Carola Rackete è libera, il Giudice per le indagini preliminari non convalida l’arresto

Luigi Patronaggio, il Pm della Procura di Agrigento sotto i riflettori per il caso Sea Watch e Carola Rackete, ha commentato la situazione degli sbarchi nel corso di un’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera. Intanto la Comandante di Sea Watch 3 è tornata libera

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Carola Rackete è libera. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch richiesto dal Pm Luigi Patronaggio e non ha disposto nei confronti della giovane tedesca alcuna misura cautelare. La Procura aveva chiesto la convalida del provvedimento e il divieto di soggiorno in provincia di Agrigento. Carola dunque torna libera.

Secondo il giudice Alessandra Vella non è stato commesso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, mentre il reato di resistenza a pubblico ufficiale è stato giustificato da una “scriminante” legata all’avere agito “all’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare. La scelta del porto di Lampedusa, secondo lo stesso giudice, non sarebbe stato strumentale, ma obbligatoria perchè i porti delle Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri.

Non sì è fatta attendere la riposta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Per la Magistratura – ha scritto su Twitter – ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera“.

Nella giornata di oggi Procuratore Luigi Patronaggio è intervenuto a Roma, nel corso di un’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera. Il Magistrato, che ha seguito alcuni dei casi più importanti degli ultimi tempi – dalla nave Diciotti alla Mare Jonio, fino al caso più recente della nave approdata a Lampedusa venerdì – si è espresso sulla questione immigrazione e sul decreto sicurezza bis. 

“Il pericolo maggiore sono gli sbarchi fantasma, perché la mancata identificazione rappresenta un potenziale rischio nella lotta al terrorismo. I numero di migranti arrivati sulle coste siciliane è drasticamente calato e dei circa mille arrivati nei primi sei mesi in provincia di Agrigento quelli soccorsi dalle Ong rappresentano una porzione insignificante”, ha affermato il Magistrato – come riporta Adnkronos – che ha poi ricordato come, mentre ci si agitava per il caso Sea Watch, altri 200 immigrati sono sbarcati con vari mezzi. I gommoni provenienti dalla Libia rappresentano sì un rischio, ma non grande come quello causato dagli sbarchi fantasma. Se nel primo caso, infatti, c’è l’identificazione, nel secondo no: chi arriva in modo non regolare, quindi, rappresenta un potenziale pericolo anche per eventuali atti terroristici, spiega Patronaggio. Dagli 11.159 migranti sbarcati nel 2017 in Italia, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati. Nel primo semestre di quest’anno, si è passati ai 1.084 del primo semestre di quest’anno. Di questi, quelli soccorsi dalle Ong rappresentano una porzione insignificante, spiega il Procuratore.

Quanto alla Libia: “I porti libici non possono essere considerati sicuri. Non sono porti dove il migrante possa avere garantiti tutti i diritti fondamentali della persona”. Proprio in queste ore, tra l’altro la Procura è impegnata nella verifica della sicurezza dei porti libici – altro filone dell’inchiesta che coinvolge la Rackete – per verificare i motivi per i quali la Sea Watch è presente in acque Sar libiche e, conseguentemente, capire se vi sono contatti tra la Ong e gli scafisti, informa l’Ansa. Un’affermazione che potrebbe essere rilevante per quanto concerne lo sviluppo dell’inchiesta sulla Rackete anche se Patronaggio si è detto contrario alla decisione della comandante di violare le disposizioni e speronare la motovedetta della Guardia di Finanza. I porti libici possono anche considerarsi non sicuri, ma resta da verificare il motivo della presenza del mezzo dell’Ong nella Sar libica. Inoltre, il rigetto del ricorso presentato al Tar e alla Cedu potrebbe portare la Procura agrigentina a non ravvisare gli estremi dello stato di necessità invocato dalla comandante per l’approdo a Lampedusa.

Riguardo al Decreto Sicurezza bis, Patronaggio ha premesso che le finalità del decreto sono assolutamente condivisibili per quanto riguarda il contrasto al traffico di esseri umani. Tuttavia, sottolinea che non vi erano “le condizioni di straordinaria necessità e urgenza che giustificassero la necessità di legiferare per decreto”.

 

Fonte: Adnkronos, Ansa, Matteo Salvini Twitter, Vista

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