Riapertura serale dei ristoranti, il Cts fa muro: “Tra venti giorni il virus presenterà il conto”

Il Comitato Tecnico Scientifico smentisce le ipotesi – circolate nella giornata di ieri – di concedere riaperture serali ai ristoranti e mette in guardia rispetto alla diffusione delle varianti virali. 

Riapertura serale dei ristoranti, il Cts fa muro
Miguel Medina, Getty Images/Archivio

Nessuna riapertura serale dei ristoranti, nessun allentamento nelle misure anti-Covid. Il Comitato Tecnico Scientifico chiarisce la propria posizione su un tema che, negli ultimi due giorni, era circolato in modo sempre più intenso, con tanto di indiscrezioni sulla decisione del Cts di concedere qualche libertà in più alla luce dei dati della curva epidemiologica. “Una rimodulazione complessiva dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio“, si legge nella nota diramata dal Comitato. Che, dal proprio punto di osservazione, continua a ritenere una chiusura totale come unica strategia efficace per il contrasto al Coronavirus. Lo dice chiaro e tondo anche Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute uscente Roberto Speranza, secondo il quale “è sbagliato riaprire e non nascondo la mia preoccupazione“.

Quello in corso è il primo fine settimana – dopo mesi – che l’Italia affronta quasi completamente in zona gialla: libertà di spostamento tra comuni, voglia di normalità, bar e ristoranti aperti fino alle 18. I tecnici temono affollamenti e, di conseguenza, una nuova crescita dei contagi. E nonostante il monitoraggio settimanale della Cabina di regia presenti dati tutto sommati tranquillizzanti, che raccontano di una diffusione del contagio non in crescita, non mancano gli elementi di preoccupazione. “Si osserva un lieve generale peggioramento della epidemia con un aumento nel numero di regioni o province autonome classificate a rischio alto (sono Bolzano, Umbria e Puglia; era solo una la settimana scorsa) e con la riduzione delle regioni a rischio basso (7 contro 10)“, scrive la Cabina di regia.

In crescita anche l’indice Rt, il primo degli indicatori a subire un’inversione di tendenza che – se confermata – viene solitamente seguita dalla crescita dei contagi, dei ricoveri e – ultimi in ordine di tempo – dei decessi. “Complessivamente  il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione“, si legge ancora nel documento redatto a conclusione del monitoraggio settimanale, ma si registrano anche “forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive“.

Intanto, sono 7 le Regioni i cui reparti di terapia intensiva fanno registrare un livello di saturazione superiore alla soglia critica. Un segnale che “richiede grande attenzione“, secondo il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, preoccupato inoltre dalla rilevazione di una crescente quantità di casi di positivi alle varianti virali: in Umbria sono stati individuati 18 casi di positività alla variante inglese, 12 a quella brasiliana e 3 mutazioni. Dati che preoccupano e che potrebbero portare, mentre l’Italia cambia colore, ad una serie di chiusure e restrizioni imposte, se necessario, a livello comunale. Questa la strada scelta sia dalla Presidente umbra Donatella Tesei – che per scongiurare il lockdown dell’intera regione è pronta ad isolare una serie di Comuni – che dal Governatore della Toscana Eugenio Giani, che ha optato per imporre restrizioni severe al Comune di Chiusi.

In particolare è la diffusione della variante brasiliana a preoccupare: “Averne identificato prontamente la circolazione è molto importante, non solo perla regione, ma per tutta Italia“, afferma il direttore generale ministeriale Giovanni Rezza . “La variante brasiliana può comportare problemi dal punto di vista dell’efficacia della risposta vaccinale. Non la annulla, ma può ridurla“. Una preoccupazione condivisa anche da Ricciardi, convinto che sia “illusorio pensare che quanto sta accadendo negli altri Paesi non accadrà qui da noi. La variante inglese è molto contagiosa“, e fortemente contrario alla decisione di far ripartire la didattica in presenza nelle scuole superiori: “è stato un errore. Devo mettere in guardia tutti. Tra 3 settimane il virus ci presenterà il conto“, ammonisce l’esperto.

Un tema destinato a tornare ad essere centrale nei prossimi giorni, visto che diversi Governatori sembrano intenzionati a limitare il più possibile la riapertura degli istituti. E’ il caso della Campania, dove Vincenzo De Luca è pronto ad andare allo scontro con i comitati delle famiglie No Didattica a distanza. “Complessivamente nel periodo 25 gennaio-4 febbraio registriamo in Campania 2.280 nuovi positivi del mondo della scuola, docenti, non docenti, ragazzi, ragazze, bambine e bambini“, fa sapre – minaccioso – De Luca.

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