Il progetto educativo è stato ideato dalla cooperativa Leone Rosso, originaria della Valle D’Aosta e gestore della maggior parte dei profughi accolti a Carpi. Marco Gheller responsabile di Leone Rosso, spiega: “I ragazzi più meritevoli stanno frequentando il corso di cultura italiana diviso in tre moduli. Il primo modulo è sui concetti di razzismo, etnia e differenze, il secondo modulo è sulla Costituzione italiana e vengono spiegati concetti anche complessi come la tripartizione dei poteri. Gli ultimi due moduli sono sulla cucina italiana, i cibi e i modi per cucinarli, e l’approccio comportamentale e sessuale verso le donne. Le insegnanti, due donne italiane ma di origine africana, spiegano ai ragazzi che nella cultura occidentale la donna ha gli stessi diritti e doveri dell’uomo, che quando dice ‘no’ va rispettata, che non va picchiata”.
Qualcuno non ha gradito questo tipo di approccio, ma Gheller sembra più concentrato sul problema legato al cibo: “Il 30% dei profughi che finiscono al pronto soccorso ha problemi legati ad una alimentazione errata: vogliono cucinare gli stessi piatti che mangiavano nel loro Paese d’origine ma con gli ingredienti che trovano qui non è la stessa cosa e si sentono male”.
F.B.
Fonte: Il Corriere della Sera
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