Crisi pandemica, solo parole: l’Europa prende tempo e l’Italia rischia di affondare

Il premier Conte non riesce a riaprire la partita sugli Eurobond e non ha potuto chiudere al Mes. Una della ragioni è stato il defilarsi di Spagna e Grecia dal fronte comune per contrastare i Paesi del Nord. Un premier isolato, dunque, che ha potuto a tratti contare solo sul sostegno della Francia.

 

Von Der Leyen, ricorda l’Ansa, aveva lanciato un monito: “L’UE ora deve presentare una scusa sentita all’Italia, e lo fa. Ma le scuse valgono solo se si cambia comportamento”. E ancora: “La pandemia è simmetrica, ma la ripresa non lo sarà, perché lo shock economico di alcune regioni sarà maggiore di quello di altre, perciò la coesione e la convergenza saranno ancora più importanti del passato”. Tutte questi propositi erano sul tavolo dei leader dei 27 Paesi nella riunione odierna, ma le insidie sono dietro l’angolo. .

Ed è un’Europa ancora spezzata e indecisa quella emersa dalla riunione del Consiglio Europeo, Il vertice odierno ha chiarito come la proposta del Governo italiano, quella della creazione di un debito comune europeo, e quelle di Germania e Olanda, riluttanti ad accollarsi i debiti degli altri Paesi, sembrano di difficile conciliazione. Al termine della riunione nella quale i leader hanno deciso di non decidere, incaricando  la Commissione europea di presentare entro il 6 maggio una proposta sul Recovery Fund legato al bilancio Ue per i prossimi sette anni. Angela Merkel ha espresso disaccordo su come finanziare il fondo “se con sussidi o prestiti. Questo – ha sottolineato la cancelliera tedesca – significa per la Germania che noi dobbiamo essere disponibili a contributi di bilancio più alti di quanto avevamo messo in conto nell’ultima trattativa”. Il problema, al momento, è che il prossimo bilancio è ancora in fase di negoziato e qualora filasse tutto liscio sarebbe operativo dal gennaio 2021. Per ovviarvi sono allo studio “soluzioni ponte” proprio per evitare che i tempi si allunghino. Tuttavia il premier olandese Mark Rutte ha mostrato qualche perplessità: “è difficile capire perché servano altri soldi prima della fine di quest’anno” ha detto.

Nonostante un percorso ancora tutto da delineare il premier Giuseppe Conte ha commentato: “27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno”. Resta ancora da stabilire il contenuto e l’operatività del fondo, compito che spetta ad Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, la quale dovrà delineare e caratteristiche, le finalità, il finanziamento e le dimensioni del Fondo. E su gran parte di questi punti le posizioni dei governi restano distanti. Per il premier Conte la dotazione del fondo dovrebbe essere di 1.500 miliardi e fornire agli stati non solo prestiti ma anche finanziamenti a fondo perduto. Il presidente francese, Emmanuel Macron ammette che ci sono disaccordi: “Servono trasferimenti di risorse verso i Paesi Ue più colpiti da questa crisi, non dei prestiti”. Sul punto la posizione francese si salda con quella italiana e spagnola. Ma il blocco nord formato da Olanda, Germania, Austria e Svezia resta contrario. Ursula von der Leyen assicura che si cercherà un “equilibrio”. Resta comunque vaga la dimensione finanziaria del Recovery Fund anche se la stessa presidente della Commissione promette che si parla di “migliaia di miliardi e non di miliardi”. Ma anche la cifra è ancora da negoziare. Inoltre non sono ancora sul tavolo i tempi e la durata.

Un Eurogruppo sarà convocato entro le prossime due settimane e i ministri delle Finanze cercheranno di avvicinare le posizioni. Solo allora potremmo iniziare ad ipotizzare quali saranno le reali intenzioni dell’UE nei confronti del nostro Paese. Dopo l’Eurogruppo interverrà ancora una volta la Commissione un nuovo vertice dei leader. L’intesa oggi appare lontana e sarebbe una gran cosa se giungesse prima della data del consiglio ordinario previsto per fine giugno.

Recovery Fund  a parte, si delinea al momento una prima linea di prestiti del Mes agli Stati che ne faranno richiesta – per un valore complessivo di 240 miliardi, a cui aggiungerà il Sure contro la disoccupazione. per 100 miliardi, e al sostegno rappresentato dai prestiti alle imprese garantiti dalla Bei, altri 200 miliardi. Tutti questi strumenti saranno operativi dal primo giugno.

Non si parla più di Eurobond 

Quello che ha sancito il vertice odierno è stata la totale estromissione degli Eurobond dal tavolo delle trattative. E dei segnali, indiretti, erano giunti negli ultimi giorni. Il rendimento dei titoli di Stato dell’Italia a scadenza di dieci anni era risalito di più di sessanta punti negli ultimi venti giorni, passando dal 1,22% del 26 marzo – all’indomani del piano della Banca Centrale Europea di 750 miliardi di euro – all’ 1,88% della giornata di ieri. Un peggioramento più del doppio rispetto agli stessi titoli della Spagna, ha spiegato Il Sole 24 Ore. Una differenza che apparentemente non si spiegava, ipotizzando gli stessi effetti drammatici che la pandemia da Covid-19 ha avuto sui due Paesi, una ipotetica recessione pressochè sugli stessi livelli e un deficit pubblico che sembra addirittura superiore in Spagna. E, inoltre, tutti e due gli Stati sono soggetti alle stesse decisioni europee. Ciò che sembrava influire, per i mercati internazionali, era la politica interna. Anche in Spagna, come in Italia, il Governo di Pedro Sanchez è sostenuto da un’alleanza fragile, ma nella penisola iberica non stava avvenendo nessuno scontro sul Mes come invece è accaduto in Italia.

Il Governo di Madrid è apparso intenzionato a percorrere un’altra strada rispetto all’alleato di Bruxelles di queste settimane. Sanchez si è dimostrato possibilista  sul Fondo, ma senza investimenti imminenti da versare, in modo da rafforzare la solidità del Paese sui mercati, praticamente a costo zero. Come spiega Il Foglio, la mossa di defilarsi della Spagna ha rappresentato un grave smacco: Conte, nel suo ultimo intervento alle Camere, ha dovuto anche parlare proprio della posizione del Governo Sanchez, e spiegare come la proposta italiana si sia indebolita in Europa. La Spagna, d’altro canto, insieme alla Grecia, sta cercando di far superare l’impasse a Bruxelles. Madrid intanto proponeva un fondo Ue da 1.500 miliardi: Uno strumento finanziato con debito permanente e perpetuo da tutti i 27 Paesi Ue che opererebbe come garante di trasferimenti diretti agli Stati in difficoltà”.

Atene, invece, da poco uscita dalle misure severissime della Troika, propone una creazione di una bad bank: l’obiettivo è evitare il collasso degli istituti bancari per assenza di liquidità. Due proposte che vanno oltre gli Eurobond e Recovery Found di cui voleva discutere il Governo italiano, che nella riunione di oggi potrebbe ritrovarsi più isolato del previsto.

Per il nostro Paese, infatti, il discorso è diverso e dipende tantissimo, se non tutto, dalla riunione di oggi del Consiglio Europeo. Il Premier Giuseppe Conte ha voluto giocarsi tutto spingendo su un “Recovery Fund”, da affiancare alle misure già adottate dall’Europa. La tenuta del Governo sembra legata a doppio filo all’introduzione dei cosiddetti Eurobond, a cui potrebbe ad ogni modo seguire la firma di un Mes per l’emergenza sanitaria. Ma la tenuta politica e finanziaria del Governo italiano sembra stia prevalendo nelle intenzioni della Germania, che potrebbe cedere su un qualche piano di “Recovery Plan”.

. Secondo una delle proposte messe sul tavolo di Bruxelles, il piano potrebbe valere almeno di mille miliardi. Si potrebbe prevedere che ogni governo risponda per percentuali pari alla propria quota di prodotto lordo nell’economia dell’area euro di titoli di debito emessi in comune nell’area euro. Per ciò che riguarda i tempi si ipotizza un periodo più lungo, con alcuni Governi caricati di minor obblighi all’inizio. Non saranno dunque i classici Eurobond, ma di come far partire il progetto non ci sono ancora idee. Germania e il Presidente della Commissione UE Ursula Von Der Leyen, vorrebbero agganciarlo al Bilancio UE, ma così facendo i fondi saranno a disposizione soltanto nel 2021 inoltrato. Impensabile, vista la condizione in cui versa l’Europa, ed in particolare il nostro Paese.

 

 

Fonte: Il Sole 24 Ore, Ansa, Il Foglio

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