Libertà di uscire, la parola “congiunti” non piace a nessuno. E il premier Conte è corso ai ripari

Chi sono i “congiunti” che dalla prossima settimana sarà possibile andare a visitare, indossando la mascherina e mantenendo la distanza di almeno un metro? Palazzo Chigi precisa e spegne le polemiche. 

Cirinnà Palazzo Chigi - Leggilo

Si è spenta la polemica sui “congiunti“, quelli che dal 4 maggio possono rivedersi, secondo il nuovo Dpcm annunciato ieri da Giuseppe Conte. Da Palazzo Chigi arrivano infatti precisazioni sulla definizione, che aveva lasciato non poche perplessità, alimentando polemiche proprio su quel termine che nel giro di poche ore è risultato il più cercato sul web. “Per congiunti si intendono parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”, si legge su Repubblica. Dunque, dal 4 maggio si potranno visitare non solo genitori, figli, nonni, nipoti e consanguinei o persone a cui si è legati giuridicamente, ma anche qualsiasi persona alla quale si sia legati da una relazione affettiva stabile.

La lettura dell’articolo 1 del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che entrerà in vigore il 4 maggio per altre due settimane aveva subito sollevato alcuni interrogativi, specie sul permesso di “spostamenti per incontrare congiunti, purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie”. Fino a che grado di parentela si può estendere il termine? Genitori, i figli, le sorelle, i fratelli? Quindi i familiari di primo grado? O anche nonni, nipoti, zii, cugini? L’interpretazione del governo ha ora dato una prima risposta, ma si attende nei prossimi giorni verrà emessa una circolare in cui si cercherà di rispondere alle numerose domande degli utenti.

In particolare, le perplessità maggiori sono arrivate da conviventi, fidanzati, non legati da alcuna unione civile etero o omosessuale. “Chi è lo Stato per decidere se andare a trovare un cugino e non la fidanzata? Queste norme sono incomprensibili”, ha detto il leader di Italia Viva Matteo Renzi a TGcom24.  Non condivido la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto della pluralità delle esperienze e degli affetti“, ha invece detto la senatrice del PD, Monica Cirinnà, chiarendo che esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue, e relazioni che attraversano i confini delle Regioni, riferendosi alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, “ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto”, scrive Ansa.

La definizione di “congiunti”, si riferisce infatti esclusivamente  alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, e rappresenta secondo gli attivisti un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti. Secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commenta le ultime disposizioni sulla ‘fase 2’, è giusta la prudenza con cui ci sia avvia al superamento del lockdown della fase 1, ma alcune disposizioni “lasciano sconcertati“. Il riferimento ai congiunti, infatti, “taglia fuori ciò che lo Stato non vede o non riconosce, come ad esempio i genitori sociali non ancora riconosciuti all’interno delle famiglie omogenitoriali o le relazioni elettive che in alcuni casi sostituiscono addirittura quelle determinate dai legami biologici”. Arcigay ha rivendicato una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis le persone lgbt. Della stessa idea l’avvocato e attivista Cathy La Torre, che ha fatto appello a Giuseppe Conte.

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