Vauro: “Ritirare la firma nell’appello per Cesare Battisiti? Un atto ipocrita”

Un appello per Cesare Battisti, sottoscritto da molti, nel lontano 2004 quando il latitante, allora protetto dalla Francia, sembrava rischiare l’estradizione. Erano intellettuali, scrittori, militanti di Sinistra.

“…Noi vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti  – si leggeva nell’appello, come riportato da Panorama – e che i cittadini francesi capissero chi rischiano di perdere, per la vigliaccheria dei loro governanti: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero. Non era tradizione della Francia privarsi di uomini così, per farli inghiottire da una prigione. Ci auguriamo che la Francia non sia cambiata tanto da tacere di fronte a un simile delitto. Sì, delitto. Avete letto bene”.

Tra i firmatari, Roberto Saviano, che si tirò indietro cinque anni dopo e Varo Sensi. Ora quell’appello pesa come un macigno. Saviano ha saputo defilarsi per tempo, dicendosi inconsapevole. In altre parole avrebbe scoperto l’esistenza della sua firma solo cinque anni dopo, nonostante la vicenda ed i nomi altisonanti. Credibile? Giudicate voi.

Vauro parla oggi e commenta così quell’iniziativa: “Mi assumo tutta la responsabilità politica e morale della mia firma sotto l’appello per Cesare Battisti del 2004. – dice, dimostrando un certo carattere rispetto ad un Saviano restato insolitamente silenzioso sui social – In realtà fu una persona, della quale non farò il nome, ad apporla per me, dando per scontata una mia adesione. – scusa fragile, molto simile a quella di Saviano, ma almeno Vauro dopo aver tentato di salvare la faccia offre di essa quello che resta – Avrei dovuto ritirarla al tempo e non lo feci per colpevole superficialità e malinteso senso di amicizia. Non l’ho fatto nemmeno successivamente, quando scoppiarono le polemiche – dice ancora Vauro e la frase che segue sembra un chiaro atto di accusa nei confronti di Saviano, in queste ora chissà nascosto dove – perché un ritiro tardivo mi appariva e mi appare come un atto ipocrita volto a scaricare le responsabilità personali di cui sopra. – Carattere, dicevamo. Almeno quello, mentre Saviano si farò scudo e suse con quel “ritardo tardivo” da astuto press agent di sè stesso che dopoil successo di Gomorra aveva avvertito il passo falso ne costruirsi la fama da immacolato e scurrile moralizzatore –  Cesare Battisti è un fantasma che viene da anni orribili, anni di piombo e di stragi, anni di connivenze criminali tra parti dello stato terrorismo e mafia. Anni nei quali in Italia il confine tra Giustizia e vendetta politica era divenuto labile ed ambiguo, tanto da giustificare la cosiddetta “ Dottrina Mitterrand” in base alla quale la Francia negò l’estradizione di Battisti. Anni che sono stati rimossi  – scrive ancora Vauro nella sua appassionata autodifesa – e mai analizzati. Battisti è un fantasma che oggi si reincarna in manette. Altri fantasmi di quella epoca tragica restano evanescenti ed impuniti… Piazza Fontana, Piazza della Loggia a Brescia fino alle stragi mafiose del ’92-’93, fantasmi che si nascondono tra la polvere degli archivi dei palazzi del potere, tra segreti mai svelati,connivenze forse mai sciolte. Battisti andrà in carcere come è giusto che sia se ha commesso fatti di sangue ma Giustizia sarà davvero fatta solo quando quella polvere sarà spazzata via, quei segreti svelati, quelle connivenze recise. Quando finalmente questo Paese deciderà di fare i conti con la propria storia”.

Fonte: Panorama

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