Faraone: “Mi hanno tagliato fuori dal PD perché non voglio fare accordi con M5S”

Davide Faraone non ha digerito la decisione della Commissione nazionale di garanzia dei dem di annullare la sua elezione a segretario del PD in Sicilia. Sfogandosi con la stampa, il deputato parla di “epurazione politica” messa in atto nei suoi confronti.

Davide Faraone è stato sollevato dall’incarico di Segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia. La notizia, confermata prima da agenzie di stampa quali Agi e dal diretto interessato, ha scatenato non poche polemiche. Faraone si è detto fin da subito preso in giro per la decisione della Commissione Nazionale di garanzia del Nazareno di annullare la sua nomina, accogliendo a maggioranza il ricorso che era stato presentato da alcuni rappresentanti del partito di Nicola Zingaretti.

Nel documento della Commissione di garanzia, si rendono note le motivazioni sull’annullamento della nomina di Faraone. “La Commissione regionale avrebbe dovuto provvedere con apposita delibera a colmare la lacuna del Regolamento regionale, definendo esattamente le procedure di proclamazione dell’unico candidato rimasto e dell’Assemblea regionale”, si legge. Nel caso specifico, la proclamazione del Segretario e dei 180 componenti l’Assemblea regionale deve essere necessariamente contestuale: vi può essere un Segretario solo se vi è un’Assemblea formalmente proclamata nel suo plenum. Tuttavia, “il 40 per cento dei componenti non era stato eletto dagli iscritti nei termini e nei modi previsti dal Regolamento, ma nemmeno i 180 componenti residui erano stati proclamati, avendo rinviato a data successiva la proclamazione”. Pertanto, conclude il documento, “la proclamazione del Segretario durante la seduta del 13 dicembre 2018 è palesemente e insanabilmente nulla“.

“Contro di me epurazione politica”

“Mentre eravamo alla commemorazione di Paolo Borsellino, è arrivata la notizia che il ‘nuovo Pd’ commissariava il Pd siciliano, per presunti vizi di forma. È una follia – commentava Faraone su Facebook – Rimango iscritto al gruppo parlamentare del PD, continuerò la battaglia per la mia gente e contro questo Governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle”. In un altro post, invece, il dem centra il punto della questione: “Stanno epurando uno ad uno i renziani del PD per dimostrare ai 5 stelle che ci sono le condizioni per un accordo. Mi batterò contro questa prospettiva”:

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E proprio l’accordo con i pentastellati sembra aver rotto gli equilibri interni. I renziani giudicano incomprensibile la scelta del Governatore del Lazio Nicola Zingaretti di tagliar fuori Faraone e il sostegno di Matteo Renzi arriva anche con la condivisione, sulla sua pagina Enews di Facebook, della diretta in cui Faraone ha incontrato la stampa. Il dem ha ripercorso quelli che, a suo dire, potrebbero essere i motivi della decisione: “Sono stato epurato perché ho presentato la mozione di sfiducia a Salvini, perché sono salito sulla Sea Watch, perché ho portato avanti una serie di battaglie che dovrebbero essere del PD e che invece mi hanno portato speso all’isolamento e al fastidio da parte di certa parte del gruppo dirigente che aveva bisogno di sbarazzarsi di Faraone per portare avanti alcune politiche”. Il rischio, al momento, è che la Sicilia potrebbe diventare laboratorio politico di questo accordo, che potrebbe essere favorito proprio dall’esclusione di Faraone.

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Nell’incontro con la stampa, Faraone ha spiegato di aver aderito alla mozione di sfiducia a Salvini e di essere stato offeso sui giornali; di essere salito a bordo della Sea Watch – e la telecronaca a Open lo conferma – ricevendo insulti da grillini e leghisti; di essere stato minacciato e di aver messo la faccia in tutte le sue scelte. Zingaretti, invece, non farebbe altrettanto. Faraone è insomam categorico: “Mi hanno epurato perchè qui c’è qualcuno che vuole impedire l’inciucio fra Pd e 5 stelle in Sicilia. Io ho un profilo e una coerenza e nonostante il ruolo che mi hanno offerto a Roma non vendo la mia coerenza”. Non a caso, sono proprio i renziani a rifiutare categoricamente un accordo con i pentastellati. Non fa altrettanto Franceschini né chi, vestendo i panni del PD, resta vago su un ipotetico connubio. “Si tratta solo di epurazione politica. Non hanno commissariato Davide Faraone o il Pd siciliano ma commissariano la Sicilia perché qui c’è qualcuno che può intralciare i loro piani. Faraone dice no all’inciucio e quindi va cacciato”, prosegue il dem.

L’amarezza è forte, e quanto accaduto non ha certo lasciato animi tranquilli: “In questa storia non c’è nulla a che fare con le regole. Si vendicano cacciandomi. Mai infatti un segretario era stato commissariato per regole così ridicole. Si è sancito un principio che chi è più debole basta che si ritiri qualche ora prima dei gazebi per fare annullare la competizione”. Comincia così, da oggi, la battaglia di Faraone nella sinistra: “Faremo una nuova Leopolda sicula chiamando a raccolta tutti coloro che sono contro Salvini e Di Maio – conclude -. Se qualcuno si aspetta che dopo questo provvedimento batta in ritirata si sbaglia. Lo scontro sulla segreteria non appassiona nessuno. Non ci fermeremo, non passiamo la mano ma rilanciamo”.

Fonte: Agi, Davide Faraone Facebook, Open

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