Un coltello 18 centimetri affondato per 11 volte: ma per il padre Elder “è una brava persona”

Finnegan Lee Elder ha ucciso il Carabiniere Mario Cerciello con un coltello da marines con lama da 18 centimetri, che aveva portato dagli Stati Uniti all’interno della valigia imbarcata nella stiva dell’aereo. Ma suo padre ne ha preso le difese.

Finnegan Lee Elder - Leggilo

Gabriel Christian Natale Hjorth ed Finnegan Lee Elder hanno mostrato una “totale inconsapevolezza del disvalore delle loro azioni e assenza di autocontrollo. Nessuno dei due ha compreso la gravità delle conseguenze della propria condotta e hanno mostrato un’immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età”. Così il Gip Chiara Gallo – informa l’Ansa – ha convalidato il fermo nei confronti dei due giovanissimi americani accusati dell’aggressione al Vice brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega.

Il Gip ha anche evidenziato l’elevata pericolosità sociale di entrambi i giovani e il pericolo di fuga. Infatti i due ragazzini, dopo l’aggressione,  si sono rifugiati all’interno dell’hotel Le Meridien. La mattina dopo, queste le loro intenzioni, avrebbero lasciato l’albergo per ritornare negli Stati Uniti.  Il decreto di fermo è stato emesso, spiega il Gip, “in presenza delle condizioni di legge e nel rispetto dei termini, per reati che consentono l’esecuzione della misura precautelare, in presenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e di circostanze che facevano ragionevolmente ritenere sussistente un concreto pericolo di fuga di entrambi”. 

Ma il papà di Finnegan Lee Elder non riesce a non difendere il figlio. “E’ una brava persona e il caso in cui è coinvolto è una situazione precaria”, ha dichiarato alla Cnn Ethan Elder. I due non si sono ancora incontrati ma l’uomo ha affermato di voler raggiungere Roma non appena avrà informazioni più precise circa la sorte del figlio.

Le ricostruzioni

Intanto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sembrano pian piano essere stati chiariti i punti oscuri della vicenda. Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale sono stati chiamati a intervenire per “il cavallo di ritorno“, termine utilizzato per indicare il riscatto preteso dal ladro in cambio della restituzione di un oggetto. I due sono intervenuti in borghese proprio per non dare nell’occhio, essendo di pattuglia in abiti civili, senza insegne e senza sirena, né armi in vista. Se si fossero presentati in uniforme – informa Adnkronos – l’operazione sarebbe stata a rischio e i ladri, alla vista di un’auto del 112, sarebbero scappati.

Ci si è interrogati a lungo anche sul perché il collega Varriale non ha sparato. Leggendo le carte, si evince che l’aggressione è stata immediata nel momento in cui i due militari si sono qualificati. Il Vicebrigadiere è stato colpito ripetutamente all’addome ancora prima che potesse azzardare un disperato tentativo di difendersi. Quando la rissa è finita, Varriale ha pensato a soccorrere il collega colpito da 11 coltellate anziché rincorrere e sparare al buio contro i due aggressori in fuga. Quanto alla nazionalità dei due, è stato Sergio Brugiatelli, vittima del furto e della tentata estorsione da parte dei ragazzi americani, a indicare i due in fuga dopo l’omicidio come cittadini nordafricani. Soltanto in un secondo momento ha parlato “di cittadini dall’accento inglese”. E Varriale, ancora sotto choc per quanto accaduto, non era stato in grado di fornire indicazioni precise. Inoltre, la presenza di un cittadino egiziano – Tamer, che ha parlato di Brugiatelli ai Carabinieri dicendo di averlo notato in bici – e di due soggetti – avvicinatisi ai Carabinieri in fuga – ha aumentato la confusione.

Brugiatelli, personaggio chiave della vicenda, è semplicemente una vittima di furto prima e di tentata estorsione poi. Non ha droga – e per questo ha indicato ai due americani dove acquistare la cocaina – e vuole riprendersi il suo cellulare.

Fonte: Ansa, Cnn, Adnkronos

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