Greta e Vanessa: “Aiutare il prossimo è una cosa meravigliosa, Silvia è una di noi”

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite nel 2014 in Siria, esprimono solidarietà per Silvia Romano.

Greta e Vanessa

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le volontarie italiane rapite in Siria nel 2014 e riportate a casa dopo cinque mesi di prigionia, hanno espresso il loro sostegno nei confronti di Silvia Romano. “Essere liberi di impiegare la nostra vita per aiutare il prossimo è un dono meraviglioso. Abbracciamo Silvia, è una di noi”, queste le parole spese dalle due, riporta Repubblica. Greta e Vanessa, entrambi ventenni, erano state catturate dal gruppo jihadista Al Nusra. Le ragazze si trovavano in Siria per prestare aiuto ai civili coinvolti nella brutale guerra che causa danni incalcolabili alla nazione. Dopo circa cinque mesi di prigionia, le volontarie furono liberate e riportate a casa. Anche in quel caso, ricorda il Corriere della Sera, le giovani vennero accusate di essersi avvicinate troppo alla linea del fronte. Anche nel loro caso si ipotizzò il pagamento di un riscatto di 12 milioni di euro al gruppo terroristico, responsabile anche del rapimento di soldati dell’ONU in Medio Oriente nello stesso periodo. Il Governo italiano negò il pagamento, ma i dubbi al riguardo non sono mai stati del tutto chiariti.

A cinque anni da quella vicenda, le vite di Greta e Vanessa sembrano tornate alla normalità. Vanessa Marzullo vive da anni a Pognano – una frazione di Bergamo – con suo padre. Nonostante la brutta esperienza vissuta in Siria, non ha mai perso il desiderio di aiutare gli altri. Greta invece prosegue gli studi in scienze infermieristiche. Le due ragazze hanno mantenuto i contatti ma non sono mai tornate in Medio Oriente, optando per un progetto che possa aiutare a distanza i siriani rimasti vittime della guerra. TPI ricorda le critiche che le giovani avevano ricevuto al loro rientro in Italia: c’era chi sosteneva che fossero andate in Siria a divertirsi; chi aveva criticato le loro espressioni “rilassate” nei video diffusi dai terroristi per minacciare il governo italiano. Le due ragazze hanno seguito un percorso psicologico per superare il trauma della loro disavventura avvenuta in Siria. In questi anni hanno scelto il silenzio, lasciando che le polemiche si estinguessero  con il tempo. Ma la vicenda di Silvia ha riaperto ricordi e ferite.

Fonte: Repubblica, TPI, Il Corriere della Sera

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