Desirée: gli immigrati arrestati potrebbero essere scarcerati

I tre uomini arrestati per l’omicidio di Desirée Mariottini respingono le accuse: ecco quali saranno le loro prossime mosse. 

L’omicidio della giovane Desirée ha scosso la città di Roma e l’Italia intera. 16 anni e una notte sbagliata, dalla quale non si può più tornare indietro. Desirée Mariottini non c’è più: qualcuno l’ha uccisa dopo averla stuprata a lungo. In tanti, in troppi hanno abusato del suo giovane corpo, forse, e questo è il pensiero più terribile, anche dopo che la vita lo aveva abbandonato. Un palazzo occupato, un gruppo di immigrati, un omicidio.

Quattro arresti per l'omicidio di Desirée: chiedono la scarcerazione

C’entra la droga? Gli inquirenti stanno cercando di capirlo e hanno già fermato tra persone con l’accusa di stupro ed omicidio. All’appello manca ancora qualche sospettato, ma la volontà è quella di dare giustizia ad una giovane ragazza, che non può più avere voce. Negli ultimi giorni gli accusati del terribile omicidio hanno presentato, però, istanza al tribunale del Riesame. L’obiettivo, perseguito attraverso i propri avvocati, è ottenere la revoca o la sostituzione delle misure cautelari. In poche parole: vogliono la scarcerazione.

Omicidio Desirée, tre uomini arrestati: la Procura di Roma deve decidere

Nei prossimi giorni il tribunale della Libertà fisserà l’udienza decisiva, forse già entro il prossimo fine settimana, come riportato da La Stampa. La procura ha mosso decisa le sue accuse: Mamadou Gara di 27 anni, 43enne Brian Minteh di 43 anni e Chima Alinno di 46 anni sono stati indicati come responsabili per i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Gli stessi reati sono stati contestati a Yusif Salia, il cittadino ghanese di 32 anni attualmente detenuto a Foggia. Per quest’ultimo il gip pugliese ha già convalidato il fermo, ma alla Procura di Roma spetterà rinnovare la richiesta di rinnovo della misura cautelare. Al giudice spetta l’ultima parola: i presunti assassini di Desirée saranno scarcerati?

Alessandra Curcio

Fonte: La Stampa

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