Vince due volte alla lotteria in sei giorni, ora è un multimilionario. Una duplice vittoria da sogno, con una possibilità che si realizzi praticamente prossima allo zero e, come se non bastasse, tutto nell’arco di poche ore. Dire che la fortuna è cieca è una menzogna in questo caso.
Sembra che, al contrario, la fortuna sapeva chi scegliere ed è andata a cercarlo due volte. Cosa accadrà ancora al destinatario di una sorte così straordinaria non è dato saperlo. Certo che quest’uomo dovrà accettare in futuro la sorte avversa con il sorriso, perchè la sua dose di fortuna sembra già averla avuta, e tutta assieme.
Un 40 enne ha vinto alla lotteria due volte nell’arco della stessa settimana. Il primo biglietto fortunato è stato giocato lo scorso 6 maggio. Sei giorni dopo, il 12 maggio, un altro colpo di fortuna, al limite dell’impossibile.
La doppia vincita è si è verificata in Australia. Del fortunato al momento non si conosce ancora l’identità, si sa solo l’età e che vive alla periferia di Sydney, come riportato da Le Parisien.
Con la prima vincita l’uomo aveva vinto alla lotteria ben 1.020.487 dollari australiani. Cifra superata abbondantemente con la seconda vincita di 1.457.834 dollari. Complessivamente si è arricchito di quasi 2,5 milioni di dollari australiani una cifra che si avvicina ai 1,5 milioni di euro.
“Sono veramente entusiasta. Due volte in una settimana. Ho pensato che fosse troppo bello per essere vero. Due volte in pochi giorni. Le possibilità di vincere due volte in così breve tempo sono praticante inesistenti”, ha detto l’uomo a NSW Lotteries, l’ente che gestisce le lotterie nello strato australiano del Nuovo Galles del Sud. “Vorrei avere consigli da dare su come vincere la lotteria ma non ne ho“.
Quanto a come spendere la propria vincita, l’uomo assicura: “Non farò niente di stupido e ho deciso di fare dei buoni investimenti immobiliare“. Però qualche sfizio se lo toglierà: “Sicuramente farò una vacanza a Honolulu. E poi voglio regalarmi una bella macchina nuova. Per il resto agirò con attenzione“.
Fonte: Le Parisien