In una sala operatoria su tre in Italia l’inesperienza può costare caro

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Emerge una statistica preoccupante relativa agli ospedali italiani, e che cozza con un altro dato decisamente positivo per il quale, tanto al Nord quanto al Sud, le cure sono migliorate. A fare da contraltare a questa affermazione c’è il fatto che in una sala operatoria su tre di media aumenta il rischio per i pazienti sottoposti ad intervento di subire delle complicazioni anche importanti, a causa dell’esperienza non sufficiente del personale medico coinvolto, come riportato da La Stampa. Questo a causa della scarsità di operazioni in programma e della relativa impreparazione nel far fronte ad eventuali emergenze. Lo indica il Piano Nazionale Esiti (Pne) dell’Agenas (Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali) dopo le osservazioni condotte in 166 ospedali italiani. Eppure di medici bravi non mancano, se si pensa che l’Italia è situata al di sopra degli standard europei. Ma è una disorganizzazione generale ad inficiare sul quadro globale. Ad esempio, in merito agli interventi per curare le fratture del collo del femore ai ricoverati over 65, la media internazionale di operazioni svolte nei successivi due giorni dall’emergere dell’infortunio è dell’80%, contro il 58% dell’Italia. E qui la tempestività serve per evitare problematiche anche permanenti. Ma tale stima era di solo il 31% dalle nostre parti nel 2010.

Statistiche contrastanti per quanto riguarda gli ospedali italiani

Scende anche il tasso di mortalità relativo a patologie e casi clinici anche gravi, come l’ictus ischemico e l’infarto del miocardio, che negli ultimi sei anni sono diminuiti, e questo testimonia la bravura dei nostri medici. Ma alcune situazioni fanno si che in sala operatoria la situazione cambi, e sotto accusa finisce lo scarso numero di operazioni; di conseguenza, la bassa esperienza acquisita sul campo è un qualcosa che può influire negativamente anche sul lungo periodo. Solo il 35% degli ospedali italiani coinvolti nelle osservazioni riesce ad esempio a superare la soglia si 70 interventi annui al polmone. Mentre per curare il tumore alla mammella soltanto un reparto su quattro rispetta tutti i requisiti di sicurezza. Il Policlinico Umberto I di Roma supera poi la soglia de 20 interventi all’anno allo stomaco, ma li divide in diverse altre chirurgie, delle quali nessuna risulta essere a norma di sicurezza. Poi non sono pochi i casi per i quali occorre ritornare in sala dopo una prima operazione, cosa che in condizioni normale non dovrebbe avvenite. Questo capita soprattutto con interventi alla spalla, all’anca ed al ginocchio. Intanto proprio un italiano ha scoperto il ‘generatore’ di energia dei tumori.

S.L.

Fonte: La Stampa

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