La cattiva lezione sui migranti di Luciana Lamorgese che dice di non essere Salvini, ma è peggio

E dunque il Ministro Luciana Lamorgese si trova in mezzo al guado, anche lei. L’estate è stata la solita estate, o quasi, con un Salvini in meno. Meno propaganda, meno comunicazione sopra le righe, meno selfie per tenere alta l’attenzione. Non è il tipo di persona da fare queste cose, il Ministro Lamorgese. E’ seria istituzionale, probabilmente anche competente. Ma è in un mare di guai.
Dove sono finiti gli accordi di Malta? Era meno di un anno e fa e, pochi giorni dopo il varo del secondo Governo Conte, a discredito del primo ma con lo stesso viso e la stessa pochette a Palazzo Chigi, l’Esecutivo preparava il colpo di teatro contro la “propaganda” di Salvini. Che propaganda era, beninteso, ma astutamente puntellata su un problema reale.
La mossa di Conte e del nuovo Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese fu quella di cancellare la breve ed effimera era Salvini con una mossa semplice e ad effetto. Propaganda, anche questa, con l’aggravante di negare il problema reale e fingere di averlo risolto o di essere in procinto di farlo. Una presa in giro, una strumentalizzazione più grave di quelle del precedente inquilino del Viminale. La contro propaganda del nuovo Governo sottolineava anche la sobrietà del nuovo Ministro Lamorgese poco o nulla incline ai social, come deve esserlo un bravo Ministro dell’Interno, faceva eco la stampa mainstream. Sarà anche vero, ma non basta essere digiuni di Twitter o FB per riuscire a risolvere i problemi e il Ministro Lamorgese ne è la prova che cammina.
Meglio quando cammina di quando parla, comunque, perchè le poche volte che prende la parola mostra un italiano prezioso come bigiotteria, sostenuto dal frasario e dal lessico suggerito dal ruolo. Fuori dal contesto professionale lo si intuisce stentato, il suo linguaggio, appesantito da un accento calabrese così forte che ti chiedi a cosa sia servito farla viaggiare per una vita, di incarico in incarico, lungo lo Stivale: certo non a donarle una una dizione più neutra, diciamo, e decentemente istituzionale. Ma va bene lo stesso e se risolve i problemi a chi importa? Il problema è che il Ministro Lamorgese i problemi non li risolve, come non li ha risolti Salvini, con l’aggravante che i numeri sono contro di lei e con l’aggravante, ulteriore, che lei non ha agito da sola contro tutti. Al contrario, i finti accordi di Malta dimostrano come una certa Europa era lì pronta a reggere il gioco della miserevole propaganda ideata dal Conte bis e a fingere che il problema migranti era risolto o risolvibile. Gli accordi di Malta sono rimasti quel che erano: una passerella piena di buoni propositi e senza un piano attuativo. E infatti sono lettera morta, sebbene il titolare del Viminale  abbia parlato di “buoni risultati” e della necessità di rinnovarli. Il Ministro crede di essere in un altro mondo. O forse, semplicemente, ci mette molto prima di svegliarsi. 
Intanto, a dispetto della buona stampa di cui gode, è l’ondata di arrivi dalla Tunisia a inchiodare il Ministro: in pochi giorni 5.357 migranti illegali – al 31 luglio –  che rappresentano il 39% degli sbarchi totali sono un atto di accusa contro le inesistenti politiche migratorie di questo Governo che in un anno – a parte discettare sull’abolizione dei Decreti Sicurezza, perchè  la propaganda non dorme mai  –  non è riuscita a varare alcun progetto per contenere il flusso dal Nord Africa. Se la Tunisia è un problema la Libia non è da meno. Ma le scelte dell’Esecutivo si esauriscono all’interno di una contesa politica tutta nostra, che ritiene risolti i problemi quando le soluzioni di facciata sembrano reggere. Il Governo odierno ha lasciato  le imbarcazioni in attesa per giorni, senza temere alcuna accusa di sequestro e altre amenità dai colleghi del giudice Palamara. Ma la necessitò di distinguersi dal predecessore ha indotto il Ministro ad aprire alle navi Ong, sia pure con molte incertezze, mostrando meno rigidità verso le misure di prevenzione e tutela suggerite dagli esperti di epidemie al soldo del Governo. Negli stessi giorni l’Esecutivo a guida Giuseppe Conte ha guardato con soddisfazione all’autorizzazione a procedere contro l’ex Ministro Salvini che ha fatto cose discutibili, ma non da solo e comunque niente affatto diverse dell’attuale Ministro Lamorgese.
Ha continuato a dire tutto il peggio possibile sui Decreti di Salvini, il Governo, mentre il Premier Conte, travolto dall’emergenza parlava di inflessibilità nei confronti dei migranti, improvvisamente, facendo eco pochi giorni dopo alle dichiarazioni del Ministro che non usa Twitter ma le Ong le tiene a mollo lo stesso, salvo poi autorizzarle a sbarcare, un po’ alla chetichella, perchè le stesse Ong strillano meno rispetto ai tempi di Salvini, anche se il trattamento è simile, solo un po’ più ipocrita. I deputati PD e Leu Graziano Delrio e Nicola Fratoianni non salgono sulle navi, l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini se ne tiene alla larga, così anche l’ex Ministro delle Riforme Istituzionali – fallite – Maria Elena Boschi che ai tempi di Salvini faceva selfie estivi e rapide incursioni sulle navi cariche di migranti ora fa solo i primi. Certo, hanno fatto osservare, il probabile processo a Salvini può essere stato un incentivo per partire, da Libia e Tunisia dove il problemi sono seri. E allora tanto vale partire per un Paese poco serio, facendo guadagnare gli stessi criminali di prima. 
Con Lampedusa ormai al tracollo, e il problema della ridistribuzione dei migranti sul territorio che si complica ogni giorno  i ministri dell’Interno e degli Esteri tentano il possibile nell’impossibile ma è tardi. La situazione con la Tunisia è sfuggita di mano anche con riguardo ai rimpatri. Parlando al Corriere della sera, la responsabile del Viminale ha parlato di pericolo sanitario e della necessità di fermare il flusso di migranti. Avesse parlato di invasione, sarebbe sembrata la portavoce del Ministro degli Interni del governo precedente. Ma nuora nel Conte due, Luciana, e quindi nessuno sta lì a dire che lo stagno del Governo, in tema di migranti è diventato presto torbido. E non è bastato l’altro specchietto per le allodole, la sanatoria conquistata dal Ministro Tersa Bellanova, a suon di strepiti, pianti e minacce di far cadere il Governo a conferire all’Esecutivo la credibilità che pretenderebbe di avere, in tema di politiche migratorie. Luciana Lamorgese ha parlato dei migranti provenienti da Tunisi come in questo termini: “si tratta di flussi incontrollati che creano seri problemi legati alla sicurezza sanitaria nazionale che si riverberano inevitabilmente sulle comunità locali interessate dai centri di accoglienza, dai quali, tra l’altro, i migranti tunisini in particolare cercano di allontanarsi in ogni modo prima del termine del periodo di quarantena obbligatorio“. Parole impensabili nel giorno del giuramento come nuovo Ministro dell’Interno, quando era rappresentata come la garante di una politica migratoria che doveva cambiare passo e modi dopo la barbarie di Matteo Salvini. Ora il ministro parla di ritorni in patria non solo con i voli ma anche “con l’utilizzo di navi per effettuare un numero consistente“.
Stessa strategia l’ha usata il premier Conte, pochi giorni fa parlando dalla sua amata Puglia. Dice di voler intensificare i rimpatri, il premier e parla di “flussi incontrollati che creano seri problemi legati alla sicurezza sanitaria nazionale che si riverberano inevitabilmente sulle comunità locali interessate dai centri di accoglienza, dai quali, tra l’altro, i migranti tunisini in particolare cercano di allontanarsi in ogni modo prima del termine del periodo di quarantena obbligatorio“. Se il Ministro Luciana Lamorgese sembra Salvini, qui il Premier Conte sembra Giorgia Meloni, e certo ha ben in mente l’invettiva della leader di Fratelli d’Italia, qualche giorno fa, durante la discussione sulla proroga dello Stato d’Emergenza alla Camera dei deputati. Un intervento maledettamente efficace, e Giuseppe Conte non è uno stupido-
Quindi giù a parlare di rimpatri, lui e la Lamorgese. Ma sono chiacchiere e distintivo, per ora, perché la realtà è ben diversa: i rimpatri previsti per via aerea sono stati fermi per Covid fino allo scorso 16 luglio. In questa data sono ripartiti, ma in tono minore, con quattro voli che hanno riportato la miseria 80 irregolari da dove sono venuti. L’ambasciata tunisina ha fatto sapere che il ritmo normale si avrà dal 10 agosto, riferisce l’Ansa, ma non è chiaro quando si arriverà a regime con due voli settimanali di 80 rimpatriati ciascuno. E anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto la sua parte in questa rincorsa al modello Salvini che sembrava consegnato agli archivi. Giorni fa, mentre la Lamorgese tentava l’impossibile trattativa con Tunisi, il responsabile della Farnesina annunciava la sospensione dello stanziamento di 6,5 milioni di euro della Cooperazione alla Tunisia. E ha detto, con uno slang che più leghista non si può, di ritenere un valido metodo contro l’immigrazione il mettere fuori uso i barconi, in pratica affondarli. Il Ministro si è ben curato di spiegare come e chi dovrebbe farlo. Ma perché spiegare se l’obiettivo è solo inseguire nei modi e nei risultati elettorali il Ministro del primo Governo Conte?
Fonte: Ansa, Corriere della Sera
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