Giudici, lo scandalo del CSM sfiora anche gli uomini del Presidente Mattarella, che non parla

Il caso Palamara, le intercettazioni sui tentativi di influenzare le nomine per le guide delle Procure e le dimissioni dei vertici dell’Anm. La Magistratura è scossa dalle fondamenta, mentre viene meno la figura del Presidente Mattarella, che ancora non si è espresso sulla vicenda. E i 5 Stelle tornano su un vecchio cavallo di battaglia dei tempi della piazza. 

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Le intercettazioni del caso del giudice Luca Palamara – indagato dalla Procura di Perugia per corruzione – offrono uno sguardo sul lato più oscuro della Magistratura e complicano una vicenda, di per sé già pericolosa, ogni giorno di più. Dopo le chat, risalenti ad agosto 2018, in cui Palamara, parlando con altri togati, usava parole pesanti contro l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini – invocando anche uno stop alle sue azioni – arrivano nuovi documenti. Come spiega Il Giornale, le chat hanno evidenziato come il Pm romano comunicasse anche con Luigi De Ficchy, procuratore di Perugia e responsabile dell’inchiesta che ha visto tra gli indagati proprio Palamara sino al giugno 2019. Tutto era iniziato il 6 febbraio 2018, quando viene arrestato su base di un’inchiesta della Procura di Roma, Fabrizio Centofanti, imprenditore amico di entrambi i togati. L’imprenditore è accusato infatti di essere il corruttore del Pm romano. Le conversazioni tra magistrato inquirente e giudice indagato continuano sino a metà giugno, ovvero ben oltre la data di arrivo dell’informativa presso Perugia dei rapporti tra Centofanti e Palamara.

Palamara parla di De Ficchy al Pm Stefano Fava, etichettandolo come “telecomandato e influenzabile” e che ha numerosi rapporti con personaggi che risultano implicati nell’inchiesta: oltre a Centofanti si fa il nome del commercialista Maurizio Sinigagliesi. I due parlano dell’arresto dell’imprenditore e Palamara rivela che, dal suo arresto, De Ficchy lo chiamava praticamente ogni venerdì. Si ipotizza che Palamara sia riuscito in qualche modo a sfruttare a proprio vantaggio l’amicizia dei due, ma fino a che punto non è ancora dato sapere. Interrogato sui rapporti con il Pm romano, e la fuga di notizie sulla sua inchiesta, De Ficchy si è messo sulla difensiva: “Questo non significa niente, era un collega, è normale. Ma sicuramente non è stato informato da me”. L’influenza di Luca Palamara, le presunte pressioni per le nomine, la questione morale nelle toghe hanno portato, nei giorni scorsi ad uno scenario clamoroso.

Come spiega TgSky24, dopo la pubblicazioni delle intercettazioni, si sono dimessi i rappresentanti in Giunta dell’Anm Luca Poniz, di Area – la corrente progressista di cui fa parte Fava intercettato – e il Segretario Giuliano Caputo di Unicost, la corrente moderata di cui faceva parte Palamara. Dopo le dimissioni restano soltanto i rappresentanti di Autonomia e Indipendenza del magistrato Piercamillo Davigo. Al momento, se non si dovesse raggiungere un accordo, si arriverà allo scioglimento dell’assemblea. E mentre tutto sembra crollare sotto i colpi delle inchieste, non è ancora arrivata una presa di posizione da parte del Presidente della Repubblica e del Csm, Sergio Mattarella.

Ma anche gli uomini più vicini al Capo dello Stato vengono tirati in ballo nelle conversazioni. Gianfranco Astori, Simone Guerrini e Stefano Erbani sono i portavoce dell’inquilino del Quirinale. Erbani, viene citato espressamente da Palamara durante le conversazioni. L’accusa che viene rivolta al braccio destro di Mattarella nel Csm è di influenzare tutte le correnti per far confluire i voti su nomi apprezzati.

Il Capo dello Stato si trova dunque nell’ingrato compito di dover difendere uno dei suoi fedelissimi oppure scaricarlo, come segno di distensione e pace tra i banchi dell’Anm. Ma anche la posizione di Astori è particolarmente in dubbio: nel settembre del 2018 invita Palamara al Quirinale per un caffè. In quei mesi Palamara aveva già cessato la carica nel Csm, era un semplice giudice romano, a che titolo è stato invitato e se – cosa più importante – abbia incontrato Mattarella non si sa ancora.  Sul tema  è entrato a gamba tesa il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che – con un post su Facebook – ha sfoderato dal cassetto un vecchio punto programmatico dei 5 Stelle: la riforma del Consiglio superiore della magistratura. “La netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle cosiddette ‘porte girevoli’. Si tratta di innovazioni di cui si parla da decenni. Ora non sono più non rinviabili”. 

https://www.facebook.com/Alfonso.Bonafede.M5S/posts/3313581021986014

 

Fonte: SkyTg24, Il Giornale, Alfonso Bonafede Facebook

 

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