Vacanze nel lusso con 270 mila euro del Reddito: altre 50 persone hanno trovato come fare

Venticinque nuclei familiari direttamente collegati al clan Contini sono finiti sotto inchiesta per aver illegalmente percepito il reddito di cittadinanza. A scoprirlo la Guardia di Finanza di Napoli. 

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Guardia di Finanza/Facebook

Un tenore di vita lussuoso, fatto di eccessi e costose vacanze nelle più note località turistiche italiane ed estere. Anche così veniva impiegato il denaro che mogli, fratelli e figli degli affiliati al clan malavitoso dei Contini, ricevevano dallo Stato come Reddito di Cittadinanza. La somma totale, illegalmente percepita dai parenti dei membri della cosca – compresi i due capoclan – ammonta a circa 270 mila euro. A scoprirlo i militari della Guardia di Finanza di Napoli, al termine di una serie di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Sono in tutto 50 gli indagati: nell’ambito dell’inchiesta sono state effettuate perquisizioni anche presso quattro Caf, tutti nell’area tra Napoli e provincia, dai quali partivano le domande per l’accesso al Reddito.

A condurre le indagini è stato il Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli. Lo schema era semplice: a presentare le richieste erano sempre cittadini incensurati, che però omettevano – nel complesso di informazioni fornite all’Inps per richiedere il sussidio – di indicare la parentela con pregiudicati condannati per reati di Camorra. In alcuni casi la parentela era particolarmente stretta, trattandosi di mogli, figli e fratelli degli appartenenti al clan. Sono 25 i nuclei familiari coinvolti nell’indagine, tutti direttamente collegati a membri di rilievo del clan Contini.

Tra gli indagati spiccano i nomi dei parenti di Ettore Bosti e Salvatore Botta – ritenuti dagli investigatori gli attuali capi della famiglia malavitosa – così come quelli di Vincenzo Tolomelli – altra figura di spicco del clan – e di Antonio Pengue. Quest’ultimo sarebbe stato colui che, secondo gli inquirenti, nel 2014 aveva avvertito il clan di un imminente blitz grazie alla soffiata ricevuta da una sua parente, impiegata presso il Tribunale di Napoli.

Come detto, le somme sequestrate dalla Guardia di Finanza nel corso delle operazioni ammontano complessivamente a 270 mila euro. Soldi che sarebbero stati percepiti nel periodo compreso tra l’aprile del 2019 e il novembre del 2020. Sequestrate anche numerose carte utilizzate per l’erogazione del Reddito di Cittadinanza. Nel corso dell’inchiesta sono state effettuate perquisizioni in diversi quartieri di Napoli – in alcuni comuni limitrofi, come Quarto, Sant’Antonio Abate, Cicerale.

Un caso destinato a rinfocolare le polemiche sul reddito di cittadinanza, misura introdotta nel 2018 dal primo Governo Conte – con il sostegno di Movimento 5 Stelle e Lega – e finita da tempo nel mirino delle Forze del Centrodestra, che ne invocano la cancellazione o, quanto meno, una profonda revisione. Quel che è certo è non si tratta, purtroppo, del primo episodio di riscossione illecita del reddito: su tutti spicca il caso dei fratelli Bianchi – a processo per droga e per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte – che ricevevano il sussidio nonostante ostentassero il loro stile di vita lussuoso ed opulento.

 

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