Ocean Viking non può approdare: nuovo Governo, ma non è cambiata la strategia nel Mediterraneo

Nonostante gli appelli e i proclami per le modifiche dei Decreti Sicurezza, il Governo continua sulla stessa strada. Resta il problema dei ricollocamenti in Europa. 

La Ocean Viking dimostra come il Governo non abbia cambiato le sue politiche migratorie - Leggilo.org

La nave Ocean Vinking, appartenente alla flotta della Ong Sos Mediterranee, ha dichiarato lo stato d’emergenza, comunicandolo alle autorità italiane e maltesi. Da nove giorni, infatti, la nave è ferma a 16 miglia dalle coste siciliane, dopo aver – in 4 differenti operazioni – soccorso 180 migranti. Come spiega Repubblica, il comandante della nave, dopo il sesto tentativo di suicidio tra i migranti, ha dovuto lanciare l’allarme: “Ne va della sicurezza delle persone a bordo e dell’equipaggio”. E’ stata inoltrata la richiesta di soccorso medico per 44 migranti che hanno manifestato – ha comunicato l’equipaggio di bordo – disagi mentali e psicofisici. Ha continuato il comandante della nave Ong: “Molti mostrano segni di stress estremo e depressione. La forte agitazione a bordo ha portato alcuni a scontrarsi”. Delle cinque richieste di sbarco effettuate sia all’Italia che a Malta a momento nessuna di queste è stata quantomeno presa in considerazione. Non vi è stata alcuna risposta, mentre la nave resta al largo nel Mediterraneo.

Ci sono diversi problemi da affrontare. In primo luogo resta il Decreto del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, approvato in pieno lockdown, che declassa a “non sicuri” i porti italiani; inoltre, la nave-quarantena Moby è ormai satura, ma pur avendo posti, non sarebbe possibile portare a bordo altri migranti, minando di fatti la quarantena in corso delle persone a bordo. Infine, non esistono al momento strutture sulla terraferma in grado di poter ospitare un numero elevato di persone che dovranno essere sottoposte a quarantena. Come spiega Fanpage, il Governatore della Sicilia Nello Musumeci, ha chiesto al Viminale di noleggiare altre navi-quarantena, ma al momento nessuna risposta è stata data in tal senso. Lo stato di emergenza scattato sulla nave dovrebbe smuovere gli equilibri sul piano sanitario. Probabilmente si invierà nelle prossime ore uno staff della Croce Rossa Italiana per accertamenti circa eventuali positivi a bordo della nave.

Ciò che colpisce di questa vicenda è lo stallo venutosi a creare tra il Viminale e le Ong. Nonostante i ripetuti appelli del Partito Democratico – che sulla vicenda non ha preso posizione ufficiale – per le modifiche ai Decreti Sicurezza voluti dall’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, e dello stesso Premier Giuseppe Conte, alla realtà dei fatti non è poi cambiata di molto la strategia nel Mediterraneo. Restano alcuni fondamentali nodi da sciogliere: i ricollocamenti e i rapporti con Malta. La piccola isola continua a fare orecchie da mercante, mentre esistono prove tangibili del coinvolgimento della sua Guardia Costiera negli sbarchi in Italia. L’emergenza Covid ha, chiaramente, aggravato una situazione già di per sè ingestibile. La modifica dei Decreti si infrange contro l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle ma, a conti fatti, resta difficoltosa per l’assenza di strategie supplementari. Più Verosimile che si vadano a ritoccare i punti messi in discussione dai moniti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in particolare sulla riduzione delle multe per le Ong.

Anche l’Europa naviga a vista ed è palese la mancanza di un piano univoco che coinvolga tutti i Paesi membri. Nei giorni scorsi,  la Commissione Ue ha rifinanziato la Libia con 110 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai 455 già destinati al Paese nordafricano tramite i programmi del Fondo Fiduciario di Emergenza per l’Africa. Questo nonostante le prove della collaborazione tra le autorità libiche e i trafficanti di migranti siano finite anche sui banchi dell’Onu. Non solo: restano i centri di detenzione, mentre ulteriori fondi vengono annualmente elargiti – l’Italia lo ha fatto con il rinnovo dei patti con Tripoli – per l’acquisto di motovedette e addestramento di uomini per la Guardia Costiera libica. Insomma, non molto è cambiato da un anno a questa parte, mentre si continua a cercare una strategia coesa che possa coinvolgere tutti i Paesi Ue nella redistribuzione dei migranti.

 

Fonte: Repubblica, Fanpage

 

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