Judith Romanello, un altro chef le offre lavoro: “Ma vieni accompagnata dai tuoi genitori, grazie”

Judith Romanello la ragazza di Spinea ha avuto un’altra possibilità di lavoro, ma è andata male, di nuovo. Questa volta nessuna accusa di razzismo da parte sua. La ragazza, semplicemente, non è stata ritenuta adatta, almeno per il momento. Judith ha avuto un’improvvisa notorietà la settimana scorsa dopo che ha denunciato su FB di essere stata rifiutata durante un colloquio di lavoro, a Venezia,  a causa del colore della sua pelle. Un ristoratore – di cui Judith non è riuscita a dare un nome, un recapito telefonico nè ad indicare il locale di proprietà – le avrebbe rivolto frasi offensive e razziste. Dopo la disavventura della scorsa settimana Judith lunedì ha avuto la possibilità di lavorare con uno dei grandi chef italiani, il siciliano Filippo La Mantia, che gestisce un famoso ristorante in Piazza La Mantia a Milano e sta per aprirne un altro nell’Isola di San Giorgio proprio a Venezia. Un’ottima possibilità per Judith.
 
Lo chef siciliano, quando ha letto dell’esperienza raccontata da Judith non ha esitato ad invitata per un colloquio, come riportato da Il Gazzettino. «Non mi tolgo il vizio di pensare agli altri. Mi occupo di profughi, senzatetto, carcerati ed Emergency da vent’anni. Ho solo letto di una dichiarazione da parte del sindaco di Venezia su un fatto che è ancora tutto da dimostrare, dove, da maggiorenne vaccinato, si diceva indignato per quanto successo nei confronti della ragazza. Quindi ho solo scritto un tweet in cui l’ho invitata a fare un colloquio portando un curriculum e i genitori». Così La Mantia ha spiegato perchè ha voluto offrire una possibilità a Judith. Lo chef spiega come sono andate le cose, come riportato da Il Messaggero: «È venuta da sola, perché il padre è malato. Ha portato il suo curriculum, breve, e mi è parsa una ragazza normale, senza grandi atteggiamenti. È stata lì, ha ascoltato me e i miei cinque colleghi, le ho fatto una decina di domande, arrivederci e grazie». Il colloquio non è andato bene, ma questa volta il razzismo non c’entra. «Io cerco figure professionali pronte per un’apertura, su cui possa fare affidamento, non è un locale già aperto dove si possano inserire persone in prova. È ovvio – ha spiegato lo chef  – che per ora non potrei far affidamento su di lei a livello professionale. Magari poi è un fenomeno eh, ma per partire ho bisogno di persone che lavorino da anni. Nessun pregiudizio, quindi. Non ho pregiudizi verso nessuno. A Milano tra chi lavora per me ci sono persone che vengono da tutto il mondo, è scontato. Stiamo parlando di servizio: chi fa un buon lavoro ed è integrato va bene».
Fonti: Il Gazzettino, Il Messaggero
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