Il Ministro Lamorgese: “Le persone che protestano contro il Dpcm sono disagiati sociali”

Il Ministro Lamorgese interviene in Senato per fare il punto sulle proteste che hanno attraversato il paese negli ultimi giorni, escludendo l’ipotesi che le varie piazze siano guidate da una regia comune. 

L’ondata di proteste che sta toccando tutte le principali città italiane da una settimana a questa parte preoccupa il Viminale. Molte delle manifestazioni di piazza, in questi giorni, sono sfociate in momenti di tensione, quando non di aperto scontro, con le forze dell’ordine: è successo a Napoli, a Torino, a Parma, ma anche a Milano e a Roma. Ieri il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha riferito in Senato in merito ai fatti degli ultimi giorni, affermando che alle manifestazioni hanno preso parte “frange violente riconducibili a vari e distinti ambiti, che vanno dai movimenti di estrema destra e dai centri sociali, uniti dalla tematica ‘negazionista’, fino a ricomprendere i settori più estremi delle tifoserie“. Un universo composito, stando alla ricostruzione, forse un po’ semplificata, fatta dal Ministro.

Soprattutto perché non tutte le piazze viste in questi giorni sono uguali tra loro. Un elemento che colpisce riguarda certamente la giovane età di molti dei partecipanti alle proteste: a Milano, ad esempio, lunedì sera sono stati fermati e denunciati per gli scontri ben 13 minorenni. Elemento, anche questo, messo in evidenza da Lamorgese nel corso del suo intervento in Aula, con riferimento al “rinnovato attivismo degeli ambienti studenteschi“. Accanto a tutte le categorie fin qui elencate, il Ministro ha inserito una “componente violenta di disagiati sociali, composta anche da extracomunitari che si inseriscono nella protesta per un mero tornaconto personale“.

La tesi del Governo, quindi, è che – in un contesto di crisi economica sempre più feroce – le istituzioni possano arrivare a “tollerare” le manifestazioni di ristoratori e dei titolari di tutte quelle attività direttamente citate nel nuovo Dpcm. Al contrario, tutte le frange più marginali della nostra società – periferie, oltre agli extracomunitari, fino a tutti i dipendenti, magari assunti in nero, di quelle stesse attività chiuse per decreto – partecipando agli scontri non farebbero altro che inserirsi nella protesta per “tornaconto personale“.

Una visione probabilmente un po’ miope da parte di chi è capo dell’ordine pubblico nazionale, e che sembrerebbe non tenere nella giusta considerazione il contesto di crescente rabbia che sta montando – in modo lampante – nel paese.

Nel corso del suo intervento, Lamorgese ha poi escluso l’ipotesi che le diverse piazze siano accomunate da una medesima “regia“. Nessuna evidenza, ha spiegato il Ministro, lascia pensare che possa essere in atto una comune strategia di “attacco allo Stato“, quanto piuttosto “singoli episodi” verificatisi a livello territoriale, almeno sulla base delle “indagini fatte e dalle evidenze che risultano alle forze di Polizia“.

Lamorgese ha poi garantito al Parlamento che il Viminale terrà alta la guardia sulla situazione, promettendo la massima attenzione per scongiurare che le tensioni sociali possano dilagare. La strategia annunciata dal Ministro prevede di “tenere in considerazione ogni minimo segnale di allarme“, con lo scopo di impedire alle proteste di recare ulteriori turbamenti che vadano a complicare le cose in un periodo “già pesantemente scosso dalle conseguenze della seconda ondata pandemica“.

Fondamentale, quindi, che in un momento come questo si riesca, ha proseguito Lamorgese, a “tenere insieme il Paese e respingere ogni tentativo di aizzare la protesta e alimentare derive ribellistiche“. In gioco, secondo la titolare del Viminale, c’è la tenuta sociale, che dev’essere garantita attraverso una duplice modalità di intervento: se da una parte è indispensabile l’intervento del Governo con “risorse adeguate alle famiglie e alle imprese più esposte nell’attuale contingenza economica“, dall’altra spetterà proprio al Ministero dell’Interno garantire che le forme più violente di manifestazione del dissenso vengano efficacemente contrastate dalle forze dell’ordine.

In questo senso, restano negli occhi le immagini degli scontri avvenuti a Roma, con piazza del Popolo a fare da sfondo ad una delle manifestazioni più evidentemente connotate dal punto di vista politico. La matrice, nel caso particolare, è quella dell’estremismo di Destra, confermata dalla presenza in piazza dei leader del movimento neofascista Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Le Forze dell’Ordine hanno fermato 16 persone, gran parte delle quali provenienti proprio dalla galassia dell’estremismo di destra romano, trattandosi per lo più di ultras della Lazio e di militanti proprio di Forza Nuova.

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