Bestemmie ed insulti, chi ama Sfera Ebbasta reagisce così

 

Ciao. Posso darti del tu?

Sono quella a cui dato dell’incompetente per aver scritto cose con competenza ma che a te non sono piaciute. Sono quella a cui dato dell’over cinquantenne, e invece… non ho visto neanche la soglia dei trenta e ho ancora belle gambe. Sono quella che hai cercato sui social e a cui hai inviato un messaggio privato per offenderne il lavoro. Prima, però, mi hai inviato una richiesta di amicizia che ho accettato perché non ho problemi con nessuno.

Ho letto quello che hai scritto. Ho riso perché la prima cosa che ho pensato è stata che almeno tu fossi arrivato fino alla fine dell’articolo per leggere il mio nome. La seconda, subito dopo, è stata pensare di aver scritto davvero un bell’articolo. Un pezzo forte, ecco.

Sai, scrivo e leggo da sempre. Da quando da piccola preferivo leggere “V come Valentina” e non giocare con le barbie. Scrivo da quando ho cominciato a cercare una chiave per comunicare col mondo. Ho sempre scritto cose intime, del mio privato. Ma sono anche una persona estremamente curiosa. E per natura, per indole, ficco il naso negli affari degli altri e poi dico quello che penso. Per questo, credo di aver imboccato una strada estremamente scomoda ma che almeno mi fa essere me stessa.

Così, ieri ho ficcato il naso negli affari di Sfera Ebbasta ed è successo che la sfilza dei ragazzini che lo difendono mi si è rivoltata contro. Si potrebbe fare un articolo su questo, ho pensato: su chi attacca me per difendere Sfera. E il paradosso, ovviamente, non è la volontà di attaccare me ma quella di difendere il secondo. Ed è giusto, a pensarci, perché si fa con me ciò che io ho fatto con lui. Ma non ritratterò di una virgola quello che ho scritto. Perché penso ogni parola. Penso che Sfera non sia da esempio per nessuno, penso sia l’esatto contrario di una persona civile e penso che mandi messaggi sbagliati.

Ma ho detto la mia, come voi avete detto la vostra. Solo che… questo è il mio lavoro e voi non l’avete capito. Ma cos’è, esattamente, che vi spinge a cercarmi nei miei profili privati e a contattarmi privatamente? Cos’è, esattamente, che vi colpisce tanto da scavalcare il confine tra vita professionale e vita privata?

E io lo so. So che questa è una strada che sottopone necessariamente al giudizio degli altri. E io ci sto, ai vostri giudizi. Non temo i commenti offensivi. Anzi, mi butto tra gli altri e ci sto bene. Non mi lamento. Potrei non firmare gli articoli che scrivo, ma non condivido chi si tira indietro nelle cose. Da piccola rompevo le cose e dicevo a mia madre che non ero stata io, ma poi sono cresciuta e ho imparato a prendermi responsabilità e conseguenze di ciò che faccio. E so che scrivere sul Web vuol dire andare in pasto alle tastiere. Ma tu, non sai che sono una menefreghista cronica. Egoista fino allo stremo. I giudizi mi scivolano da dosso, come l’acqua, e mi lasciano indifferente. Però, non riesco a non rispondere. E non posso farlo in privato perché rischierei di oltrepassare quel confine che hai oltrepassato tu.

Allora, ti saluto e ti dico ciao. Ti dico ciao e ti chiedo anche come stai. E se ti senti meglio, dopo avermi dato dell’ignorante. Hai detto che “a causa di persone come me questo paese va a puttane”.  Probabile, comunque. “Noi giornalisti siamo una piaga peggiore della droga”, ma anche questo me lo hai già detto. Siamo talmente una piaga che riuscirei a scrivere un articolo anche sul cappellino nero che hai in foto profilo. Carino, comunque. Dove l’hai preso?

Dico ciao anche a te, che mi hai consigliato di scrivere articoli più costruttivi. Mi hai detto di non “versare merda su un personaggio pubblico” e hai detto che sono giovane e avrò tempo per odiare. Ti ringrazio, è un ottimo consiglio ma vedi, spero che andando avanti odierò sempre meno. Io ho visto di te che fai molta palestra e ti sei tinto i capelli. Penso che tu debba migliorare l’allenamento ma… avrai tempo per mettere su due addominali.

Dico ciao a te che mi hai detto “di volermi un po’ bene solo per come scrivo”. Non ho ben capito se tu fossi ironico o no, ma penso di volertene un po’ anche io. Nel dubbio, meglio prenderlo come un commento positivo.

Poi, dico ciao a te che hai lasciato un commento sotto il post dell’articolo dicendo che ho scritto “cose false sentite qua e la”. Ciao a te che hai definito il mio post “l’emblema dell’analfabetismo”. Ciao a te che hai preso le parole che ho usato contro Sfera e me le hai girate contro.

Ho salutato tutti? Ma ecco… ecco cosa ti voglio dire. Voglio dire a te che oggi mi hai offeso, e che sei la stessa persona che domani offenderà qualcun’altro, che è vero, sono giovane e sono ignorante su tante cose. Sto imparando, però. Voglio dire anche che so di sapere molte cose, ma non importa che lo sappia tu. Che sembra facile e banale scrivere due articoli, invece richiede tempo, richiede informazione e richiede la capacità di sapersi guardare intorno. Voglio dire poi che non mi scuserò, non risponderò in privato e non chiuderò il mio profilo. Voglio dire che domani scriverò d’altre cose più importanti, e dopodomani magari di qualcosa che conti meno.

Ti voglio dire che oggi ho scritto su di te, che non penso tu sia un argomento importante ma che comunque penso di aver scritto un bell’articolo anche su di te.

Ora, però, spero tu possa farti una risata come prima l’ho fatta io. Ti mando un abbraccio. Fortissimo.

Tua… Chiara (Feleppa)

 

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