La lettera di Conte: se non fosse per il Governo staremmo già in Lockdown totale

Il presidente del Consiglio si difende dalle accuse di chi attribuisce al Governo le colpe per l’impennata dei contagi nella seconda ondata della pandemia: “Non accetto il messaggio di un presidente e di un governo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva”.

Giuseppe Conte. VINCENZO PINTO/AFP via Getty Images

“Gentile Direttore, sono giorni difficili per l’Italia”. Comincia così la lettera aperta che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, indirizzata a Repubblica. La lettera arriva a seguito della inchiesta “Il naufragio. Perché la seconda ondata della pandemia Covid ha travolto l’Italia”, con cui il quotidiano ripercorre, spesso con toni critici, gli ultimi mesi della gestione dell’emergenza sanitaria in Italia. “Non posso però accettare che passi il messaggio di un presidente e di un governo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva”, dichiara.

Nel lungo testo, il premier si difende dalle accuse rivolte a lui e al Governo di essersi comportati come delle vere ‘cicale’ la scorsa estate, che oziano e friniscono nella canicola. E ritiene fuorviante il racconto di un Paese in “libera uscita, stimolato al “tana libera tutti” estivo dalla complice assenza di un governo rimasto indifferente”. Che le cose non siano andate così, sostiene il premier, lo conferma il grado di preparazione con cui il Paese accoglie la seconda ondata. Conte difende il suo operato ricordando che se non ci fosse stato il “rafforzamento dei nostri strumenti di difesa”, saremmo ad oggi in pieno lockdown generalizzato. E se oggi “possiamo permetterci interventi mirati” e differentemente dosati in base alle condizioni di criticità dei territori, è solo grazie al fatto che il Governo non si è mai fermato. A riprova dell’ingente e ininterrotto lavoro che sarebbe toccato all’Esecutivo dopo l’apertura del Paese a maggio, Conte propone alcuni dati: il doppio dei posti letto in terapia intensiva rispetto all’inizio dell’emergenza; 36.000 nuovi medici e infermieri; 230.000 tamponi giornalieri a confronto con i 25.000 di inizio pandemia; autosufficienza per il reperimento di dispositivi di protezione personale. Anche il ritorno a scuola, ricorda Conte, si è realizzato grazie all’intervento del Governo: 40 mila aule in più, grazie ai 12 mila cantieri attivati durante l’estate, nonché i banchi e i dispositivi digitali.

Conte ha anche voluto ripercorrere brevemente le fasi che ha attraversato sia il Paese sia il Governo durante l’estate, che è “iniziata con il confronto con le parti sociali e con varie associazioni e categorie professionali per pianificare la ripartenza del Paese”, ricorda il premier, per poi proseguire con il difficile “negoziato in seno al Consiglio europeo”, che ha “consentito all’Italia di ottenere la quota più corposa dei fondi previsti dal piano “Next Generation Eu, ovvero 209 miliardi di euro. E poi sono intervenuti i “decreti per accelerare l’economia e sostenere le categorie in difficoltà, per investire su scuola e sanità”, settori, ammette Conte, particolarmente sofferenti per il contagio pandemico.

Conte e l’accusa a chi minimizzava la seconda ondata

Che la piena “efficacia degli sforzi organizzativi sin qui compiuti” possa essere messa in discussione non c’è dubbio. E questo sarebbe in gran parte da attribuire ai “pesanti dazi che il ‘sistema-Italia’ è stato costretto a pagare in anni passati con la destrutturazione di comparti fondamentali quali sanità, scuola e mobilità pubblica. Ma Conte non accetta l’idea che alcuni vogliono far passare – tra politici ma anche altre testate giornalistiche, – spesso per “alimentare le polemiche politiche”, che il governo sia stato indifferente e non abbia lavorato abbastanza per prepararsi alla seconda ondata. “Il governo la scorsa estate non è mai andato in vacanza”, si difende il premier, e se gli italiani invece sono potuti andarci, sostiene, è stato grazie ai protocolli messi in atto per garantire la sicurezza sia in spiaggia sia nei ristoranti. Protocolli che, sa bene Conte, non sempre sono stati rispettati. “Non ignoriamo la realtà”, si è limitato a dire, ben consapevole che non è questo il momento migliore per puntare il dito contro la popolazione, che pure ha la sua fetta di responsabilità nella ripresa dei contagi. Neanche le polemiche sull’apertura delle discoteche sono sfuggite alla mira di Conte, che sostiene: “il governo non ha mai dato il via libera”, ma al contrario, quando ha constatato la risalita della curva epidemiologica, “ha lavorato per convincere anche i governatori più riluttanti a disporne la chiusura”.

Nella lunga lettera, Conte ha anche colto l’occasione per tirare una frecciata ai negazionisti e minimizzatori della prima ora, quelli che appena pochi mesi fa dichiaravano che la pandemia era finita o che il virus era clinicamente morto. Mentre ricorda i Dpcm e i decreti legge che fra luglio e agosto hanno permesso di prorogare le misure precauzionali e allo stesso tempo di “tutelare la nostra economia, in significativa ripresa”, torna anche sulle polemiche sulla proroga dello stato di emergenza. Era il 29 luglio quando Conte ha relazionato alle Camere, e ricorda ancora la decisione di portare avanti quella decisione “senza temere di essere impopolari”, mentre più voci – anche attraverso le colonne di vari quotidiani – “suggerivano l’inattualità di questa precauzione e propendevano per lo smantellamento dei presidi di sicurezza”.

La lettera si conclude con una presa d’atto che abbiamo a che fare con “uno tsunami che sta scuotendo l’intera Europa”, e mette in difficoltà tutti i Paesi. E anche qui Conte rivolge una critica a quanti attribuiscono esclusivamente al Governo italiano la responsabilità di un problema che si è rivelato chiaramente fuori portata per tutti i Paesi: “Questa seconda fase viene perlopiù descritta come una violenta ondata che si abbatte ben al di sopra di quelle che erano le pur prudenti attese degli altri Paesi europei. Questa descrizione invece non varrebbe per l’Italia: per molti la portata e gli effetti di questa seconda ondata sarebbero da imputare solo ed esclusivamente alle responsabilità di chi governa”, conclude.

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