Green Pass, la senatrice Monica Cirinnà ne vuole uno speciale per i transgender

Green Pass sì ma non uguale per tutti. Questa la richiesta della senatrice Monica Cirinnà sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle persone transgender.

Getty Immages/Massimo Di Vita

Da una settimana circa è entrato in vigore l’obbligo del Green Pass per accedere a determinati luoghi o eventi. Com’è logico che sia al controllo del lasciapassare deve seguire il controllo del documento d’identità per evitare truffe o inganni. Ma c’è chi si oppone. E, a sorpresa, l’opposizione non arriva dal Centrodestra. A dirsi contraria è la senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà. Secondo Cirinnà controllare i documenti potrebbe rappresentare una sorta di shock – oltreché di violazione della privacy – per le persone che hanno deciso di cambiare sesso ma che ancora, all’anagrafe, sono registrati con il sesso biologico con il quale sono venuti al mondo. La senatrice ha spiegato: “Le leggi vigenti non sono in grado di riconoscere la complessità dell’esperienza di vita delle persone transgender“. In pratica – secondo Cirinnà – nel vedere i propri documenti scansionati da un’App, il soggetto transgender non si sentirebbe riconosciuto nel modo conforme al suo sentire più intimo. Pertanto chiede che le modalità di verifica del Green Pass per i transgender siano differenti rispetto a quelle in uso per tutti gli altri. In quanto rivelare il proprio sesso biologico causerebbe loro problemi di identificazione. E parlando dei diritti di omosessuali e transessuali, la Dem ha tirato fuori la questione del Ddl Zan che – da un po’ – sembrava ormai sepolta e destinata a finire nel dimenticatoio. Cirinnà ha ribadito: “L’approvazione del Ddl Zan rappresenterebbe un primo e fondamentale passo perché darebbe pari dignità alle persone LGBT”.

Mescolare due questioni così diverse come Green Pass e Ddl Zan non poteva non scatenare polemiche. Le risposte alla proposta di Cirinnà non sono tardate ad arrivare. “Quello della Cirinnà è un tentativo di fare la respirazione bocca a bocca a un Ddl Zanche è politicamente morto nel momento in cui i giallorossi, dopo aver chiesto per mesi la votazione, nell’ultima riunione di capigruppo si sono tirati indietro dimostrando di che pasta sono fatti”. – le parole Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia. E’ prontamente intervenuto anche il senatore della Lega Simone Pillon, uno dei più acerrimi nemici del Ddl Zan: “Fatto salvo il massimo rispetto per le persone, se i trans sono clinicamente maschie non possono pretendere che sul green-pass si scriva una cosa per l’altra” – ha commentato Pillon. Ma è intervenuto anche Umberto La Morgia, esponente di Fratelli d’Italia e fondatore del gruppo ‘Omosessuali di Destra’:  “Dietro queste rivendicazioni, prima ancora della questione linguistica e grammaticale, c’è una non accettazione della realtà biologica maschile o femminile e delle differenze tra i sessi“.

Impostazioni privacy