Natale chiusi a casa. Questo sistema sta funzionando, dice Conte

Nella serata di ieri il Premier Giuseppe Conte ha illustrato in conferenza stampa le nuove misure varate dal Governo in vista del Natale. Il Presidente del Consiglio ha espresso “forte preoccupazione”, per una possibile impennata dei contagi. 

Sono quasi le dieci di sera quando il Premier Giuseppe Conte si presenta davanti ai microfoni per tenere la conferenza stampa in cui illustra al Paese le misure scelte dal Governo per fronteggiare il Coronavirus nel periodo di Natale. L’attesa è tanta, nonostante buona parte delle restrizioni siano filtrate nel corso della giornata e nonostante il tam tam scattato dalle 20 in poi, quando – appena concluso l’ultimo, decisivo Consiglio dei Ministri – le dichiarazioni dei partecipanti hanno cominciato a fioccare sui social.

Il metodo a zone ha funzionato, abbiamo evitato il lockdown generalizzato“, dice Conte, fermo nella difesa del metodo applicato in questi ultimi mesi, già finito nel mirino delle Opposizioni che alla luce della necessità di applicare nuove forti restrizioni natalizie lo hanno bollato come fallimentare. “Nei prossimi giorni“, spiega il Premier, “tutte le regioni potrebbero rientrare nell’area gialla“, anche se gli effetti di questi passaggi si cominceranno verosimilmente a vedere soltanto dopo il 7 gennaio, visto che durante le feste – come previsto dal nuovo Dpcm – tutta Italia sarà uniformemente arancione in alcuni giorni e rossa in altri. “La situazione è difficile in tutta Europa“, dice Conte. A spingere il Governo verso la stretta è stata la “forte preoccupazione che nel periodo natalizio la curva dei contagi possa subire un’impennata“, manifestata dagli esperti del Cts.

D’altra parte, dopo giorni in cui l’abbassamento della curva aveva subito un rallentamento significativo, i dati di ieri – 17.792 nuovi positivi e 674 decessi – hanno evidenziato tutte le ragioni della preoccupazione degli esperti, con un rapporto tra tamponi e positivi in crescita – al 10% – così come l’indice Rt, che si stima di nuovo sopra quota 1. “Abbiamo sempre detto che ci muoveremo sulle evidenze scientifiche“, ha sottolineato il Presidente del Consiglio. “Se il nostro Cts ci dice che si preannuncia una circolazione del virus, non solo in Italia ma in Europa, che richiede misure, noi difendiamo il Paese e interveniamo subito, come abbiamo sempre fatto con coscienza“.

E quindi ecco il lockdown a singhiozzo, con l’Italia in zona rossa in tutti i giorni più caldi del periodo natalizio, i festivi ed i prefestivi: le chiusure scatteranno il 24 dicembre e proseguiranno fino al 27 compreso. A quel punto, tre giorni di tregua con l’allentamento in zona arancione – e la riapertura dei negozi – prima della nuova stretta che riguarderà il capodanno e durerà fino alla Befana: dal 31 dicembre al 6 gennaio con l’eccezione del 4, di nuovo contrassegnato dal colore arancione. Un modo per limitare il più possibile cenoni e feste, vero elemento di preoccupazione anche alla luce del pessimo precedente rappresentato negli Stati Uniti dal thanksgiving. Nel testo, però, alla fine viene inserita una deroga per permettere qualche incontro: sarà infatti consentito di ricevere, una volta al giorno e rigorosamente all’interno della fascia oraria del confermatissimo coprifuoco, la visita di due persone non conviventi, ai quali possono aggiungersi eventuali minori di 14 anni. Gli ospiti possono essere parenti o amici, il decreto non sottolinea alcun tipo di distinzione in questo senso. “È una misura che abbiamo pensato per consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo“, ha chiarito Conte durante la conferenza stampa.

Nei giorni rossi, per il resto, vengono confermate le regole avute finora nelle zone così contrassegnate. E quindi stop a centri centri estetici, bar e ristoranti – che potranno lavorare esclusivamente per asporto e consegne a domicilio – mentre potranno mantenere alzate le serrande supermercati, negozi di alimentari, di prima necessità, farmacie e parafarmacie, parrucchieri e barbieri. L’uscita di casa sarà consentita esclusivamente con autocertificazione e per ragioni di lavoro, salute, necessità, per svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione o per prendere parte alle Messe. Restano invariate anche le regole per le giornate arancioni, con la riapertura dei negozi – fino alle 21, per favorire lo scaglionamento degli ingressi – e la possibilità di muoversi all’interno del comune di residenza senza autocertificazione. Per i comuni inferiori a 5000 abitanti, il limite non riguarda il territorio comunale ma prevede un raggio massimo di 30 chilometri dal luogo di residenza.

Nuove chiusure che, proprio nei giorni in cui le attività sono abituate a vendite straordinarie, rappresentano una mazzata per negozi, bar e ristoranti. Il Premier assicura che il Governo sarà al fianco degli operatori coinvolti dalle nuove restrizioni, con la sospensione di contributi e tributi per chiunque abbia registrato perdite e rilancia sull’erogazione immediata di ristori in favore di chi ha subito danni economici: “Questo decreto dispone subito un ristoro di 645 milioni per i ristoranti e bar“, annuncia Conte, che spiega poi come nuovi fondi verranno sbloccati a gennaio, quando l’Eseutivo provvederà al varo di un nuovo decreto Ristori, destinato a risarcire “gli altri operatori oltre ai ristoranti e bar” creando delle misure perequative.

 

 

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