“Bellanova candidata e si vince a mani basse” disse Renzi. Ma ha preso solo 48 voti

Nel comune di nascita del Ministro Teresa Bellanova, in Puglia, Italia Viva ha ottenuto appena 48 voti.

Matteo Renzi, Carlo Calenda e il loro candidato Presidente alla Regione Puglia Ivan Scalfarotto sono probabilmente i più grandi sconfitti del voto regionale di domenica e lunedì scorsi. La coalizione messa in piedi da Italia Viva, Azione e +Europa “per far vincere Scalfarotto” visto che “Emiliano perde da solo” – Calenda dixit – ha ottenuto un risultato assolutamente deludente, con meno di 30 mila voti totali e una percentuale che non sfonda neanche il tetto del 2%. Un impatto praticamente nullo sull’esito finale del voto, che ha poi registrato una larga vittoria proprio di quel Michele Emiliano che la coalizione a tre intendeva danneggiare, sottraendogli magari i voti sufficienti a favorire una vittoria del candidato del Centrodestra Raffaele Fitto. Ma alla lista degli sconfitti – sottolinea La Repubblica – va necessariamente aggiunto anche il nome di Teresa Bellanova, Ministro dell’Agricoltura e punta di diamante della campagna elettorale a sostegno di Scalfarotto, viste le sue origini pugliesi. Bellanova rappresenta il vero punto di riferimento di Italia Viva nella Regione, tanto che ancora l’11 settembre, a pochi giorni dal voto, Matteo Renzi si diceva convinto del fatto che qualora il Pd avesse deciso di candidarla “avremmo vinto a mani basse e avremmo tutta un’altra storia“. Eppure, i numeri dicono ben altro. Basti prendere il casodi Ceglie Messapiche, il comune di nascita del Ministro Bellanova, dove la lista di Italia Viva ha raccolto appena 48 voti. Ma i risultati sono pessimi ovunque: la coalizione ha ottenuto meno di tremila voti complessivi in tutta la provincia di Brindisi e meno di 5 mila in quella di Lecce.

Non è bastato il grande tour elettorale che ha portato Bellanova a battere palmo a palmo quasi tutto il territorio pugliese: Guagnano, Monteparano, Carosino, Porto Cesareo e poi Cellino San Marco e Taviano. Il Ministro si è dato un gran da fare per cercare di arrivare al cuore dei suoi conterranei, ma qualcosa evidentemente non ha funzionato. Non è servito nemmeno il suo post su Facebook in cui, con tanto di fotografia a bordo di un trattore, scriveva: “Noi siamo quelli del trattore, non delle ruspe. Lavoriamo la terra non per distruggere, ma per seminare“.

https://www.facebook.com/teresabellanovaufficiale/posts/3288782934576759

Chissà che non abbia contribuito al cattivo risultato anche la ormai famosa gaffe in cui Bellanova è inciampata proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale, quando durante un comizio, al fianco del candidato Scalfarotto, chiese “un voto per Michele Emiliano“, prima di correggersi frettolosamente. Lapsus o presentimento? D’altra parte negli ultimi mesi le cose non sono andate benissimo per il Ministro. Salita agli onori delle cronache durante il lockdown – quando la sua proposta di sanatoria temporanea dei migranti venne raccontata come l’opportunità per risolvere, con una sola mossa, il problema della carenza di braccianti agricoli e quello dello sfruttamento dei lavoratori nelle campagne – Bellanova ha poi dovuto fare i conti con numeri fallimentari: come riporta Il Giornale, appena 30 mila braccianti hanno aderito alla sanatoria, gran parte dei quali avevano, tra l’altro, già inoltrato la loro richiesta di asilo politico. Un intervento che, sostanzialmente, non ha prodotto effetti tangibili. Quasi quanto la presenza, in Puglia, delle liste di Italia Viva.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: Repubblica, Il Giornale, Teresa Bellanova Facebook

 

 

Impostazioni privacy