Il settembre terribile si avvicina ed il Governo Conte vacilla

Prevista stamane una riunione di Maggioranza a Palazzo Chigi con Conte per sciogliere i nodi del Decreto Agosto, ma l’Esecutivo è spaccato sugli incentivi al lavoro in autunno. Intanto nel M5S crisi in atto contro Di Maio: si chiedono le dimissioni dei capidelegazioni dopo il flop delle presidenze di Commissione.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato per stamane l’attesa riunione di Maggioranza – presenti i Ministri dell’Economia Roberto Gualtieri, del Lavoro Nunzia Catalfo e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, oltre ai capidelegazioni dei partiti -in vista del Dpcm che verrà firmato sabato prossimo. Salvo intese. Perchè chiudere il “Decreto Agosto”, fondamentale per il supporto all’economia e al mercato del lavoro in vista di quello che si preannuncia essere settembre nero, è più complicato del previsto ed è probabile che Conte dovrà – di nuovo – accentrare tutto a Palazzo Chigi. Ieri – come spiega La Stampa – il Ministro grillino Catalfo ha incontrato i Sindacati ai quali ha assicurato che il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino alla fine dell’anno, ma lo ha fatto in totale autonomia, provocando le ire – oltre che dei colleghi della Maggioranza – anche di Confindustria. Un’uscita che verrà rinfacciata proprio stamane al Ministro, che rischia una sonora figuraccia dal momento che l’Esecutivo è intenzionato ad orientarsi verso una proroga sino al 15 ottobre – ovvero alla scadenza dello Stato d’Emergenza – e non il 31 dicembre.

La posizione di Catalfo ha indispettito anche il Premier Conte dal momento che si conferma – ancora – una mancanza di un progetto ad ampio spettro sul lavoro. Perchè dall’inizio della crisi Covid l’intervento del Governo è stato soltanto in un senso e, di fatti, si continuerà su questa strada con la proroga collegata della cassa integrazione in deroga, forse per altre 18 settimane, divise in 9 per tutte le aziende che ne faranno richiesta e il restante sarà invece collegato al fatturato. Chi ha perso almeno il 20% potrà accedere alle restanti settimane senza costi, mentre sotto questa cifra si potrà ottenere pagando il 19% del totale, o il 18% se è stata registrata alcuna perdita. Sul tavolo anche gli sgravi contributivi, che potrebbero essere estesi anche agli stagionali (ma solo per 3 mesi). Capitolo a parte il bonus consumi. Il Movimento 5 Stelle, con i Sottosegretari all’Economia Laura Castelli e Stefano Buffagni, ha proposto il 20% di sconto per chi paga con moneta elettronica al ristorante, mentre la Deputata Dem Alessia Morani vorrebbe estenderlo anche ai negozi di abbigliamento, calzature, arredi ed elettrodomestici.

Anche qui ci sono divisioni: da una parte il M5S che vorrebbe un rimborso diretto sulla carta o magari un app dove registrare le ricevute, il PD propone uno sconto immediato al cliente al momento dell’acquisto e al negoziante entro un mese. Da una parte – la proposta 5 Stelle – dal valore di 1 miliardo di euro, dall’altra – quella Dem – da 3. Ma la riunione di oggi stabilisce anche un altro punto fondamentale, ovvero il ruolo del M5S nella nuova annata del Governo Conte. Il Partito Democratico è alla finestra, nell’attesa di un alleato di Maggioranza che si indebolisce giorno dopo giorno. L’ultima riunione interna M5S – in ordine di tempo – riferisce Il Corriere della Sera, è stato un vero assalto alla dirigenza grillina. Sul banco degli imputati anche l’intoccabile Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l’ormai ombra reggente Vito Crimi e anche il Presidente della Camera Roberto Fico. Coloro che, salvo clamorosi risvolti, dovranno lasciare il Parlamento a causa dei due mandati.

La debacle sulle presidenze delle Commissioni sono un chiaro segno della crisi grillina. Inoltre ci sono da regolare numerose questioni interne: in primo luogo cosa fare con i circa 60 parlamentari che non hanno ancora presentato le rendicontazioni – alcuni addirittura dal marzo 2018 – a cui in settimana è stata inviata una notifica di minaccia di azione disciplinare se non si metteranno in regola entro il 24 agosto. In secondo luogo la sempre verde minaccia di Alessandro Di Battista, rimasto nei meandri in attesa proprio di tempi come questi. C’è il problema del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che avrebbe minacciato le dimissioni al Premier Conte se il M5S non avrebbe ritirato la sua riforma dello sport e non lo avrebbe sostenuto. Le nuovi giovani leve – alla loro prima esperienza elettiva – vogliono un cambio di passo deciso. In primo luogo nominare finalmente un successore del pro-tempore Crimi attraverso un vero Congresso. In secondo la rinomina dei capidelegazioni scelti appositamente da Di Maio all’inizio di questa legislatura. E’ partita quindi la scalata al Movimento 5 Stelle, una sfida che però potrebbe interessare tutto l’Esecutivo. PD e Conte sono alla finestra.

Fonte: Il Corriere della Sera, La Stampa

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