Coronavirus, le terapie intensive respirano. “Chiudere di nuovo tutto sarebbe un disastro”

Il primario dell’Ospedale Sacco, Massimo Galli, lancia l’allarme: una eventuale nuova chiusura significherebbe un danno incalcolabile per l’Italia. E chiede che venga fatta chiarezza sulle indicazioni del Governo per la fase 2. 

Il bollettino della Protezione Civile di oggi ci informa che i contagi continuano a calare. Rispetto a ieri registriamo, infatti, -1663 positivi che scendono a 87.961. Nelle ultime ventiquattro ore registriamo + 243 deceduti che salgono a 30.201. In rialzo anche i guariti che salgono di 2747 unità e raggiungono quota 99.023. Continuano a diminuire le persone ricoverate che scendono a 14.636, -538 da ieri. Migliora costantemente anche la situazione delle terapie intensive: – 143 nelle ultime ventiquattro ore, per un totale di 1168. Da ieri sono stati eseguiti 63.775 nuovi tamponi per un totale di 2.445.063.
Ad oggi il totale dei casi in Italia è 217.185, + 1327 da ieri.

 

Ma nonostante la curva dei contagi continui a decrescere c’è chi preferisce mantenersi cauto e invita a mantenere la massima prudenza. In prima linea troviamo il professor Massimo Galli, Primario del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. Galli ha parlato della fase 2 cominciata il 4 maggio, condividendo le preoccupazioni espresse da altri esimi suoi colleghi. Come spiega Fanpage, l’infettivologo ha ribadito che fase 2 non significa certo che sia avvenuto un cambiamento sostanziale nell’emergenza sanitaria, che sia possibile cioè tornare alla quotidianità pre-quarantena. Fino all’arrivo del vaccino sarà impossibile riprendere la nostra vecchia vita, nè bisogna rilassarsi, abbassare la guardia e la difesa. Spiega Galli: “Dobbiamo riuscire a convivere con questa realtà, altrimenti rimrremo bloccati in una situazione economicamente disastrosa in cui non si riesce a far ripartire nulla. Attenzione che, se si riparte e non si sta attenti e si dovesse richiudere, sarebbe veramente il disastro”. 

In questo momento la priorità sono i nuovi contagiati, coloro che hanno contratto il virus nella fase avanzata del lockdown, che si sono infettati in casa, perchè avevano un contagiato in famiglia. Oppure coloro che hanno contratto il Covid 19 in ospedale, oppure nelle RSA. Finanche persone che sono state infettate prima della quarantena, che non guariscono da tantissimi giorni pur in mancanza di sintomi. Il professor Galli è preoccupato dal fatto che i dati in discesa possano tranquillizzare oltremodo i cittadini. Infatti  basta solo un nuovo piccolo focolaio a far riaccendere il pericolo. Conclude Galli: “L’emergenza non è affatto finita, si sta cominciando a vedere la luce perché ci sono stati i provvedimenti di distanziamento sociale. Tutti fuori senza le debite precauzioni vorrebbe dire cercare guai”. 

Nei giorni scorsi, l’infettivologo – ospite di “L’aria che tira” su La7 – aveva  chiesto al Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di rendere più chiare le indicazioni da dare ai cittadini. Per Galli – spiega il Fatto Quotidiano – troppa confusione è stata creata sia per gli spostamenti sia nelle misure di prevenzione. Ha sostenuto il Primario del Sacco: “Fase due? È un grande problema, stiamo ancora in uno stato confusionale, nel senso che le indicazioni date non credo che siano facili da recepire e da applicare allo stato attuale dei fatti”. E ancora: “Sono francamente preoccupato dal fatto che ci sia questa quasi smania legittima di ripresa delle attività, senza che, tuttavia, siano definite con chiarezza delle gerarchie di importanza e di necessità”.

 

Fonte: Fanpage, Il Fatto Quotidiano, La7, Protezione Civile

 

 

 

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