebbe “l’accordicchio“, tra PD e M5s, le cui trattative sarebbero in corso in queste ore. Trattative che potrebbero estromettere il capo politico dei pentastellati, Luigi Di Maio, e mettere tutto nelle mani dei dem. Una situazione che ha diviso il partito, e sempre più forte si fa l’insofferenza di Carlo Calenda.

Calenda: “Creo un nuovo partito”

L’europarlamentare, in un’intervista al Il Foglio, prefigura in caso di accordo la fondazione di una nuova formazione politica, alternativa al PD che perderebbe, a quel punto, ogni tipo di credibilità. “I pentastellati sono incompatibili con qualsiasi idea di modernizzazione e sviluppo del paese, hanno una visione antimoderna della società. Secondo loro qualunque cosa sia ‘crescita’ è automaticamente anche ‘corruzione’, ‘devastazione ambientale’, se non addirittura qualcosa di ‘moralmente deprecabile’”, dice Calenda. Preoccupatissimo per il cambiamento di rotta del PD nei confronti del M5s, le conseguenze potrebbero essere molto gravi anche per quanto riguarda l’elettorato.

“Renzi ha aperto ai grillini smentendo la Direzione nazionale del Pd che invece si era espressa in modo chiarissimo: mai con i Cinque stelle, e se cade il governo si va al voto. Persino i renziani in quel momento erano d’accordo, al termine di un dibattito che era stato anche molto accesso”, prosegue Calenda. E non ha in fondo tutti i torti quanto fa notare che Renzi – che chiama oggi disertore chi è contro l’alleanza con i grillini – quindici giorni fa definiva traditore che voleva discutere di un ipotetico governo con i 5s.

L’apertura ai cinque stelle, arrivata senza nemmeno aspettare l’apertura formale della crisi, non avrebbe fatto altro che restituire centralità ai grillini. Inoltre, continua Calenda, un governo giallo-rosso sarebbe il peggiore della storia. “L’idea di recuperare consenso stando al governo coi grillini, per giunta per sei mesi, è ridicola. Trovare un’agenda di governo con i Cinque stelle senza snaturare il Pd, o senza cancellare le stupidaggini dei Cinque stelle, è impossibile”, prosegue. Troppe, infatti, sono le questioni su cui tra le due parti non c’è accordo.

Il PD dovrebbe insomma mantenere la linea del no ai grillini e del voto subito, avviando un percorso che porti rapidamente alla nascita di un vasto fronte democratico che lavori sulla Sanità, sulla scuola, sugli investimenti per la transizione ambientale e digitale, sulla diminuzione del carico fiscale. Il centrosinistra si mobilita solo quando si parla di diritti degli immigrati, che è giusto. Ma non dà la stessa impressione di attivismo quando c’è una questione di diritti che riguardano i cittadini italiani. E’ proprio in questa assenza che si è infilato Salvini”, prosegue Calenda. “Allora noi dobbiamo lavorare sulla gestione umana e razionale dell’immigrazione, ma dobbiamo occuparci dell’accoglienza degli italiani. La fila per fare la Tac è vicinissima, il Pil è una cosa molto lontana”, conclude.

Fonte: Luigi Di Maio Facebook, Agi, Ansa, Il Foglio

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