Pensioni, mancata rivalutazione per pochi centesimi: per Zingaretti è un “Taglio vergognoso”

Il taglio pensioni previsto dalla Legge di Bilancio 2019 ha acceso le ire del neo segretario PD Nicola Zingaretti, che torna ad attaccare l’esecutivo. Le riduzioni, in realtà, sono minime e si avrà comunque di più di quanto percepito sotto i governi Renzi e Monti. 

Taglio pensioni Nicola Zingaretti contro il governo - Leggilo

 

Il taglio pensioni, previsto dall’ultima legge di Bilancio, è atteso per Giugno, e ricadrà sia sugli assegni d’oro che sulla rivalutazione annuale delle pensioni per il 2019. In sostanza, chi prende più di 4 volte il minimo – 1.522 euro al mese – dovrà restituire qualcosa ogni mese. L’indicizzazione prevista dalla legge del 2000 sarebbe tornata in vigore se il Governo non fosse intervenuto, ed ora l’Inps dovrà recuperare le cifre in più versate nei primi tre mesi dell’anno. Facendo due conti, non cambia nulla per chi ha una pensione fino a 1.539 euro lordi, mentre chi prende 1.800 euro riceverà un bonus di 4,2 euro. Chi prende dai 2.029 euro in su, cioè quattro volte il minimo, dovrà invece restituire qualcosa: chi percepisce assegni da 2.400 dovrà ridare indietro 18,2 euro, 6 al mese; chi riceve 4.600 dovrà rinunciare a 91 euro, poco più di 30 al mese. La misura colpirà 5,6 milioni di pensionati ed è il risultato della rimodulazione del costo della vita.

La questione ha motivato il disappunto del segretario PD Nicola Zingaretti, che su Twitter ha così commentato: “Il Governo ha appena tagliato le #pensioni a 6 milioni di persone. Stiamo parlando di pensioni a partire da 1500 euro lordi al mese. Salvini e Di Maio, vergognatevi!”.

Eppure, tutti avranno in tasca dei soldi in più di quelli percepiti sotto i governi Renzi, Letta, Gentiloni e Monti. Il Governo tecnico di quest’ultimo ha azzerato l’indicizzazione reintrodotta da Letta nel 2014, e Renzi ha mantenuto, fino al 2018, una rivalutazione inferiore a quella attuale per i trattamenti superiori a tre volte il minimo. In estrema sintesi, se il Governo non fosse intervenuto, a gennaio 2019 sarebbero tornate in vigore le percentuali di rivalutazione previste dalla legge 388 del 2000. Percentuali più alte di quelle studiate dal Governo giallo-verde, applicate dall’Inps tra gennaio e marzo. Cifre versate, ma non dovute, che ora devono essere recuperate.

Le differenze, comunque, sono molto piccole e non oscillano di molto. Infatti, con la legge del 2000, come riporta QuiFinanza, i titolari di pensioni superiori a 2.029 euro avrebbero goduto di aumenti pari al 90% dell’inflazione, contro il 77% previsto dalla legge di bilancio 2019; chi riceve assegni più alti di 2.537 al mese avrebbe avuto una rivalutazione del 75%, ridotti dalla legge di bilancio 2019 tra il 53% e il 40% a seconda dell’importo. Man mano che cresce l’importo, la rivalutazione si riduce. Inoltre, chi riceve 1.800 euro lordi, avrà diritto a un aumento di 19 euro al mese, mentre se fosse tornata in vigore la legge del 2000 l’incremento sarebbe arrivato a meno di 18 euro. Infatti, come si nota nella risposta di un utente al neosegretario PD, la differenza è solo di pochi centesimi:

https://twitter.com/xbici/status/1131119333294399488

Lo sdegno da parte delle opposizioni però rimane, come riportato da Agi. “Il Governo colpisce le pensioni sopra i 1500 euro lordi facendo perdere potere di acquisto a un altro pezzo di Paese”, afferma il segretario nazionale di Articolo Uno, Roberto Speranza, “Ancora una volta gettano la maschera. E sotto si trova sempre il solito Robin Hood al contrario”. Seguito da Giorgio Mulè, deputato di FI: “L’economia va a rotoli e il governo pensa bene di tagliare le pensioni a chi con sacrificio ha lavorato una vita. Questo è lo specchio di un paese che non cresce e che non potrà invertire la rotta se resta nelle mani di questi incapaci”. 

E intanto Matteo Salvini rilancia la proposta di detassare le pensioni per chi si trasferisce in alcune regioni del Sud: “Ci sono migliaia di italiani in pensione che vanno a prendere la residenza in Portogallo perché la pensione è esentasse e quindi portano i loro soldi là. Ma la Puglia è più brutta del Portogallo, con tutto il rispetto per il Portogallo? E non possiamo fare lo stesso trattamento fiscale qua? Secondo me sì ma dobbiamo cambiare le regole europee. Chi vota Lega domenica mi dà la forza per andare a cambiare le regole europee”.

Chiara Feleppa

Fonte: Agi, Qui Finanza, Twitter Nicola Zingaretti

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