Soldi in cambio di favori ad esponenti del clan camorristico, il GIP finisce in carcere

Aberto Capuano, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ischia, ad essere finito in carcere nell’ambito di un’indagine anti corruzione seguita dalla Procura di Roma in cui sarebbero emersi dei collegamenti tra il Magistrato ed alcuni esponenti della Camorra. 60 anni, Capuano è finito in manette insieme al consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli Antonio di Dio; all’imprenditore Valentino Cassini; e al pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano. 

GIP Alberto Capuano - Leggilo

 

Corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale. Sono questi i capi d’accusa che vengono imputati ad Alberto Capuano, Giudice nella sezione distaccata di Ischia, in precedenza Gip presso il Tribunale di Napoli. 60 anni, il Magistrato è stato arrestato durante un blitz dei poliziotti della squadra mobile di Roma nell’ambito di un’operazione anticorruzione della Polizia, coordinata dalla Procura di Roma. Insieme a lui  – informa l’Ansa – sono finiti in carcere il consigliere circoscrizionale di Bagnoli Antonio Di Dio, 66 anni; Giuseppe Liccardo, 31 anni, pregiudicato e ritenuto vicino al clan Mallardo di Giugliano; il libero professionista Valentino Cassini, 52 anni. Sono scattati invece gli arresti domiciliari per l’avvocato Elio Bonaiuto, 71 anni.

Capuano, rende noto la Procura, sarebbe al centro di un sistema corruttivo e sarebbero emersi collegamenti con alcuni appartenenti alla camorra. Non sono state, per ora, contestate aggravanti mafiose. Il Giudice avrebbe ottenuto, in cambio di favori ad amici, conoscenti ed esponenti del clan camorristico dei Mallardo di Giugliano, biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino. Nell’ordinanza, il Gip della Procura Capitolina ha scritto che “tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del tribunale e della Corte di Appello di Napoli ed è pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”.

In particolare, il Giudice avrebbe accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato del clan, la promessa di una grossa somma di denaro, circa 70mila euro, “20 prima e 50 dopo”,  in cambio dell’intervento del Giudice su uno o più componenti un collegio penale, designato per decidere il processo penale a carico di Giuseppe Liccardo, del fratello Luigi e della madre Granata. I tre  sono imputati per violazione dell’articolo 12 d.L. 306/1992, riguardante il trasferimento illecito di valori, in continuità con il clan mafioso dei Mallardo. Lo scopo era quello di ottenere un’assoluzione nel corso dell’udienza finale del Processo che si sarebbe dovuta celebrare il 25 giugno scorso, poi rinviata di qualche mese. Liccardo, oltre all’assoluzione per sé e per tutti gli imputati della sua famiglia, voleva anche il dissequestro dei beni e sarebbe stato, tramite intermediari, rassicurato sul raggiungimento delle sue aspettative. “È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato hai capito?”, dice Di Dio nelle intercettazioni.

“La Magistratura vive un brutto periodo”

“Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli, indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici, lasciano sgomenti i magistrati del Distretto”, rende noto l’Associazione nazionale Magistrati sezione di Napoli. “La magistratura napoletana è un’istituzione sana, quotidianamente impegnata con professionalità e dedizione in delicatissime funzioni giudiziarie di ripristino della legalità e di contrasto della criminalità anche organizzata. Ribadisce a voce alta che il rigore etico e deontologico costituisce un indefettibile presupposto per la credibilità dell’istituzione. Stigmatizza senza riserve le condotte, da accertare nelle sedi competenti, di chi tradisce questi valori”, prosegue la nota. Dopo lo scandalo Palamara, le toghe sembrano non vivere momenti d’oro e, in questi giorni, sembra essersi mezzo di traverso anche il caso Sea Watch. 

“Sono sorpreso, dispiace molto”, commenta invece l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Raffaele Del Giudice , circa l’arresto di Antonio Di Dio, consigliere municipale della Decima Municipalità, Fuorigrotta, Bagnoli – come informa Rainews. Di Dio era stato eletto nel 2016 con la lista “Solo Napoli“, che prendeva il nome del movimento che faceva capo proprio a Del Giudice, all’epoca vicesindaco di Napoli, sciolto già da diverso tempo. Inoltre, sottolinea Del Giudice, “Di Dio era fuoriuscito dalla maggioranza più di un anno e mezzo fa”. Stretto riserbo sulla vicenda viene mantenuto dal facente funzione di Presidente del Tribunale mentre, per l’ex presidente Ettore Ferrara, da appena tre giorni in quiescenza, “la Magistratura sta vivendo un brutto periodo”.

Fonte: Rainews, Ansa

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