“Trump instabile, e ha i codici per gli attacchi nucleari”, dice la Dem Nancy Pelosi. E twitter chiude l’account del Presidente

Twitter ha deciso di “sospendere permanentemente” l’account ufficiale del Presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump, che intanto rischia l’impeachement: “E’ instabile”, dice la speaker della Camera Nancy Pelosi, secondo la quale bisogna evitare il rischio che il magnate ordini attacchi nucleari. 

Pelosi: "Trump instabile" . E twitter chiude l'account del Presidente
Donald Trump/ANDREW CABALLERO-REYNOLDS, Getty Images

La battaglia tra il Presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump ed i social network continua. Dopo la decisione di Mark Zuckerberg di sospendere, per almeno due settimane – e quindi oltre la scadenza del mandato presidenziale – gli account Facebook ed Instagram del capo della Casa Bianca, arriva ora anche la netta presa di posizione di Twitter, che ha deciso di chiudere definitivamente l’account del magnate. “Dopo aver revisionato i più recenti tweet di @realDonaldTrump e averli contestualizzati, analizzando come vengono recepiti e interpretati su Twitter e fuori, abbiamo deciso di sospendere permanentemente l’account per evitare ulteriori rischi“, si legge in una nota diffusa dal social network nella serata di venerdì.

Una scelta che ha fatto innervosire ulteriormente Trump, la cui reazione non si è fatta attendere: definendo quella in atto contro di lui come una “cospirazione“, il tycoon ha annunciato attraverso l’account Potus – President of the United States – che presto potrebbe mettersi in proprio: “Siamo in trattative con altri siti. Stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma“. Secondo Trump, chi gestisce il social network si è coordinato “con i democratici e la sinistra radicale per rimuovere il mio account dalla loro piattaforma” al fine di “far tacere me, voi e i 75 milioni di americani che mi hanno votato“, scrive ancora il Presidente uscente, che conclude affermando che “Non ci metteranno a tacere, Twitter non è libertà di parola“.

La piattaforma ha prontamente rimosso i tweet pubblicati da Trump attraverso l’account presidenziale e, in base alle regole di partecipazione al social, qualora il magnate dovesse aprire un nuovo account, questo sarebbe immediatamente sospeso. D’altra parte, lo scontro tra il tycoon e Twitter era iniziato nei mesi scorsi, quando la piattaforma aveva, per prima, cancellato alcuni tweet di Trump perché recanti contenuti non veritieri. Poi, in seguito all’assalto dei suoi sostenitori a Capitol Hill, l’account del Presidente era stato sospeso per 12 ore e poi riattivato.

Non appena rientrato in pieno possesso del proprio account, Trump aveva però ricominciato a twittare messaggi dal contenuto controverso. Rivolgendosi, ad esempio, agli arrestati in seguito agli scontri davanti al Campidoglio, il Presidente aveva assicurato loro che non avrebbe permesso “che veniate trattati in maniera ingiusta“. Ma la decisione da parte del social network, più che dai vertici, pare essere arrivata su input dei dipendenti di Twitter, che nella giornata di ieri hanno indirizzato al fondatore Jake Dorsey una lettera – firmata da 350 di loro – nella quale si chiedeva di avviare un’indagine volta a stabilire il ruolo svolto dai tweet di Trump nell’avvio della rivolta di mercoledì: “Nonostante i nostri sforzi di servire esclusivamente il dibatto pubblico, ci siamo trasformati nel megafono di Trump. Aiutandolo ad infiammare la folla responsabile dei fatti del sei gennaio“, si legge nel testo.

E se la decisione di Twitter a causato reazioni fortemente critiche – dal figlio del Presidente, Donald Jr, secondo il quale gli Stati Uniti sarebbero piombati nel 1984 di Orwell fino al New York Post di Rupert Murdoch, passando naturalmente per alcuni esponenti del partito repubblicano rimasti fedeli al tycoon – non è detto che questo sia il problema più rilevante che Trump si trova a dover affrontare: sul tavolo, per quanto riguarda i prossimi 11 giorni di mandato presidenziale, rimangono le ipotesi del ricorso al 25° emendamento o dell’avvio della procedura di impeachment nei suoi confronti. La prima ipotesi, quella che porterebbe alla decadenza del Presidente perché “non in grado di adempiere ai suoi doveri” richiede tuttavia l’approvazione e l’iniziativa del vicepresidente Mike Pence, che non pare intenzionato a procedere in questo senso.

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Ma a riaprire l’ipotesi di impeachment ci ha pensato la speaker della Camera Nancy Pelosi, che ha fatto sapere che “Se non lascerà l’incarico volontariamente, il Congresso procederà con la sua azione“, con le procedure per la messa in stato d’accusa di Trump che potrebbero essere avviate già lunedì. Questo perché, spiega Pelosi, i fatti degli ultimi giorni hanno definitivamente chiarito che Trump sia una persona “instabile” e che sia necessario prendere tutte “le precauzioni disponibili per impedire a un presidente instabile di avviare ostilità militari o accedere ai codici di lancio e ordinare un attacco nucleare“.

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