Coronavirus “Riaperture? Togliamoci questa parola dalla testa per un bel po’”

Mentre arriva l’ultimo bollettino della Protezione civile sull’andamento dei contagi in Italia, Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità, si esprime circa la situazione Coronavirus.

Aumenta, di giorno in giorno sempre più, il disagio creato dalla diffusione ormai veloce e inarrestabile del Covid-19, il virus arrivato in Italia alla fine di Gennaio e che ha portato all’inevitabile e tragica chiusura del paese. Il bollettino odierno della Protezione Civile  parla di 3851 positivi, per un totale di 73880 casi; 756 decessi; mentre sono 646 i guariti nelle ultime 24 ore. E’ passato ormai quasi un mese da che l’Italia è stata dichiarata interamente zona rossa e i cittadini messi in quarantena, a seguito dell’aumento veloce e tragico dei contagiati: ad oggi, sono 92.472 i contagiati e 10.023 i deceduti, 12.384 invece i guariti – come riportato in tempo reale da Fanpage.it.

La chiusura delle scuole e, in successiva decisione, anche di aziende e attività commerciali non di prima categoria, era stata concordata fino al 3 Aprile, giorno in cui si sarebbero decisi gli esiti del paese. La situazione, però, è ben lontana dall’essere vicino alla fine e il cammino sembra ancora lungo, come dichiara anche Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive Istituto Superiore di Sanità, in un’intervista con il Corriere della sera: “Macché riaperture. Dobbiamo toglierci questa parola dalla testa per un bel po’”, dichiara, “Ancora dobbiamo vedere gli effetti chiari delle misure di contenimento e già pensiamo alla vita normale? Non esiste. Il virus non scompare per incanto.

Per vedere dei reali effetti alle misure di contenimento, asserisce il medico, dovremo aspettare quanto meno la fine di Aprile e anche per allora, quando e se vedremo dei miglioramenti, non dovremo ritenerci liberi, ma anzi sarà proprio quello il momento di stringere la cinghia in un ultimo sforzo: “Anche quando vedremo che la diminuzione dei casi è chiara e decisa e che non si tratta di un semplice rallentamento non si potrà dichiarare tana liberi tutti. Guardiamo l’esempio di Wuhan. I casi si sono azzerati definitivamente il 19 marzo eppure stanno programmando la ripresa con estrema prudenza”.

Nel frattempo arrivano i primi indizi sul destino dell’Italia dopo il 3 Aprile: il governo, ascoltato il parere del comitato scientifico, afferma che non ci sono ancora le condizioni per allentare e diminuire le misure di provvedimento (che, nel peggiore dei casi, potrebbero slittare fino al 31 luglio). “E’ ancora presto, realisticamente bisognerà aspettare almeno fine aprile”, afferma il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano, riporta la Stampa. “Non ci sarà un unico picco di casi ma ci saranno presumibilmente vari picchi sul territorio, in tempi diversi. Dunque l’arma più efficace per ora restano l’isolamento e le misure restrittive.”

Sono decisioni difficili per il paese, ma ancora di più per gli Italiani che, obbligati a restare a casa, si trovano costretti a reclamare un aiuto, impossibilitati a fare la spesa in mancanza del lavoro. “Siamo rimasti senza cibo in casa, siamo senza soldi. Come facciamo a vivere?“ è la dichiarazione, in un video su facebook, di un cittadino di Bari (il Messaggero). Subito, arriva la risposta la risposta del Premier Conte, che annuncia lo stanziamento di 4,3 miliardi per i comuni e 400 milioni per i cittadini in difficoltà. “Lo Stato c’è. Sappiamo che ci sono tante persone che soffrono, c’è chi addirittura ha difficoltà a comprare generi alimentari.” Sono tempi duri per l’Italia ma da cui tutti hanno la certezza che saprà risollevarsi, nel frattempo si ripetono ogni giorno le raccomandazioni tra i vari comuni che esortano le persone a rimanere a casa, per il loro benessere ma anche per quello degli altri.

Simona Contaldi

Fonti: Il Messagero, la Stampa, Corriere della sera

 

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