Coronavirus, 11.705 nuovi casi e 69 morti. Presto saremo come la Francia, dice Galli

Per il primario dello Sacco di Milano stiamo vivendo un ‘déjà vu’ e rischiamo di trovarci con più di 20 mila contagiati giornalieri tra 15 giorni. Crisanti non è meno preoccupato: “tracciamento fallito”. Intanto si registra un’impennata di contagi in 24 ore — siamo oltre 10 mila per il terzo giorno. Il 14 ottobre è stato superato il picco del 21 marzo scorso.

Il trend dei contagi di Coronavirus non accenna ad invertirsi: in 24 ore si passa da 10.925 a 11.705 nuovi casi, con un incremento del 2,9%.  I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 69 dai 47 rispetto al giorno precedente. Le persone attualmente positive sono 126.237 : nelle ultime 24 c’è stato un incremento di contagi del 7.9%  con 9.302 nuovi casi. I pazienti ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 7.131 con un incremento di 514 unità mentre 750, con un incremento di 45 casi rispetto a ieri sono in terapia intensiva: di questi 110 sono in Lombardia, 99 nel Lazio, 78 in Campania e 70 in Sicilia.

I tamponi sono stati 146.541, ovvero 19.296 in meno rispetto a ieri che erano stati 165.837. La percentuale dei positivi individuata oggi, rispetto al numero dei tamponi processati, è  7,99%: su 100 test eseguiti 8 sono risultati positivi. La percentuale di ieri era del 6,6%.

La Lombardia registra il record di nuovi positivi per il sesto giorno consecutivo, con 2975 nuovi casi rispetto a ieri. Dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 414.241 persone hanno contratto il virus, includendo anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia

 

Le parole di Massimo Galli

Intanto le parole di Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo disegnano un orizzonte buio. Galli, intervistato da Repubblica, dice che attualmente cerca di occuparsi di tutti i pazienti che ha in reparto. E gli sembra di vivere “un tragico déjà vu”. Il professore lo temeva già da agosto che la situazione potesse precipitare prima o poi, ma confessa: “speravo di sbagliarmi e invece…”. E invece è proprio a Milano che la situazione si fa più allarmante, “al limite della saturazione”, afferma. Questa volta però le zone colpite non sono circoscritte al nord, o comunque alla Lombardia – in assoluto la Regione simbolo del disastro italiano relativo alla pandemia. Galli sa che ora la situazione è diversa e non mancano le criticità altrove. Per questo, sostiene, “abbiamo assoluto bisogno di far funzionare le indicazioni del decreto del governo. Diversamente la strada già tracciata è quella degli altri paesi europei”.

La preoccupazione è quella che ci vede, tra quindici giorni, sullo stesso livello di Francia, la Spagna, il Regno Unito. E quindi, sostiene, “qualche segnale che stiamo andando a sbattere dobbiamo pur darlo”. Sull’approvazione di misure radicali come il lockdown generale, Galli non ha dubbi: “è la misura più semplice”. Ma è anche la “più drammatica perché le conseguenze sarebbero inevitabili. Poi, prosegue lo specialista, se qualcuno si ostina a darci delle Cassandre si assumerà le responsabilità“. Galli, così come la sfortunata sacerdotessa di Troia, la vede lunga su cosa succederà, e spiega la situazione attuale – che vede tanti asintomatici e gli ospedali già in sofferenza – partendo dall’evoluzione dei contagi di agosto. “Questa estate in vacanza, positivi giovani; a settembre ritorno a casa, positivi giovani; poi il contagio in famiglia, l’età cresce. Adesso tornano ad essere colpiti gli anziani, riflette. Di conseguenza, aumenta la paura, la sintomatologia, il ricorso alle cure ospedaliere, le terapie intensive. “Le vittime, ormai lo sappiamo, le vedremo più in là“, conclude tetramente.

L’apprensione di Galli è condivisa anche da Andrea Crisanti, direttore Microbiologia e virologia dell’università di Padova, preoccupato anche del fallimento del tracciamento dei contagi. “Non si riesce a fare tracciamento sul territorio e non si riesce ad arrestare la trasmissione. Siamo arrivati al punto di rottura in cui le misure non funzionano più“, è l’affermazione di Crisanti riportata da AdnKronos. Per l’esperto, non bisogna guardare i casi giornalieri ma “i casi e le persone che riusciamo a isolare”. Perché “una persona ha in genere 10-15 contatti, noi siamo al di sotto di un rapporto 1:1. Se una persona si infetta, nei precedenti 5 giorni ha incontrato 10-15 persone”. Ed è questa intercettazione dei contatti, per Crisanti, il punto cruciale della lotta contro l’incremento dei contagi. Sarebbe necessario intercettare quante più persone possibile, ma “tutto questo non accade”.

Per questo le proposte dell’esperto vanno verso il miglioramento del tracciamento: intanto fare uno “stress test sull’app Immuni”, per capire se sta funzionando, e poi bisogna “capire cosa sta succedendo nelle scuole“. Per farlo, bisognerebbe iniziare ad usare i test rapidi, che sono ormai disponibili, per campionare. “Ci viene detto che nelle scuole ci sono stati 1500 casi: è preoccupante, se pensiamo che tra i bambini sono l’1%”. Anche se i test rapidi sono “un po’ meno efficaci” dei tamponi molecolari, l’esperto ritiene che siano validi per la situazione attuale. “Se facciamo i test rapidi a scuola, prosegue, possiamo capire se c’è trasmissione. Poi, se vogliamo vedere quanti sono i contagiati, è necessario eseguire test più accurati“, ha concluso.

Fonte: AdnKronos, Repubblica, Ministero della Salute

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