Roma: ambulanze con tempi di attesa di tre ore “Se stai male puoi solo pregare”

A Roma decine di ambulanze sono ferme nei pronto soccorso. Le denunce dei cittadini costretti ad aspettare quasi tre ore per un intervento.

Per la mancanza di posti letto molte ambulanze sono nel caos a Roma a tal punto che molti cittadini hanno denunciato: “Mi hanno sconsigliato di chiamare l’ambulanza”.

ANSA/ CESARE ABBATE

Secondo le fonti lunedì le ambulanze ferme nei pronto soccorso della Capitale erano oltre 40: “Se venite a Roma e vi sentite male, non potete fare altro che pregare. Questa signora di 70 anni ha avuto un malore qua alla stazione Termini, abbiamo chiamato il 118 sollecitando quattro volte, ho parlato personalmente con la collega della sala operativa e lei mi ha detto che le ambulanze sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Questa è Roma e questa è la sanità italiana nel 2022″. Questa è la video denuncia di Davide Laurenti, infermiere che ha assistito un’anziana che si è sentita male ed è rimasta sdraiata per quasi tre ore sul pavimento della stazione Termini di Roma. È svenuta più di una volta, ma è stata portata in ospedale soltanto dopo due ore. Un’ altra denuncia proviene da Antonella madre di Pier, un ragazzo francese di 26 anni, che ha atteso più di due ore l’ambulanza prima che suo figlio potesse essere curato. “Mio figlio urlava dal dolore ma dal centralino mi dicevano che avremmo dovuto aspettare un po’ perché non c’erano mezzi disponibili. “Mi hanno consigliato anche di rivolgermi ad un’ambulanza privata ma le aziende che ho contattato mi hanno risposto che dovevo prenotarla. Hanno scoperto che Pier aveva una forma molto aggressiva di meningite, e per fortuna sono riusciti a salvarlo”. Ma aspettare due ore e mezza per un mezzo di soccorso è indecente”. Protesta così Antonella. Ed ancora Gioia, positiva al Covid, sabato scorso ha avuto un malore: “Ho provato a chiamare i soccorsi ma mi hanno sconsigliato di attivare la richiesta e quindi sono dovuta andare in ospedale in auto appena mi sono sentita meglio”. Anche Daniele, un ragazzo che si è sentito male in casa lunedì, dopo aver aspettato per più di un’ora e mezza si è rassegnato ed ha chiesto a degli amici di accompagnarlo.

Alessandro Saulini, segretario del Nursind Ares 118 ha confermato che più della metà delle ambulanze sono attualmente ferme al pronto soccorso. Il problema è ormai noto: le barelle delle ambulanze vengono parcheggiate al pronto soccorso perché mancano i posti letto. In più, le difficoltà legate alla gestione dei pazienti Covid e alla separazione dei percorsi in pronto soccorso hanno aumentato i disagi e i ritardi. “Siamo vicini al collasso nonostante gli sforzi del personale”, spiega. “Da mesi stiamo riscontrando un vero e proprio esodo sia da parte dei colleghi più anziani che chiedono di essere trasferiti altrove, sia dei neoassunti che in qualche caso arrivano addirittura a licenziarsi perché non ce la fanno più a lavorare in queste condizioni”.Gli operatori sono allo stremo, il servizio va potenziato, ma per davvero. Finora ci sono stati soltanto interventi spot che sono serviti ad affrontare le emergenze ma non a risolvere il problema”. Anche il consigliere leghista Fabrizio Santori, nei giorni scorsi ha raccolto diverse denunce. “I pronto soccorso dichiarano da tempo difficoltà, ma ora il caos si moltiplica. E quello che sembra emergere è un tentativo di scoraggiare gli utenti dal chiamare il servizio mobile di soccorso pubblico. Questo – denuncia – significa negare il diritto alla salute, diritto che l’amministrazione deve invece tutelare e promuovere”. 

 

 

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