Recovery: il Governo italiano mostra ottimismo, ma l’accordo sul piano anti-crisi è lontano

L’ostruzionismo dei Paesi frugali lavora sui fianchi della Commissione: inaccettabile il piano da 750miliardi. Il Governo italiano auspica un’intesa, ma le parti sono distanti. 

Recovery Fund: accordo lontano, ma Italia spera di chiudere a luglio - Leggilo.org

La riunione dell’Eurogruppo ha evidenziato quanto i Paesi membri dell’Ue siano lontani dal raggiungere un accordo che possa soddisfare tutti. Troppe le distanze sul piano Next Generation Eu da 750miliardi proposto dalla Commissione Ue. L’Italia – che riceverebbe 172miliardi – cerca di difendere il Recovery Fund dall’ostruzionismo dei cosiddetti Paesi frugali (Austria, Svezia, Olanda e Finlandia) e – in maniera più blanda – dal gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia). Ma il passo di lato della Cancelliera tedesca Angela Merkel, che si è detta disponibile a tornare al vecchio accordo da 500miliardi, ha lasciato il nostro Paese, e la Spagna, in balia delle sortite degli altri Stati membri. A termine della riunione il Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha elencato i punti di distanza sul documento. Come spiega Il Corriere della Sera, pur accettando la struttura base del piano, ovvero la possibilità di acquisto da parte della Commissione dei titoli di stato garantiti dal bilancio Ue di 1.100miliardi 2021-2027, persistono divisioni notevoli di vedute su diversi aspetti.

In primo luogo le dimensioni del piano: troppi, sostengono i Paesi del Nord ,i fondi messi a disposizione, che vanno uniti ai pacchetti, alcuni dei quali già disponibili, come Sure, Mes e Bei; il secondo luogo la proporzione tra finanziamenti a fondo perduto, che nel piano della Commissione sono 500miliardi e i prestiti, che sono invece 250. Anche in questo caso ci sono da superare divergenze ampie: l’Olanda del Primo Ministro Mark Rutte considera inaccettabile tale linee di credito e spinge per una maggioranza di prestiti e finanziamenti a basso costo. Terzo punto, su cui si concentra la vera battaglia tra i banchi di Bruxelles sono le condizionalità da porre per i Paesi che decidono di accedere ai crediti: per i Paesi frugali è necessario imporre piani di uscita dal debito e interventi strutturali sui debiti pubblici più grandi dell’Eurozona. Ma c’è anche altro: il Recovery della Commissione va a correggere il meccanismo dei contributi al bilancio Ue – il cosiddetto “rebate” – andando ad aumentare i contributi di alcuni Stati membri, tra cui Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Germania.

Nella giornata di ieri il Ministro delle Finanze austriaco, Gernot Blumel, ha detto chiaramente che l’Austria non si accollerà: “I debiti degli altri Stati sino al 2030″. A fine videoconferenza, il Primo Ministro finlandese Sanna Marin, in una nota, ha spiegato che l’ottimismo di circostanza sul raggiungimento di un accordo è davvero inopportuno: “Non possiamo accettare la proposta della Commissione Ue. Così com’è sono necessari cambiamenti sotto molti aspetti. La discussione non è realmente progredita”. Ora toccherà al Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, proporre un NegoBox – un foglio di negoziato – per raggiungere un’intesa che dovrà arrivare il prossimo Eurogruppo previsto per metà luglio. Perchè c’è una cosa che unisce tutti i leader europei: bisogna fare in fretta, perchè la crisi che si prospetta all’orizzonte è più grave dell’ondata del 2008. Merkel lo ha ribadito durante la riunione (la Germania dal prossimo luglio assumerà la presidenza di turno): “La Germania si impegna affinché si arrivi ad un’intesa rapida”.

Nella serata di ieri, il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, ospite di “Otto e mezzo”, su La7, ha cercato di salvare il salvabile della riunione appena conclusasi. Ha spiegato Gualtieri: “Ci sarà l’accordo a luglio, tutti si sono impegnati per questo. Ormai tutti danno per acquisito quello che sosteneva il Governo italiano: emettere Eurobond per affrontare la crisi”. Il Premier Giuseppe Conte, che spera ancora di strappare degli anticipi nel prossimo autunno, dal momento che il Recovery – in ogni sua versione – non sarà disponibile sino al 2021, ha parlato di: “Proposta della Commissione equa e ben bilanciata e la combinazione tra prestiti e sussidi è ben costruita”. Insomma si è ben lontani dalla “convergenza” intravista pochi giorni fa da Palazzo Chigi a Bruxelles, ma si dovrà attendere il prossimo Eurogruppo per conoscere con quali armi l’Ue avrà deciso di combattere il mostro della crisi.

 

Mario Cassese

 

Fonte: La7, Il Corriere della Sera

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