150mila euro di dubbia provenienza, il tesoriere del PD ha delle spiegazioni da dare

Abbiamo un Governo di ladri e di buffoni“. E’ stato questo il complimento che il senatore Matteo Renzi ha rivolto all’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, qualche giorno fa. Non proprio un complimento da parte di un ex premier che pochi anni addietro si diede la missione di rottamare  quella parte del PD che, a suo giudizio, non teneva il passo con i tempi. Rottamare, bella termine, se ci si pensa, alla Salvini. Solo che quest’ultimo ha usato un’espressione simile per i campi abusivi di Rom e Sinti, mentre l’ex premier la usava per i compagni di partito, che forse in cuor suo equiparava a nomadi e ambulanti. Comunque l’impresa è apparsa ampiamente alla sua portata, al punto che è riuscito a rottamare l’intero PD, e probabilmente anche il proprio futuro politico. Sai come sia, se non fosse sordo ad ogni consiglio verrebbe da suggerire a Matteo Renzi di tenere un profilo più basso, meno “urlato” almeno per un po’. La sua strategia di attacco sta diventando imbarazzante. Perchè il Partito Democratico è finito sotto inchiesta, ancora, per una questione di soldi. Nei guai è il Tesoriere del partito, Francesco Bonifazi. L’accusa è grave: finanziamento illecito in concorso con l’imprenditore Luca Parnasi, arrestato lo scorso giugno per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, come riportato da Dire. I due avrebbero usato anche la fondazione Eyu (che si occupa di organizzare iniziative ed eventi che possano favorire l’ascolto e la partecipazione attiva) come canale per far arrivare al Pd soldi di dubbia provenienza.

 

Per ora la cifra contestata è di 150mila euro, ma le indagini stanno lavorando per capire se ci sono state altre donazioni. A confermare le ipotesi della pm Barbara Zuin, e del nucleo investigativo dei Carabinieri guidato da Lorenzo D’Aloia, è stato lo stesso Parnasi, che si è lasciato andare durante un interrogatorio. Ma non solo, perché tra l’imprenditore e il tesoriere ci sarebbero stati diversi contatti e un incontro nella sede del Pd a Sant’Andrea delle Fratte, poco prima delle elezioni elettorali.

Il tutto è stato registrato sul cellulare dello stesso Parnasi, a cui era stata affidata la realizzazione dello stadio di Tor di Valle. Peccato però che la riunione si sia tenuta nello studio del parlamentare e quindi non può essere utilizzata, anzi dovrà addirittura essere distrutta. L’esponente politico ha sempre negato che la fondazione Eyu sia stata un tramite per far arrivare pagamenti al Pd, anche solo per la sponsorizzazione del partito. Bonifazi, che non ha negato di conoscere Parnasi, ha però ridimensionato il valore del loro rapporto, ammettendo di averlo incontrato giusto qualche volta: “C’è chi vuole confondere le mele con le pere sostenendo, per esempio, che la fondazione Eyu sia stata utilizzata come scatola vuota per finanziare il partito. Mi amareggia veder coinvolta in una vicenda poco commendevole una fondazione che è invece una scatola piena, anzi pienissima”.

Bonifazi, presidente della fondazione Eyu, avrebbe ricevuto un totale di 250mila euro in due tranche. Gli ultimi 100mila ricevuti però sarebbero giustificati come fattura per uno studio sul rapporto tra la casa e i cittadini. A gestire i pagamenti, il tesoriere della fondazione, Domenico Petrolo, che a ridosso delle ultime elezioni, si è fatto particolarmente insistente con i dipendenti del gruppo Parsitalia, società di costruzioni, proprio della famiglia Parnasi.

Fonte: Dire

Impostazioni privacy