Coronavirus, 889 morti, 3651 contagi in un giorno: “Nessuno di noi sa quando finirà”

I dati della Protezione Civile riferiti a quanto accaduto nelle ultime 24 ore: 3651 contagiati e 889 decessi. Intanto il Vice Ministro della Salute, risultato positivo qualche giorno fa, chiede l’aumento dei tamponi per le aree a rischio. Ma avverte che al momento non è possibile teorizzare in periodo di calo dell’epidemia. 

Come ogni pomeriggio, arriva l’ultimo bollettino della Protezione civile. Angelo Borrelli, tornato operativo, ha riferito che nella giornata di oggi sono stati registrati 3651 nuovi contagi, per un totale di 70065 positivi. I guariti sono stati 1434, per un totale di 12348 casi. Ancora alto il numero dei decessi, incrementati oggi di 889 casi rispetto a ieri

Pierpaolo Sileri, Vice Ministro della Salute eletto nel Movimento 5 Stelle, in una lunga intervista rilasciata a Radio24 cerca di fare il punto della situazione, a più di un mese dallo scoppio dell’epidemia nel nostro Paese. Come spiega Adnkronos, Sileri ha voluto chiarire che, nonostante i numeri di questi giorni certifichino un leggero calo dei contagi, non è possibile al momento nè parlare di periodo di picco nè, conseguentemente, dell’alleggerimento delle misure di isolamento previste dal Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Spiega il Vice Ministro: “Sarà un’uscita graduale. La verità è che nessuno di noi sa qual è la data della fine di questa situazione”. 

In queste ore si dibatte aspramente sull’utilizzo dei tamponi e dei test a tappeto, richiesti a gran voce specie dalle Regioni più colpite dall’epidemia come Lombardia e Veneto. Il problema, spiega Sileri, sono i tempi e i luoghi attrezzati per le verifiche dei tamponi stessi. Il Vice Ministro sembra condividere le preoccupazioni dei Governatori Attilio Fontana e Luca Zaia, e chiede all’Istituto Superiore della Sanità di autorizzare altri centri di laboratorio del Paese, dalle Università ai presidi ospedalieri, al controllo dei test. Servono, aggiunge Sileri, test anche per gli asintomatici, per individuarli, questo almeno nelle aree più a rischio del Paese. Continua il Vice del Dicastero della Salute: “Serve un uso maggiore dei tamponi, non a tappeto ma intelligente. Io resto basito quando sento che i tamponi devono muoversi dall’Italia per essere certificati dall’ISS”. E continua: “Facciamo in modo che l’istituto autorizzi anche laboratori periferici ed evitiamo così anche spreco di denaro. Questa cosa l’ho già detta più di una volta”.

Sileri mette in guardia da possibili reazioni ottimistiche dinanzi alla diminuzione giornalieri dei contagi, trend che si sta verificando da qualche giorno: “Il problema però sarà successivo, quando potremo avere dei casi di rientro. Avremo dei focolai sparsi in Italia e lì sarà necessario anche il controllo tecnologico per perimetrare le azioni di contenimento”. Infine Sileri, che è un medico chirurgo, ha parlato della sua esperienza: il Vice Ministro è infatti risultato positivo alcune settimane fa. Ad oggi sta bene, e dopo due tamponi negativi, attende l’esito del terzo, che potrebbe sancire la sua definitiva guarigione dal Covid-19. Sileri ha confermato anch’egli che tra i sintomi manifestatisi, c’è la perdita del gusto e dell’olfatto: “Bruciore agli occhi e ho perso il sapore del caffè, non lo sentivo più. Poi è arrivata la febbre e dopo il primo giorno e mezzo di febbre è arrivata la tosse che è passata dopo la febbre. Ora, è rimasta la completa perdita di gusto e olfatto”.

Come spiega Repubblica, la comunità scientifica internazionale segue con molta attenzione i dati forniti dai presidi sanitari impegnati in prima linea nell’emergenza Covid-19 che segnano l’anosmia, ovvero la perdita dell’olfatto, e ageusia, ovvero la perdita del gusto, tra i sintomi dell’infezione. Come spiega Claire Hopkins, Presidente della British Rhinological Society, che si sta occupando dei dati dei pazienti affetti da Covid-19: “Vogliamo creare la consapevolezza che l’anosmia e la ageusia siano segni dell’infezione e chiunque sviluppi la perdita dell’olfatto dovrebbe auto-isolarsi”. E ancora: “Ciò potrebbe contribuire a rallentare la trasmissione del virus e salvare vite”. Questi classici sintomi potrebbero innanzitutto far scattare il campanello d’allarme nelle persone che non vengono sottoposte al test perchè, magari, non manifestano i più classici sintomi come febbre e difficoltà respiratorie (e dunque aiuterebbe l’individuazione degli asintomatici).

In secondo luogo potrebbe segnare la differenza, e quindi l’individuazione, tra la comune influenza e l’infezione da Covid-19. La conferma arriva anche dal nostro Paese, dove Marco Metra, della UOC Cardiologia degli Spedali Civili di Brescia, ha dichiarato: “Quando fai domande sul coniuge di un paziente, la risposta è mia moglie ha appena perso il senso dell’olfatto e del gusto ma per il resto sta bene. Ciò significa che è probabilmente positiva e che può trasmettere il virus a sua volta”. Anche in Corea del Sud, le Autorità Sanitarie hanno stimato in una cifra vicino al 30% i pazienti positivi che mostrano sintomi come anosmia e ageusia. Sono, tranquillizzano i medici, perdite temporanee, che svaniscono nel giro di qualche settimane, che possono dunque protrarsi anche dopo l’avvenuta guarigione del paziente.

 

Fonte: Adnkronos, Repubblica

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