Il PM “L’impatto con la motovedetta voluto e cosciente, a bordo non c’era stato di necessità”

La manovra che ha provocato lo schiacciamento sulla banchina della motovedetta della Guardia di Finanza è stata fatta in modo cosciente e volontario. Inoltre, non c’era alcuno stato di necessità a bordo della Sea Watch in quanto, nei giorni precedenti all’attracco, l’imbarcazione aveva ricevuto assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza. Questo quando sostiene la Procura di Agrigento al termine dell’interrogatorio durante l’udienza di convalida del fermo di Carola Rackete. 

Rackete interrogatorio Procura di Agrigento - Leggilo

“Un’azzardata manovra”. Esordisce così il Procuratore della Procura di Agrigento Luigi Patronaggio, nell’incontro con la stampa – diffuso su Youtube –  dopo l’udienza di convalida dell’arresto di Carola Rackete, la Comandante della Sea Watch, sul quale il Gip si esprimerà definitivamente questo pomeriggio. La manovra a cui si riferisce Patronaggio è quella, ormai nota, effettuata dalla Rackete che le è costata, tra le altre cose, l’accusa di tentato naufragio per aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, dopo aver ignorato ripetutamente l’alt ricevuto dalle Fiamme Gialle. “In particolare è stato valutato negativamente come volontario la manovra effettuata con i motori laterali che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta verso la banchina. Atto fatto con coscienza e volontà”, dice Patronaggio. Quanto alla decisione di attraccare, ignorando il divieto ricevuto dal Viminale, secondo il Procuratore non si trattava affatto di una decisione dipendente da uno stato di necessità. Infatti, “la Sea Watch aveva ricevuto nei giorni precedenti assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità marittime e militari. Nel caso del divieto di attraccare, non si restava in stato di necessità”, ha proseguito.

Parole che sconfessano quanto dichiarato dalla Capitana nel corso dell’interrogatorio durato poco più di due ore: Ho agito per stato di necessità, i migranti minacciavano il suicidio, non potevo attendere oltre. Per giorni ho chiesto alle autorità un porto sicuro, ma non ho mai avuto risposta”. Così, davanti al Gip di Agrigento, la Rackete ha rivendicato ogni sua scelta fatta dal 12 giugno – quando ha soccorso i migranti al largo delle coste libiche –  fino al 28 giugno – la notte in cui ha attraccato al molo di Lampedusa. La 31enne tedesca – apparsa “collaborativa, serena ed estremamente lucida” – si è scusata per aver urtato la motovedetta contro la banchina, informa Adnkronos. “Mi ero resa conto dell’ormeggio in banchina delle motovedetta ma credevo che i finanzieri si spostassero mentre io mi avvicinavo. Ho commesso un errore, non volevo colpirli”, ha detto. 

Il procuratore Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella hanno chiesto la convalida dell’arresto sia per la violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale. Lo stato di necessità invocato per il salvataggio dei migranti sarà invece al centro dell’altro fascicolo sulla vicenda, quello in cui la comandante è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Da verificare, in questo caso, se i porti libici possano ritenersi sicuri, se la zona sar libica sia efficacemente presidiata e se vi siano stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch. 

Al momento, come misura cautelare, la Procura della Repubblica ha chiesto come misura cautelare il divieto di dimora nella provincia di Agrigento con particolare riferimento ai porti di Lampedusa, Licata e Porto Empedocle. Abbiamo ritenuto, in relazione alle circostanze di questo caso e alla personalità del soggetto, che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali ulteriori esigenze cautelari”, ha detto Patronaggio.  Carola tornerà dunque in libertà già forse oggi. Ma non resterà in Italia. “Siamo pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca”, ha ribadito Matteo Salvini che, subito dopo la decisione del Gip, firmerà il decreto di espulsione per motivi di sicurezza con l’accompagnamento in Germania della giovane capitana della Sea Watch. Per Patronaggio, però, non ci sono dubbi: Carola Rackete merita il carcere per un’azione illegale e fuori legge.

Fonte: Adnkronos, Vista

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