Ylenia temeva di morire: “Verrai tu a mettermi i lumini”, aveva detto alla madre

Pochi giorni prima di morire, in una conversazione con la madre, Ylenia Lombardo aveva pronunciato parole preoccupanti: “Non farò una bella fine“. 

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Ylenia Lombardo/Facebook

Sembrava che sapesse già tutto, Ylenia Lombardo, la trentaduenne uccisa dal compagno mercoledì scorso a San Bel Sito, in provincia di Napoli. Che avesse previsto l’atroce fine a cui stava andando incontro: Andrea Napolitano, il fidanzato, l’ha picchiata e poi l’ha data alle fiamme. Ma lei, parlando con la madre, aveva già spiegato di sapere di essere in pericolo: “Non farò una bella fine. Farò la fine della moglie di Parolisi. Secondo me verrai tu a mettermi i lumini“, aveva detto alla donna, riferendosi alle candele votive che si portano davanti alle tombe, nei cimiteri. L’altro riferimento poi, è abbastanza eloquente: Ylenia parla di Melania Rea, uccisa dal marito – il militare Salvatore Parolisi – dieci anni fa nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo.

Questa frase, rivolta alla madre da parte della trentaduenne, è contenuta nelle 15 pagine di ordinanza con cui il gip Danila Critelli ha disposto il carcere per Napolitano, al termine dell’udienza di convalida. Il compagno di Ylenia risulta essere affetto da disturbi psichiatrici e già in passato era stato denunciato per incendi dolosi di automobili ed altri oggetti: ora l’accusa nei suoi confronti è di aver massacrato la ragazza all’interno della sua abitazione, in via Ferdinando Scala 69, e di aver successivamente appiccato un incendio nell’appartamento. Alla base delle violenze, lo smarrimento di una carta prepagata da 15 mila euro che Napolitano accusava Ylenia di aver perso.

L’agghiacciante conversazione in cui la trentaduenne confessava alla madre di temere per la propria incolumità, era avvenuta pochi giorni prima dell’omicidio. La signora – che vive a Viterbo insieme al marito e alla figlia undicenne di Ylenia – aveva contattato la figlia telefonicamente. Scorrendo le pagine dell’ordinanza, viene ricostruito il rapporto della coppia: i due erano stati visti in più occasioni insieme lungo le strade di San Paolo Bel Sito, ma la ragazza non aveva mai rivelato alla famiglia dell’esistenza di quella relazione. Al contrario, nelle chiacchierate con la madre aveva solo fatto riferimento ad un corteggiatore non gradito ed insistente, che lei aveva in vano tentato di allontanare.

Sempre nell’ordinanza, si legge che Ylenia aveva riferito alla cognata Erminia di “un tale Andrea, che lei riferiva essere soggetto precedentemente in cura presso il centro di salute mentale, il quale insisteva di voler iniziare con lei una nuova vita. Ma era geloso anche di Facebook e la seguiva“.

Secondo le ricostruzioni fin qui effettuate, Napolitano – dopo aver picchiato Ylenia – avrebbe telefonato alla madre della ragazza, con cui aveva già avuto contatti: la donna avrebbe sentito la voce della figlia in lontananza, ma nonostante si capisse che la trentaduenne parlava a fatica non aveva riconosciuto la richiesta di aiuto di Ylenia. Successivamente, l’aggressore avrebbe inviato alla psichiatra presso cui era in cura da circa un anno un messaggio vocale, nel quale chiedeva di essere visitato. Solo a quel punto, Napolitano avrebbe appiccato il fuoco nella camera da letto per poi lasciare l’abitazione, chiudendo la porta a chiave nel momento in cui usciva. Più tardi, in un colloquio con Manolo Cafarelli, ex sindaco del Comune campano e suo compare di Cresima, l’assassino avrebbe confessato il proprio delitto.

 

 

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