Il Cardinale Ludwig Muller: “Non possiamo pregare con i Musulmani”

Secondo il Cardinale Muller, esiste una differenza sostanziale tra la fede islamica e quella cristiana che impedisce di poter condividere insieme il momento della preghiera. 

Cardinale Muller Cristiani e Mussulmani - Leggilo

 

Mentre è scontro aperto tra molti esponenti del clero e Matteo Salvini sulla questione dei simboli religiosi, il cardinale e teologo Gerhard Ludwig Muller, vescovo di Ratisbona e prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede fino al 2017, mette il punto sulla differenza sostanziale esistente tra musulmani e cristiani. “La loro fede in Dio e la sua auto-rivelazione non è solo diversa dalla fede cristiana in Dio, ma ne nega addirittura la formula, sostenendo che Dio non abbia un Figlio, che, come Verbo eterno del Padre, è una persona divina, e, con il Padre e lo Spirito Santo, è il Dio unico e trinitario“. Pertanto, non è possibile pregare come o con i musulmani, sottolinea il Cardinale, anche perché la fede islamica nell’unico Dio è intesa come fede naturale nell’esistenza di Dio e non come fede quale virtù infusa con speranza e amore. 

Le riflessioni sono emerse durante una Conferenza aperta a tutti – “La Preghiera, Dono di Dio” – tenutasi il 17 maggio scorso presso la Basilica di Santa Teresa di Gesù Bambino, in presenza del Vescovo Diocesano Giuseppe Zenti. I pensieri di Muller sono stati riportati in una pubblicazione a cura dei responsabili dei Percorsi Doctor Humanitatis di Verona.“I fedeli dell’Islam non sono figli adottivi di Dio per mezzo della grazia di Cristo, ma solo suoi sudditi. Possono pregare soltanto un Dio lontano, sottomettendosi alla sua volontà come a un destino ignoto. La loro preghiera esprime la cieca subordinazione al volere dominante di Dio. Il cristiano invece prega che sia fatta la volontà di Dio, volontà che compiamo in libertà e che non ci rende schiavi, ma figli liberi di Dio“.

In più, i fedeli dell’Islam, “non vedono nei loro vicini, che non vogliono o non possono credere in Dio, degli avversari o delle vittime del Zeitgeist da compatire, ma dei fratelli che hanno come loro Creatore e Padre l’unico Dio, Colui che cercano. Offrono loro un dialogo onesto sulla questione che determina il significato dell’essere in generale e dell’esistenza umana in particolare, perché si sentono uniti a loro nella ricerca di un mondo migliore“. Non c’è posto neanche per gli atei: “Il ruotare su se stessi è tipico della preghiera atea ed è l’opposto della preghiera cristiana perché se l’uomo stesso è un dio per l’uomo (homo homini Deus), allora egli prega rivolgendosi a se stesso sotto forma di una meditazione che ruota sempre intorno a lui: l’uomo è al tempo stesso il soggetto e l’oggetto della preghiera“. 

Una teologia in contrasto con quello sottintesa da Papa Francesco sostenuto la necessità di un dialogo alla pari con l’Islam come antidoto contro paura ed odio.

Fonte: Percorsi Doctor Humanitas di Verona

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